il manifesto 5.12.18
Spagna, lo sconquasso a sinistra del voto andaluso
Spagna.
A conquistare il Sud sono le destre peggiori. Si incrina così la
positiva diversità spagnola, che sembrava esente dall’onda nera che sta
sommergendo l’Europa
di Massimo Serafini
Inumeri
parlano chiaro e inquietano. In Andalusia hanno vinto le destre e perso
tutte le sinistre, dal Psoe a Unidos-Podemos. La percezione della
gravità e pericolosità del voto andaluso, la rendono bene le decine di
migliaia di persone che sono scese in strada.
Che si sono
riversate, spontaneamente, a protestare per le strade di Granada, Malaga
e Siviglia. Richiamano alla mente le manifestazioni nelle città
americane dopo la vittoria di Trump. Stesso stupore, incredulità e paura
per il voto di domenica nella ex-roccaforte socialista spagnola, che
potrebbe aprire un varco ai peggiori scenari, non escluso la tenuta
dell’assetto democratico dell’intero paese.
DI SICURO incrina la
positiva diversità spagnola, che sembrava esente dall’onda nera che sta
sommergendo l’Europa. A conquistare il sud della Spagna sono le destre
peggiori, quelle razziste del ’prima gli spagnoli’, quelle che odiano le
femministe e vogliono le donne a casa e gli stupratori in libertà, le
destre che odiano gli ambientalisti e negano il cambio climatico, le
destre nostalgiche di Franco e di chi, come lui, aveva saputo
“risolvere” la questione territoriale spagnola e in particolare quella
Catalana. Fare distinzioni pensando che esista una destra democratica e
costituzionalista, ovviamente recuperabile e una neo-franchista da
combattere, è un errore. Se è vero, come da più parti si scrive, che
gran parte dell’astensione viene da sinistra, non si può però ignorare
che a mobilitare il voto a destra, a spingere quell’elettorato ad andare
ai seggi, sono stati i toni e i contenuti di Vox e non di Ciudadanos e
Pp. Non a caso ora stanno negoziando per poter governare insieme
l’Andalusia.
NON SI PUÒ in altre parole pensare che lo sconquasso
andaluso dipenda dal fatto che a confrontarsi con le destre c’era il
peggior partito socialista di Spagna, intriso di corruzione, guidato
dalla Diaz, la principale antagonista di Sánchez, contraria al rapporto
con Podemos e sostenitrice delle larghe intese. Né è sufficiente a
spiegare un esito tanto disastroso il fatto che al voto ci si è arrivati
con in una regione con il record di disoccupazione, di persone a
rischio di povertà, con la peggiore spesa sanitaria per abitante di
tutta la Spagna e con un bilancio ambientale e di inquinamento
terrificante. Questo spiega solo una parte della verità, ma non
chiarisce come mai Adelante Andalusia, la confluenza con cui Podemos e
Izquierda Unida si sono presentate in Andalusia, non abbia raccolto,
nonostante una campagna elettorale fortemente antagonista e chiusa a
ogni rapporto con il PSOE della Diaz, nessuno dei 400mila voti
socialisti, che invece hanno preferito l’astensione.
IL VOTO di
domenica può travolgere il fragile equilibrio che permette a Sánchez di
governare. Ne svela infatti le difficoltà. Quelle di dare un senso
compiuto al suo rapporto con Unidos-Podemos, alleanza sottoposta ad un
continuo fuoco amico per tenerlo il più lontano possibile dalla
esperienza di governo e impedire soprattutto che Sánchez lo riconosca
come la forza indispensabile per cambiare il paese.
LO STESSO
patto sul bilancio solennemente sottoscritto, che distribuisce giustizia
sociale a una popolazione in sofferenza da anni, se resta sulla carta e
non si trasforma in misure concrete che facciano percepire al paese che
il cambiamento è in atto, non è pensabile che produca quello
spostamento dei rapporti di forza necessario per conquistare stabilmente
la Spagna alle prossime elezioni. Ha pesato l’incertezza con cui si è
provato di consolidare la maggioranza per approvare il bilancio.
È
MANCATO, pur giustificato dall’intransigenza delle forze
indipendentiste catalane, un impegno ad offrire un percorso credibile
che riportasse alla politica e non alla giustizia il compito di
risolvere la questione territoriale. Una scelta che non solo non ha
evitato l’accusa delle destre di dialogare con i golpisti e quindi di
spaccare la Spagna, ma non ha neppure inciso sulle divisioni del fronte
indipendentista assediato dalle manifestazioni di protesta per i tagli
selvaggi allo stato sociale, prodotte dal governo indipendentista e a
cui il bilancio dello stato dava risposte concrete.
È DEL TUTTO
evidente che la pressione delle destre nelle prossime settimane cercherà
di far precipitare gli equilibri e portare il paese alle elezioni.
Pensare di evitarle, mantenendo le ambiguità e le incertezze,
soprattutto ridimensionando la portata degli obiettivi di cambiamento,
condannerebbe ad una sconfitta certa.
È augurabile quindi che
l’appello lanciato da Unidos-Podemos di avanzare proposte per riunire e
consolidare la maggioranza, necessaria ad approvare il bilancio, venga
raccolto da Sánchez. Rilanciare il progetto di cambiamento, offrendogli
soprattutto gambe per camminare è l’unica risposta in grado di
contrastare l’onda nera che si è abbattuta sull’Andalusia.