La Stampa 18.12.18
La rabbia dell’Europa scende in piazza
Da Parigi a Budapest decine di migliaia di cittadini protestano contro i rispettivi governi: sul tavolo diritti e salari
La battaglia dei gilet gialli contro Macron e il carovita
di Marco Bresolin
È
partito tutto da un video su Facebook della signora Jacline Mouraud,
un’automobilista bretone di 51 che si è scagliata contro le imposte sul
carburante. Da quel video pubblicato a metà ottobre, nel giro di due
mesi, la Francia è stata sconvolta dal movimento dei Gilet Gialli. Dai
blocchi alle rotatorie di provincia, la rabbia è arrivata fino agli
Champs Elysées di Parigi. A partire dal 17 di novembre (290 mila persone
in piazza in tutto il Paese) si sono dati appuntamento ogni sabato, per
cinque grandi manifestazioni. Il bilancio è drammatico: sei morti,
1.400 feriti e centinaia di arresti. Una bomba sociale esplosa sotto la
sedia di Emmanuel Macron, costretto ad annunciare una serie di misure
per venire incontro alle richieste dei manifestanti, spesso infiltrati
dai «casseurs» di professione che hanno messo a ferro e fuoco le strade
della capitale. Il 10 dicembre Macron ha promesso un aumento di 100 euro
del salario minimo, ma anche la detassazione degli straordinari. La
rabbia però non si è placata, anche se l’ultima manifestazione (sabato
15, a pochi giorni dall’attentato di Strasburgo) ha visto «solo» 66 mila
persone in piazza.
I Gilet Gialli hanno sconfinato anche in
Belgio, soprattutto tra la comunità francofona, scatenando diversi
incidenti a Bruxelles. Non sono rimasti a guardare i fiamminghi: due
giorni fa i movimenti di estrema destra hanno dato vita a scontri con la
polizia nel quartiere europeo. A scatenare la loro rabbia è stata la
decisione del governo belga di firmare il Global Compact
sull’immigrazione.