il manifesto 18.12.18
La protesta contro i tagli all’editoria: «Una ritorsione del governo»
Legge
di bilancio. Oggi alle 10 la protesta del sindacato dei giornalisti
(Fnsi) a piazza Montecitorio. L’emendamento Patuanelli (M5S) mette a
rischio mille posti di lavoro diretti, 10 mila negli indotti. Una
rappresaglia contro la stampa che conduce battaglie politiche a
cominciare dall’antirazzismo
Oggi alle 10 a piazza
Montecitorio il consiglio nazionale della Federazione nazionale della
Stampa (Fnsi) ha convocato un «presidio simbolico» di protesta contro i
tagli al fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione che
colpirà le cooperative, i quotidiani di idee e le testate locali.
A
POCHE ORE dalla definizione di una legge di bilancio che formalmente si
vuole «del popolo», mentre in realtà è scritta insieme ai custodi
dell’austerità a Bruxelles, l’emendamento Patuanelli (capogruppo al
Senato dei Cinque Stelle) sarà contestato a poca distanza dal palazzo
dove lavora il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi
(M5S). Da due mesi è forte il dissenso per quella che il sindacato e
l’ordine dei giornalisti hanno definito «un avvertimento a chi crede di
poter portare avanti battaglie ideali e culturali, anche in
contrapposizione al governo, d’ora in avanti avrà vita dura. È un colpo
mortale al pluralismo dell’informazione, alla funzione critica della
stampa, al ruolo dei corpi intermedi». Se fosse approvato al Senato
nella forma «rimodulata» rispetto a quello presentato dal deputato
Varrica alla Camera, l’emendamento ridurrebbe in maniera progressiva i
contributi diretti del finanziamento pubblico a partire dal 2019 per
arrivare all’azzeramento nel 2022 per le imprese editrici di quotidiani e
periodici che hanno accesso in base al decreto legislativo 15 maggio
2017, numero 70.
SARANNO COSÌ colpite le cooperative
giornalistiche come Il Manifesto che editano quotidiani e periodici;
fondazioni o enti senza fini di lucro che editano quotidiani come
Avvenire e periodici espressione di minoranze linguistiche; per non
vedenti e ipovedenti; associazioni dei consumatori e degli utenti che
editano periodici in materia di tutela del consumatore; imprese editrici
di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero. Tra i
quotidiani nazionali coinvolti ci sono anche Libero, Italia Oggi, il
Foglio. Tra quelli locali ci sono il Roma-Giornale di Napoli, il
Corriere di Romagna, la Voce di Rovigo, Cronache Qui Torino, Latina
Oggi, Ciociaria Oggi, Il Quotidiano del Sud. Coinvolta anche Radio
Radicale che perderà una parte cospicua per la sua attività di
informazione pubblica sulle attività parlamentari. Contro il taglio è
intervenuto sette volte il presidente della Repubblica Sergio
Mattarella, due la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.
Vito Crimi ha sottolineato che è nel «Dna del movimento Cinque Stelle
l’abolizione dell’ordine dei giornalisti e il taglio del finanziamento
ai giornali. Quindi abbiamo un mandato forte e netto». A In Mezz’ora di
Lucia Annunziata , il Presidente della Camera Roberto Fico (M5S) ha
confuso le acque, richiamando una realtà che non esiste più. «I
contributi pubblici hanno anche generato dei veri e propri mostri» ha
detto. Quell’epoca è finita da tempo. Ora si vanno a colpire mille
lavoratori diretti, 10mila negli indotti.
LA LETTURA
dell’emendamento, in particolare del quinto comma, rivela una realtà
diversa da quella descritta da Crimi secondo il quale i risparmi
«rimangono. Vogliamo garantire un sostegno a tutti, non solo ad alcuni
editori». È vero, ma i finanziamenti saranno gestiti attraverso i
decreti dalla Presidenza del Consiglio che acquisirà una funzione
politica discrezionale. Oggi, invece, ha solo un ruolo esclusivamente
amministrativo deciso da una legge del parlamento. Una volta approvata
la legge di bilancio, la stampa indipendente sarà alle dipendenze
dirette del governo di turno. Tutto il contrario di quanto la propaganda
di regime sostiene in queste ore. Come sempre sarà la politica, e non
il presunto «mercato», e tantomeno i «cittadini», a decidere come e in
quale misura la libertà dovrà esprimersi. Come in altri paesi europei,
anche nel nostro si sta provando a soffocare il dissenso, anche con
l’arma del ricatto economico.
LE OPPOSIZIONI (Pd, Forza Italia,
Fratelli d’Italia, LeU) denunciano il rischio della chiusura di numerosi
giornali e la perdita di posti di lavoro. «I 5Stelle ci pensino bene
prima di commettere un atto irreparabile» sostiene Debora Serracchiani,
parlamentare del Pd eletta in Friuli Venezia Giulia, dove vive la
minoranza linguistica slovena autoctona.