La Stampa 18.12.18
Bimbi migranti al confine Usa identificati con un timbro
di Francesco Semprini
Ha
sollevato un’ondata di profonda indignazione la vicenda dei bambini
migranti provenienti dall’America Centrale e marchiati sulla pelle dagli
agenti di frontiera del Messico. Un metodo utilizzato per schedare i
minori che insieme con le famiglie tentano di attraversare il confine
verso gli Stati Uniti passando per la Ciudad Juárez, ai quali viene
contestualmente chiesto di riempire formulari con le loro generalità.
Sono
così diventate immediatamente virali le immagini diffuse dalla rete
Msnbc dei giovanissimi migranti al confine tra Messico e Stati Uniti che
alzano le maniche di maglie e giubbotti per mostrare il marchio
effettuato con un pennarello scuro. Scene rilanciate dai media di tutto
il mondo, che riportano alla mente quelle dei campi di concentramento
nazisti tanto da scatenare la protesta della stampa israeliana, a
partire da Haaretz e Jerusalem Post. Sebbene si tratti di una pratica
attuata dai funzionari messicani, la vicenda ha riaperto le polemiche
trattamento delle persone alla frontiera meridionale degli Usa e la
linea dura sull’immigrazione dettata dal presidente Donald Trump sono
tornati negli ultimi giorni al centro del dibattito, dopo la tragica
morte di Jakeline Caal.
La piccola morta
La bimba di sette
anni del Guatemala è deceduta poco dopo essere stata fermata dalla
polizia di frontiera nel deserto del New Mexico dopo aver attraversato
il confine con il padre, e faceva parte di un gruppo di 163 migranti
presi in custodia dagli agenti del Us Customs and Border Protection
(Cbp). Circa otto ore dopo essere stata fermata, a Jackeline è venuta la
febbre a 40 e ha iniziato ad avere convulsioni: è deceduta per arresto
cardiaco a meno di 24 ore dal trasporto in elicottero al Providence
Children’s Hospital di El Paso, in Texas.
Secondo le autorità
americane la minore era disidratata e non mangiava da giorni, ma il
padre della bimba, Nery Caal, attraverso un portavoce, ha raccontato una
versione diversa, spiegando che Jackeline aveva mangiato e bevuto acqua
potabile durante gli oltre 3200 chilometri di viaggio percorsi dal
centro del Guatemala e poi attraverso il Messico prima di essere
arrestata il 6 dicembre con altri 162 migranti al confine col New
Mexico. La famiglia chiede adesso un’indagine «obiettiva e completa» per
accertare se le autorità Usa hanno rispettato gli standard previsti per
la detenzione dei minori. L’autopsia chiarirà le cause del decesso, nel
frattempo i primi esami hanno rivelato un gonfiore al cervello e una
insufficienza epatica.