il manifesto 15.12.18
Contro la Nato e la Ue il Kosovo crea il suo esercito
Balcani.
Plaudono Usa, Gran Bretagna e Germania. Mosca: sciogliere la formazione
armata. Furiosa la Serbia: «Siamo all’occupazione della nostra terra,
pronti a mobilitare le Forze armate»
di Yurii Colombo
Torna
l’incubo della guerra nei martoriati Balcani. Ieri il parlamento del
Kosovo ha votato la trasformazione della sua «Forza di sicurezza»,
praticamente una polizia, in un vero e proprio esercito regolare (fino
ad oggi il cessate il fuoco con la Serbia era garantito da 4.000 soldati
Nato). A favore hanno votato 105 deputati mentre i rappresentanti della
minoranza serba hanno abbandonato l’ aula. Si prevede che l’esercito
dell’autoproclamata repubblica nel 2008: un atto unilaterale che ha
diviso sia l’Onu – la metà degli Stati non lo riconosce – sia l’Ue
(Spagna, Grecia, Romania, Slovacchia e Cipro Nord non lo riconoscono).
L’esercito consisterà in 5mila soldati, con altri 3mila riservisti: il
costo dell’operazione sarà di 98 milioni di euro l’anno. La decisione
era già nell’aria: proprio ieri la premier serba Ana Brnabic si era
appellata a Pristina perché rinunciasse a un passo così pericoloso per
la pace nella regione.
ALL’ESCALATION si è giunti dopo
un’inasprimento delle relazioni tra Belgrado e Pristina iniziato il 21
novembre scorso quando il Kosovo aveva aumentato del 100% le tariffe
doganali nei confronti della Serbia e della Bosnia, dopo che l’Interpol
aveva rifiutato l’adesione del Kosovo anche per l’iniziativa di
Belgrado. Il Kosovo importa 400-500 milioni di dollari di prodotti serbi
soprattutto alimentari. L’iniziativa di Pristina mirava a distruggere i
legami, anche umanitari, tra Belgrado e la minoranza serba in Kosovo:
una vera e propria «pulizia etnica sotterranea» come denunciato da più
parti.
BELGRADO ha chiesto subito una riunione urgente del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu – visto che la decisione contraddice
proprio la Risoluzione storica 1244 che assunse la Pace di Kumanovo che
pose fine alla guerra Nato del 1999. Ora per il presidente serbo Nilkola
Selakovic, la decisione kosovara potrebbe condurre la Serbia «a
proclamare l’occupazione di parte del nostro territorio» con conseguente
mobilitazione delle Forze armate serbe.
Contraddittorie le
reazioni del mondo occidentale. Mentre Usa, Gran Bretagna e Germania
avevano già dato da giorni semaforo verde a Pristina – la città era
stracolma di bandiere americane -, ieri Jens Stolteberg, segretario
della Nato ha dichiarato di «disapprovare la decisione presa malgrado le
preoccupazioni espresse dalla Nato» e ora l’Alleanza potrebbe
riconsiderare il proprio impegno di fronte al nuovo esercito kosovaro:
non il disimpegno anticamera della guerra, ma l’aumento nel numero e nei
tempi dei contingenti in campo.
SULLA STESSA lunghezza d’onda la
Ue. «l’Unione europea – dice il comunicato Ue – si attende che il Kosovo
continui a rispettare gli obblighi derivanti dal Primo Accordo sui
principi per la normalizzazione delle relazioni con la Serbia concluso a
Bruxelles nell’aprile 2013, compresi tutti gli impegni sulla
sicurezza». Una condanna preoccupata – a parole – della politica
doganale del Kosovo era venuto anche da Federica Mogherini.
DURISSIMA
la posizione della Russia. Per Mosca le posizioni diversificate degli
occidentali sono cortina fumogena per nascondere le loro responsabilità
del peggioramento della situazione nei Balcani visto che «grazie
all’aiuto degli Usa e di alcuni paesi Nato, l’esercito del Kosovo è
stato in questi anni addestrato in armi ed equipaggiamenti». E iIl
ministero degli esteri russo ha chiesto ufficialmente che la missione
Onu in Kosovo adotti misure immediate per lo «scioglimento di qualsiasi
formazione armata albanese-kosovara».