il manifesto 12.12.18
«Ricostituzione del partito fascista». Sequestrata sede di Casapound
Bari,
inchiesta sulle aggressioni a militanti di sinistra. Indagate 35
persone. Per la «spedizione punitiva» militanti da tutta le regione
di Gianmario Leone
E’
arrivata forte e decisa la risposta della magistratura all’aggressione
fascista avvenuta a Bari lo scorso 21 settembre, da parte di alcuni
componenti di CasaPound nei cronfronti dell’europarlamentare Forenza ed
altre due persone. I reati contestati sono di «riorganizzazione del
disciolto partito fascista» e «manifestazione fascista», ed in
particolare di «aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo
manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato
il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica».
Nell’inchiesta
portata avanti dalla Procura di Bari, che ieri ha portato al sequestro
preventivo della sede di CasaPound, in via Eritrea 29, nel quartiere
Libertà del capoluogo pugliese, sono indagate 35 persone: 28 rispondono
di ’riorganizzazione del disciolto partito fascista’ e ’manifestazione
fascista’ mentre dieci di aver materialmente compiuto l’aggressione;
sette invece i manifestanti antifascisti accusati di violenza e minaccia
a pubblico ufficiale, militanti del centro sociale ‘Ex Caserma
Liberata’. Nell’aggressione rimasero feriti anche Giacomo Petrelli di
Alternativa comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare
dell’eurodeputata Eleonora Forenza (anche lei presente al momento
dell’aggressione) e Claudio Riccio di Sinistra italiana.
Alla
identificazione dei «picchiatori» di estrema destra, si è arrivati
incrociando le dichiarazioni di vittime e testimoni con alcuni video.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, quella sera nella sede barese
di CasaPound «solitamente frequentata da poche persone» evidenzia il
gip nella sua ordinanza, sono giunti militanti da tutta la regione. Si
sarebbero dati appuntamenti «nel luogo e all’orario coincidente con il
transito del corteo», per poi «schierarsi a braccia conserte di traverso
alla via» come ad attendere i manifestanti, che avevano poco prima
sfilato a Bari nel corteo «Mai con Salvini» organizzato dal collettivo
del centro sociale «Ex Caserma Liberata».
Il gip parla chiaramente
di «spedizione punitiva», «azione violenta unilaterale», di «feroce
esplosione di violenza ai danni di persone inermi e del tutto incapaci
di qualsiasi reazione». Le perquisizioni eseguite all’indomani
dell’aggressione portarono al rinvenimento di «oggetti chiaramente
riconducibili alla ideologia fascista»: una bandiera nera con fascio
littorio, una bandiera con l’effige della «X Flottiglia MAS», una busto
di Benito Mussolini e croce celtica. A casa degli indagati sono stati
trovati libri su Hitler e lo squadrismo, cartoline raffiguranti
Mussolini e altre bandiere con l’aquila fascista.
«L’indole
violenta e aggressiva legata a ragioni di estremismo ideologico e
politico» dei militanti di CasaPound fa «ritenere concreto il pericolo
che, ove si presentino occasioni analoghe, legate a manifestazioni di
pensiero a loro ’sgradite’, possano tornare a usare la sede come base
operativa per sferrare simili aggressioni organizzate», evidenzia il gip
di Bari Marco Galesi.
Soddisfazione per l’iniziativa della
magistratura è stata espressa da parte dell’europarlamentare Eleonora
Forenza che lo ha definito «un fatto importante», dal coordinamento
antifascista barese «soddisfatto per la chiusura della sede di
Casapound», dal sindaco di Bari Decaro e dal governatore Emiliano, oltre
che da tutti i partiti e i movimenti di sinistra pugliesi.