Il Fatto 20.12.18
Frequenze, il governo fa un grande regalo a Mediaset&soliti noti
I
soldi per rottamare i vecchi televisori. Per lo spettro da assegnare:
niente asta al rialzo e obbligo di premiare chi è forte nel settore.
Come Rai, Tim e Cairo
Frequenze, il governo fa un grande regalo a Mediaset&soliti noti
di Carlo Tecce
Il
governo ha confezionato una norma su misura che protegge Mediaset
& C, impedisce l’apertura del mercato televisivo e rimuove quel
fastidio tipico che la concorrenza arreca alle imprese italiane. Come ai
vecchi tempi, soltanto con una contorsione burocratica più raffinata e
una legge infilata in manovra con un emendamento depositato in Senato
dai relatori di maggioranza. La questione è complessa e però vitale per
le aziende televisive. Il governo ha due pacchetti di frequenze
(multiplex), quelli che servono a trasmettere i canali, da cedere in
concessione per vent’anni, li ricava col passaggio – da completare entro
il 2022 – dall’attuale digitale terrestre a un sistema di seconda
generazione. Anziché organizzare un’asta al rialzo e prevedere
condizioni paritarie per monopolisti e debuttanti, il ministero per lo
Sviluppo guidato da Luigi Di Maio ordina una “procedura onerosa senza
rilanci competitivi”, si tratta di una gara in cui vince chi paga di più
rispetto a un prezzo di partenza. Non finisce qui. Perché i criteri per
assegnare le frequenze non premiano chi formula un’offerta maggiore, ma
anche chi opera già nel mercato: “Garantire continuità del servizio”,
“valorizzare le esperienze maturate”, “tenere conto dei contenuti
diffusi”, si raccomanda il governo.
Al momento, il mercato
nazionale è composto da 20 multiplex e risulta abbastanza ristretto:
Elettronica Industriale (Mediaset) possiede cinque multiplex, come
Persidera (70% Telecom Italia, 30% gruppo Gedi) e la società pubblica
Rai. Un multiplex ciascuno per Urbano Cairo (La7), Europa7, Rete Capri,
Wind Tre e Dfree di Tarak Ben Ammar, che ospita i canali del Biscione.
Il
governo di Giuseppe Conte e soprattutto il ministero di Di Maio sono
chiamati a gestire un periodo di transizione fondamentale per le aziende
televisive. Con il tradizionale ritardo l’Italia sta per liberare la
cosiddetta “banda 700”, le frequenze occupate dalle emittenti tv che dal
2022 saranno affidate agli operatori telefonici per le connessioni
Internet 5G. Vodafone, Telecom e gli altri, con una battaglia all’ultimo
rilancio, hanno speso oltre 6,5 miliardi di euro, e lo Stato ha
incassato di buon grado. Allora il governo gialloverde è costretto a
ridefinire lo spettro per le televisioni che si vedranno dimezzare i
multiplex – affittati alla modica cifra di 1,5 milioni di euro all’anno –
anche se migliorano la qualità di trasmissione con immagini in 4k.
Siccome le televisioni locali sono o scomparse o in affanno, il governo
non riserverà più un terzo dei multiplex in funzione in Italia, cioè
cinque, ma al massimo tre, dunque restano i famosi due. Questi multiplex
sono più sviluppati e, per banalizzare, valgono il doppio di quelli di
adesso.
Così il governo li fa a pezzetti e, sempre con
l’emendamento, li distribuisce in quattro lotti. Quanti sono gli
operatori interessati? Esclusi i piccini Europa 7 (già penalizzata in
passato), Wind Tre, Rete Capri e Dfree, rimangono Cairo e i tre
moschettieri Mediaset, Persidera e Viale Mazzini. Sarà l’Autorità di
garanzia (Agcom), precisa sempre il governo, a stilare un regolamento
per il bando da avviare nell’autunno del 2019. Per esempio, si ragiona
per ipotesi, se Mediaset partecipa al lotto 1 non può importunare
Persidera che partecipa al lotto 2. Tra l’altro, il Biscione ha bisogno
di spazio perché veicola Sky. In sostanza: lo Stato suggerisce di
mettersi d’accordo in maniera composta e fruire della spartizione senza
strepitare troppo. Per chiudere, il governo si premura di comunicare a
Mediaset e sorelle che il denaro investito, in qualche modo, gli ritorna
comodo. Perché sarà versato nel fondo del ministero per lo Sviluppo per
la rottamazione dei televisori.
Ai cittadini/elettori non hanno
spiegato che dal 2022 molti televisori acquistati prima del luglio 2016
non funzionano e quindi occorre comprare uno schermo nuovo. Il governo
non ha paura di lasciare alcuni cittadini/elettori senza Mediaset o Sky
Cinema o Rai Gulp, ma di lasciare Mediaset, Sky Cinema e Rai Gulp con
meno telespettatori. I Cinque Stelle erano pronti a punire il Biscione,
raccontavano qualche settimana fa, con un severo emendamento poi
ritirato per l’intromissione dei leghisti. Alla fine, dimenticato il
presunto litigio, proprio il ministero di Di Maio serve alle tv il
piatto che desiderano.