venerdì 14 dicembre 2018

La Stampa 14.12.18
«Dormire. Sognare. Guarire. Fantascienza? Niente affatto»
I sogni, un’opportunita’à per risanare la nostra vita
di Roselina Salemi


Dormire. Sognare. Guarire. Fantascienza? Niente affatto. Claire Johnson, dirigente dell’Association for the Study of Dreams, sostiene che possiamo usare i nostri film notturni per curarci. Come? Con il sogno lucido. Sogniamo e sappiamo di sognare (qualche volta succede, anche senza volerlo). Con un po’ di esercizio possiamo vivere sensazioni piacevoli o «pilotare» i sogni. In media si fanno sei sogni per notte, oltre 2000 l’anno, cioè 2000 opportunità di risanare la nostra vita. D’altronde gli studiosi calcolano che passiamo sei anni sognando. Chissà quante esperienze entusiasmanti dimentichiamo…
L’esistenza dei «sogni lucidi» è stata dimostrata nel 1975 dallo psicologo inglese Keith Earne, ma solo da poco la tecnologia sta lavorando per produrli sotto controllo. Nel 2014 Ursula Voss ha scoperto che è possibile innescare sogni lucidi in laboratorio applicando una corrente di 40 hertz a un volontario appena entrato nel sonno Rem (difficile ripetere in casa l’esperimento). Esistono già mascherine e app per cellulari come «Sogni» (per iPhone e iPad) tradotta in otto lingue e scaricata da quasi 60.000 persone, ma la Johnson propone 50 classici esercizi per usare concretamente i film interiori. Diventare «onironauti» può migliorare la creatività, aiutare a elaborare il dolore, potenziare la mindfulness, far pace con il proprio passato, persino capire che tipo di relazione abbiamo con mariti, mogli, fidanzati, ex. Si possono avere informazioni sulla salute: in uno studio del 2015 il radiologo americano Larry Burke ha notato che il 94 % dei sogni premonitori trasmetteva un senso di urgenza, l’83 % era più realistico e intenso del solito, il 72 % emanava un segno di minaccia, il 44 % conteneva la parola «cancro» o «tumore ». Evidentemente la mente inconscia coglie segnali impercettibili che indicano un problema e i sogni li trasformano in immagini simboliche.
Quanto alla creatività, non è un mistero che Stephen King abbia sognato le storie dei suoi romanzi, come Paul McCartney alcune delle sue canzoni. L’artista Epic Dewfall, appena cominciava a sognare lucidamente, entrava in una galleria d’arte e si piazzava davanti all’immagine che gli piaceva di più. Poi si svegliava e la disegnava. I sogni si possono usare anche per attenuare l’angoscia (i depressi sognano di più perché hanno parecchia spazzatura emotiva da eliminare): il segreto è raccontarli.
E gli incubi? Mai sottovalutarli. Portano a galla i problemi rimossi, gli aspetti del carattere che abbiamo negato. Possiamo accogliere il messaggio e modificarlo nel sogno: quando ci rendiamo conto che l’esperienza non è reale, riscriviamola cambiando il finale, come se fosse una sceneggiatura. E avremo esorcizzato i nostri personali Freddy Kruger.