La Stampa 20.12.18
La tragedia degli ebrei scacciati dal Medio Oriente
di Elena Loewenthal
Fu
un esodo massiccio e terribilmente traumatico, ma sino a qualche anno
fa se ne è parlato poco o nulla. Da qualche tempo se ne celebra in
Israele la memoria alla fine di Novembre, e cioè all’indomani di quella
risoluzione Onu che il 29 Novembre del 1947 sancisce la spartizione
della regione in due stati palestinesi: uno per gli ebrei e l’altro per
gli arabi. Fu allora che cominciò il dramma degli ebrei dei paesi arabi
che, vuoi alla spicciolata vuoi in massa, furono costretti a lasciare le
proprie cose e non di rado una storia millenaria, in nome del conflitto
arabo israeliano. Da quel momento, infatti, gli ebrei, per secoli e
millenni variamente integrati nell’universo islamico, divennero i
«nemici» per antonomasia.
Ne parla ora Vittorio Robiati Bendaud
nel suo La stella e la mezzaluna. Breve storia degli ebrei nei domini
dell’Islam. (Con una nota introduttiva di Antonia Arslan) (Guerini, pp.
239, € 18,50), che ripercorre quasi due millenni di storia e un
vastissimo universo geografico. Circa ottocentocinquantamila ebrei
subirono questa storia, in un progressivo inasprirsi delle condizioni di
vita, nella privazione dei diritti, nella cacciata vera e propria. Che
in moltissimi casi pose fine a una lunga storia di integrazione. A volte
conflittuale, ma con una lunga linea di continuità che traccia anche i
fondamenti del pensiero ebraico «classico», formatosi sotto l’Islam.
A
Baghdad negli anni Trenta un cittadino su quattro era ebreo, e gli
ebrei iracheni rivendicavano un’ascendenza che risaliva al primo esilio
di Babilonia. Erano bene integrati in tutti i tessuti sociali, nelle
professioni, nella vita economica e culturale del paese. Avevano per
lingua madre un arab
o quasi classico, screziato qua e là di
termini ebraici. Si definivano con orgoglio «ebrei arabi». Poi nel 1941,
in nome di una vaga adesione del regime ai principi del nazismo, ci fu
il farhud, un primo pogrom. Dopo questa prima ondata di violenze che
costò la vita a decine di persone, cominciò una serie di vessazioni, di
velate minacce, di espulsioni dal tessuto sociale e professionale del
paese. Dal 1948 iniziarono le confische dei beni ebraici. Oggi in Iraq,
così come in gran parte dei paesi islamici, di comunità non ce ne sono
quasi più.
Robiati Bendaud affronta questa storia a tutto tondo
passando da Cordoba a Damasco, dall’Algeria all’Egitto, perché in fondo
queste sono tante storie quante sono le comunità che dovettero lasciarsi
tutto alle spalle e ricominciare daccapo, in Israele e in tanti altri
luoghi del mondo, coltivando una memoria sommessa del dramma vissuto che
solo in questi ultimi anni sta venendo alla luce.