il manifesto 22.12.18
Un’altra grana per il governo: lo sciopero dei medici il 25 gennaio 2019
Legge
di bilancio. La ministra della Salute Giulia Grillo annuncia un
miliardo di euro al servizio sanitario. I sindacati: «È quello di
Gentiloni, ne servono altri due»
di Madi Ferrucci
I
sindacati dei medici annunciano un altro sciopero per il 25 gennaio
2019, dopo quello del 23 novembre scorso. I camici bianchi protestano
contro il governo gialloverde che non ha risposto alle richiesta di
aumento dei fondi destinati al servizio sanitario nazionale nella legge
di bilancio. Risorse ritenute essenziali per il rinnovo del contratto
nazionale dei medici e dei dirigenti sanitari, fermo da dieci anni, e
per rimuovere il blocco della spesa ferma al 2004 per il personale
sanitario. Tale blocco è stato inserito nel 2010 da Tremonti insieme al
blocco del turn-over. La terza rivendicazione dello sciopero riguarda le
borse di specializzazione ai medici neolaureati. Le coperture previste
sono solo per 800 borse a fronte delle tremila necessarie.
La
manovra prevede lo stanziamento di un miliardo per il servizio
sanitario, ma questa cifra è in realtà il frutto di una decisione del
precedente governo Gentiloni, che è stata semplicemente stata confermata
dall’attuale esecutivo. Apparentemente quindi si potrebbe pensare che i
finanziamenti alla sanità ci siano, in realtà sottolinea Andrea
Filippi, segretario nazionale di Fp Cgil Medici secondo il quale,
tuttavia, «mancano due miliardi all’appello, gli stessi che il governo
Renzi nel 2015 decise di tagliare nell’ultima notte della legge
finanziaria, il servizio sanitario scenderà di questo passo al 6,5 per
cento del Pil; la soglia limite indicata dall’Organizzazione mondiale
della sanità come valore importante per garantire le cure essenziali ai
cittadini». Per Filippi il rapporto della spesa sanitaria aumenta in
proporzione al Pil. Per questa ragione la sanità ha bisogno di continui
investimenti che nel tempo crescono con l’avanzamento delle tecnologie e
dell’ingegneria biomedica legata allo sviluppo dei farmaci. La
popolazione inoltre sta invecchiando e aumentano anche le patologie
croniche che hanno bisogno di cure costanti. «C’è molta confusione –
aggiunge Andrea Filippi – perché si parla di “reddito di cittadinanza”
ma contemporaneamente si prosegue con una politica neoliberista di
taglio al welfare in coerenza con la Flat Tax».
«Oggi mancano 10
mila medici e l’anno prossimo con i pensionamenti previsti dalla legge
Fornero si prevede di arrivare a 40 mila, ai quali andrebbero aggiunti
quelli della cosiddetta “quota 100” – ricorda il segretario generale del
sindacato Anaao Assomed Carlo Palermo – Senza parlare della carenza di
50 mila dipendenti tra infermieri e operatori sanitari. Se la spesa non
aumenterà e non ci saranno nuove assunzioni, non sarà possibile
garantire un’adeguata copertura del personale per dare accesso alle cure
e mantenere il servizio efficiente».
L’altra rivendicazione dei
medici riguarda il mantenimento dell’esercizio della libera professione
«intramoenia». Questo tipo di prestazione a pagamento per metà finisce
all’azienda sanitaria e per l’altra metà resta al medico. Tuttavia la
categoria che fa concorrenza al servizio pubblico sono in realtà
soprattutto i così detti medici «extramoenia» che svolgono la loro
attività all’esterno in ambulatori e cliniche private. La soluzione
perciò, ribadisce Palermo, è un forte investimento nel servizio
pubblico».