venerdì 21 dicembre 2018

La Stampa 21.12.18
L’anima romantica
di Mattia Feltri


Era da un po’ che si rifletteva su quale fosse la fonte d’ispirazione della palingenetica legge Spazzacorrotti, e infine ecco l’illuminazione. A parte il solito inasprimento delle pene (il 6 novembre 1929 il Comitato centrale dei commissari del popolo sovietico vietò per qualsiasi reato di comminare pene inferiori a un anno), per i corrotti - e basta che siano semplicemente indagati - è confermato il sequestro preventivo di beni e soldi («Le finezze giuridiche non occorrono perché non occorre chiarire se l’imputato sia colpevole o innocente: il concetto di colpevolezza, vecchio concetto borghese, è stato adesso sradicato», Nikolaj Krylenko, Commissario del popolo durante le purghe staliniane). I beni sequestrati al presunto corrotto possono rimanere sotto sequestro anche in caso di amnistia o assoluzione non ancora definitiva (articolo 58-6 del codice penale sovietico, comma SS, sospetto spionaggio, o comma SPN, spionaggio non provato, da sanzionare col massimo della pena). Il famoso Daspo, cioè l’esclusione a vita dagli affari pubblici, può rimanere anche in caso di amnistia o assoluzione non definitiva («Noi ci difendiamo non solo dal passato, ma anche dal futuro», Andrej Višinskij, procuratore generale dell’Urss durante le purghe staliniane). Infine non sarà punibile chi decida di denunciare i complici («Io ho denunziato trentacinque persone, tutti i miei conoscenti: lo consiglio anche a lei, faccia più nomi che le sia possibile», un compagno di cella alla Lubjanka di Aleksàndr Solženicyn). A furia di dargli dei fascisti, abbiamo trascurato quella romantica vena stalinista.