venerdì 7 dicembre 2018

Il Fatto 7.12.18
La Nato in Ucraina? Sarebbe troppo lenta
Uno studio Usa mette in risalto i limiti dell’Alleanza e dà consigli per agire
di Roberta Zunini


L’Ucraina è uno dei 13 Paesi associati alla Nato. La maggior parte dei suoi abitanti però vorrebbe che il Paese ne diventasse membro a pieno titolo per sentirsi più protetto dalle aggressioni. Il problema è che la Nato non sembra voglia rispondere con celerità e in modo efficace sul proprio fianco orientale dove ci sono anche i Paesi baltici, ossia gli Stati membri che più di altri manifestano la volontà di tornare sotto la protezione russa.
Sull’arretratezza della Nato nel versante orientale sono stati effettuati alcuni studi. Uno dei più completi è quello della Rand Corporation, tra i più autorevoli istituti, non profit, di ricerca statunitense a livello internazionale .
La Nato dovrebbe, secondo gli analisti, continuare a rafforzare il posizionamento delle forze di terra e dell’artiglieria pesante. La riconfigurazione e la realizzazione di ulteriori investimenti, il miglioramento degli inventari delle attività di trasporto e delle procedure di attraversamento delle frontiere, potrebbero, almeno in parte, colmare le lacune. Secondo la Rand Corporation, gli alleati dell’America dovrebbero essere più attivi. Paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito devono essere in grado di dispiegare molte più forze di terra sul campo di battaglia
Le forze della Nato devono aspettarsi che, in caso di guerra, lo spazio aereo sopra il territorio russo e le sue forze di terra verranno difesi con ogni mezzo. Per poter contrastare efficacemente, le forze aeree e terrestri dovrebbero essere in grado di “raggiungere” lo spazio aereo nemico non appena iniziassero le ostilità. Questo però può essere fatto a patto che elabori nuove e più moderne piattaforme di ricognizione. Allo stesso tempo, la Nato deve potenziare gli investimenti in velivoli stealth (invisibili ai radar) di quinta generazione, migliorare i sistemi di disturbo elettronico e missili radar homing a lungo raggi. Inoltre dovrebbe investire nuove risorse per dispiegare artiglieria a lungo raggio soprattutto in Polonia e nei Paesi baltici. Dopo la fine della Guerra Fredda, è venuto meno l’impegno a mantenere attive le procedure che garantivano il funzionamento delle linee di rifornimento e di trasporto dei mezzi militari in Europa attraverso percorsi prestabiliti in tutti gli stati membri della Nato.
Ciò è dovuto al cambiamento della percezione delle minacce. Senza più il timore di una guerra su vasta scala, non è stato aumentato il potere di deterrenza. Le funzioni e le capacità logistiche sono state spesso esternalizzate a società private, portando a una riduzione delle capacità di trasporto organico. Inoltre, l’odierno cattivo stato della mobilità militare Nato è causato dal fatto che alcuni dei suoi attuali stati membri, specialmente a Est, non hanno l’infrastruttura che esisteva nei Paesi occidentali.
Paesi come la Polonia e gli stati baltici facevano parte del Patto di Varsavia, dove le infrastrutture militari erano più leggere di quelle utilizzate dalla Nato. Si aggiunga l’ambiente operativo sempre più complesso che ha cambiato il rapporto tra logistica e strategia. Oggi è necessaria una logistica flessibile adatta a campi di battaglia non tradizionali, spesso remoti, con infrastrutture danneggiate o distrutte.
Dalla fine della guerra fredda, la logistica militare in Europa è spesso passata in secondo piano rispetto alla politica e alla strategia. È dirimente che la Nato riesca a dispiegare rapidamente le truppe e le attrezzature militari in un’area prima che si trasformi in una vera e propria crisi aperta. Inoltre, la maggior parte della potenza di combattimento statunitense precedentemente stanziata in Europa si è trasferita negli Stati Uniti e tutti gli stati membri dell’Alleanza che possono contribuire con forze pesanti dovranno spostarle di centinaia di chilometri.