il manifesto 22.12.18
Sinistra, non ci serve un Marx minimalista
Sinistra. di studi su Marx, hanno riproposto la discussione su teoria critica e politica
di Fabio Vander
A
proposito di Marx. Alcuni interventi sul Manifesto, prendendo spunto
dalla recente ripresa di studi su Marx, hanno riproposto la discussione
su teoria critica e politica. Rossana Rossanda è tornata sul problema
del “soggetto ‘rivoluzionario’”, oggi che la classe operaia
tradizionalmente intesa pare non più centrale nel processo produttivo
come una volta.
Paolo Favilli ha giustamente invitato a non
indulgere nelle teoriche, quelle sì superate oltre che esiziali,
dell’autonomia del Politico, perché comunque ancora oggi la
“soggettività” si definisce a partire dalla “collocazione
economico-sociale”. In altre parole anche nel tempo della
globalizzazione “le ragioni dell’opposizione tra capitale e forza lavoro
hanno le loro radici all’interno del rapporto di produzione”. Critica
politica e critica del capitalismo continuano a presupporsi. E il
problema della soggettività politica della sinistra va ripensato a
partire da qui.
Vero questo, però non capisco perché Favilli
sostenga che “non esiste un sistema di Marx”, deducendolo dal fatto che
il Capitale è uno studio “non-finito”.
Marx non lo finì perché
morì prima di terminarlo (tanto che i libri secondo e terzo, incompiuti,
furono pubblicati da Engels e Kautsky), ma l’impianto dell’opera è
radicalmente sistematico. Favilli parla di “un ‘non finito’
strutturalmente necessario”, ma è proprio questa necessità strutturale
il sistema. Sistema del divenire sociale e quindi politico. Marx era
troppo allievo di Hegel per non sapere che secondo la Fenomenologia “la
verità si realizza solo come sistema”.
Di un Marx ‘minimalista’ non abbiamo bisogno. Oggi meno che mai.