venerdì 14 dicembre 2018

il manifesto 14.12.18
Fiammata dell’Intifada in Cisgiordania
Territori occupati. Due soldati e quattro palestinesi sono stati uccisi nel giro di poche ore. Netanyahu minaccia di non rispettare più la tregua a Gaza. Più di tutto annuncia il via libera alla legalizzazione di altri insediamenti coloniali.
di Michele Giorgio


GERUSALEMME Benyamin Netanyahu fa di tutto per nascondere sotto il tappeto la questione palestinese. Farla scomparire, pensa, significa non doverla affrontare. Una strategia inutile perché l’occupazione dei Territori che dura da 51 anni era e resta una delle ragioni centrali di crisi e guerre in Medio Oriente. La dimostrazione si è avuta tra mercoledì notte e ieri sera. La Cisgiordania occupata è stata teatro di attacchi armati in cui sono rimasti uccisi due soldati, di incursioni dell’esercito che si sono concluse con l’uccisione di due palestinesi ricercati, di coloni israeliani che hanno preso a sassate le auto palestinesi in molte località. La tensione ha raggiunto anche Gerusalemme Est dove un palestinese ha accoltellato e ferito due agenti di polizia prima di essere ucciso.
In questi casi i media parlano subito di una «nuova Intifada». Ma è prematuro sostenerlo. Gli sviluppi si capiranno già oggi, giorno di preghiere islamiche sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme, scena frequente di proteste palestinesi. Certo è che da lungo tempo non si registravano in Cisgiordania giornate come quella di ieri, con Ramallah, epicentro della fiammata, circondata da ingenti forze militari israeliane come nella seconda Intifada, nel 2000.
La giornata era cominciata con l’esercito che ha annunciato l’uccisione di due palestinesi. Il primo Saleh Barghouthi a Surda, un villaggio a qualche chilometro da Ramallah. Secondo i servizi segreti israeliani l’uomo, un taxista, avrebbe partecipato all’attacco a raffiche di mitra compiuto domenica contro una fermata dell’autobus nei pressi dell’insediamento coloniale di Ofra. Diversi israeliani erano rimasti feriti, tra i quali una donna incinta. I medici non sono riusciti a salvare il figlio. Barghouti, afferma l’esercito israeliano, è stato ucciso quando ha tentato la fuga. I palestinesi sostengono che l’uomo sarebbe stato arrestato e giustiziato dai militari. Poche ore dopo a Nablus è stato ucciso Ashraf Naalwa, che all’inizio di ottobre aveva colpito a morte due israeliani nella zona industriale della colonia Barkan. I militari gli davano la caccia da più di due mesi. In quelle stesse ore a Gerusalemme, Majd Mteir, del campo profughi di Qalandiya, ha accoltellato e ferito in modo leggero due agenti di polizia che hanno reagito uccidendolo sul posto. Alcuni testimoni affermano che Mteir è rimasto a terra sanguinante, senza alcun soccorso, per 40 minuti prima di morire.
Sulla scia di una notte insaguinata, ieri verso le 11 due uomini hanno attaccato a colpi d’arma da fuoco un gruppo di soldati e coloni israeliani all’avamposto coloniale di Givat Asaf, ad est di Ramallah, uccidendo due militari, Yuval Mor Yosef e Yosef Cohen, e ferendo almeno altre due persone. L’attacco è stato rivendicato dal movimento islamico Hamas. Poi ad al Bireh il fuoco dei soldati israeliani ha ucciso il 58enne Hamdan al Arda. In un primo momento Israele aveva riferito dell’intenzione dell’uomo di investire con la sua automobile alcuni militari. Poi in serata è emerso che non si era trattato di un attacco e che i soldati hanno ucciso una persona che non aveva fatto nulla.
«Vogliono sradicarci dalla nostra terra ma non ci riusciranno», ha commentato ieri Netanyahu mentre sotto la sua residenza a Gerusalemme migliaia di israeliani scandivano slogan di protesta e chiedevano le sue dimissioni. Come era prevedibile il premier ha annunciato di voler legalizzare migliaia di abitazioni costruite dai coloni in Cisgiordania su terre di proprietà palestinese. 82 nuove case inoltre saranno costruite nella colonia di Ofra. Netanyahu ha anche lanciato un avvertimento ad Hamas: non rispetterà la tregua a Gaza se proseguiranno gli attacchi in Cisgiordania. Netanyahu non ha avuto parole per il 22enne palestinese Mohammed Khabali ucciso il 4 dicembre durante un raid israeliano a Tulkarem. Per il portavoce militare Khabali è stato colpito mentre partecipava agli scontri con i soldati entrati nella città palestinese. Ma un filmato pubblicato ieri dal centro per i diritti umani Betselem, conferma come non vi fossero nemmeno in corso degli scontri quando è stata colpito il palestinese che era lontano molto lontano e non partecipava alle proteste.