il manifesto 20.12.18
Tagli all’editoria, viaggio nei giornali che Cinque Stelle e Lega vogliono chiudere
Edittoria
(non è un refuso). Il governo Conte all'attacco della libertà di stampa
e del pluralismo in Italia. Parlano i redattori e i direttori di
Metropolis, Latina e Ciociaria oggi, La Voce di Rovigo, tra le 52
testate colpite dalla rappresaglia
di Massimo Franchi
Nei
mesi scorsi e fino addirittura a qualche giorno fa i quotidiani locali
si sentivano sicuri. Dal vicepremier Luigi Di Maio al responsabile
editoria della Lega Alessandro Morelli arrivavano impegni incrollabili:
«Voi non sarete toccati». E invece, a meno di colpi di scena
dell’ultim’ora a cui in pochi credono, anche i giornali locali saranno
colpiti dal taglio al fondo per il pluralismo e la cancellazione dal
2022 dei contributi pubblici.
Il giro d’Italia nei tagli parte dal
Sud, da quella Campania in cui il M5s ha preso oltre il 40 per cento e
continua a lodare esperienze editoriali come Metropolis, quotidiano
cartaceo distribuito nelle province di Napoli e Salerno edito dal 1993,
prima come settimanale, e dal 2003 come quotidiano in doppia edizione,
dalla cooperativa Citypress di Castellamare di Stabia. «Di Maio è stato
da noi in campagna elettorale e i parlamentari qualche settimana fa –
racconta il direttore Raffaele Schettino – I meet up sul territorio
continuano a farci i complimenti ad esempio per come abbiamo denunciato
le cisterne inquinanti che dovevano sorgere e che siamo riusciti a
bloccare. Ma ci hanno fatto capire che loro non possono cambiare
l’emendamento». Diciassette dipendenti, la metà soci «della cooperativa
pura», Metropolis «è come voi de Il Manifesto più una famiglia che
un’azienda»: «Già a gennaio rimodulerà la distribuzione ma sappiamo già
che non basterà, anche se non vorremmo mai toccare chi consideriamo
fratelli saremo costretti a farlo», continua Schettino. L’impegno
quotidiano contro la camorra e la corruzione non è bastato: «In questi
giorni ho incontrato il presidente del tribunale, il maresciallo dei
carabinieri: tutti sono increduli perché dicono di perdere un
riferimento, l’unico giornale che racconta certe cose. Ma tant’è».
Salendo
più a nord si arriva a Latina. La Editoriale Oggi è una cooperativa dal
2015, anno in cui i redattori di Latina Oggi e Ciociaria Oggi sono
stati «davanti alla scelta fra scomparire e giocarcela in prima
persona», racconta Diego Roma, rappresentante del comitato di redazione:
«Dopo varie vicissitudini editoriali e problemi di ogni tipo abbiamo
deciso di comprare la testata e aprire una cooperativa». Una trentina
tra giornalisti e poligrafici, due sedi (una a Latina e una Frosinone),
la Cooperativa giornalisti indipendenti è già in contratto di
solidarietà. «Ancora non sappiamo se e come potremo andare avanti,
stiamo parlando con il direttore e cercheremo di resistere» continua
Diego Roma. «La stampa locale ha resistito meglio alla crisi delle
vendite e noi continuiamo a vendere più de Il Messaggero sul territorio.
Il contributo del fondo per l’editoria era già stato tagliato e ci
garantiva la sopravvivenza e il pagamento degli stipendi. D’ora in poi
sarà tutto a rischio», conclude amaro.
Anche nel Nord leghista le
cose non vanno meglio. Le testate locali che l’ex direttore di Radio
Padania Alessandro Morelli fino alla settimana scorsa prometteva di
difendere (ora silente dopo che il suo capo Salvini ha ottenuto in
cambio la prosecuzione dei lavori del Terzo Valico) sono tutte a
rischio. Fra queste La Voce di Rovigo, primo giornale della provincia.
«I conti si fa presto a farli – spiega il direttore Luca Trepaldi – Noi
prendiamo circa 890mila euro di finanziamento pubblico all’anno, nel
2019, con il taglio del 20 per cento della differenza con la franchigia
con 500 mila euro, perderemo circa 80 mila euro. Poi ogni anno peggio,
fino alla cancellazione del 2022: la nostra morte sarà lenta e
dolorosa».
Una cooperativa di 12 soci di cui 7 giornalisti e la
prospettiva di perdere anche molti altri posti di lavoro. «Abbiamo 35
collaboratori sul territorio ma poi c’è tutto un indotto fra agenzie di
stampa locali, i trasportatori che distribuiscono il giornale e lo
stampatore che l’anno scorso ha fatto investimenti ingenti puntando su
di noi: tutte queste persone ora sono a rischio», denuncia Trepaldi.
Un
tratto comune ai giornali locali è il sito internet: «Il futuro»,
secondo Crimi e il M5s. «Noi lo abbiamo chiamato diversamente:
Polesine24 per distinguerlo dal giornale cartaceo», spiega Trepaldi. «Lo
abbiamo rafforzato e ci abbiamo investito», sottolinea il direttore di
Metropolis Schettino. Entrambi però arrivano alla stessa conclusione:
«Nonostante buoni numeri sugli accessi e un po’ di pubblicità è ancora
la carta a produrre ricavi per le aziende editoriali».
«La cosa
che dà più fastidio è che il Fondo che tagliano a noi rimarrà comunque e
che quasi certamente finanzierà blog e siti, magari anche quello delle
Stelle», chiude provocatoriamente il direttore Trepaldi