Il Fatto 3.12.18
Intervista
“Se cade il governo, la sinistra lavori col M5S al governo Fico”
Gianrico
Carofiglio - “L’alleanza con la Lega costa troppo ai grillini Basta
dipingerli come fascisti: i progressisti indichino un’alternativa”
di Antonello Caporale
Il profeta che ammonisce senza presentare alternative accettabili, contribuisce ai mali che enuncia, lei ha scritto.
È un pensiero di Margaret Mead e, secondo me, enuncia una grande verità.
Da
un po’ di tempo Gianrico Carofiglio giudica invece di attendere
l’altrui giudizio. Non c’è giorno che non faccia le pulci a questo
governo, di più ancora alle parole che questo governo usa.
Non mi
piace l’idea di giudicare. Annoto cercando di usare l’ironia. Mi piace
usare Twitter come esercizio di scrittura essenziale.
I social ci
fanno scrivere giorno e notte. E fotografare, filmare, odiare, e
comunque commentare sempre. Siamo divenuti suoi sudditi. Temo però che
ci tolgano il tempo di pensare.
I social canalizzano il flusso
delle opinioni che prima era ristretto nella sala di un bar, nel
crocchio di una piazza. Non bisogna allarmarsi di questo né tacere degli
eccessi che produce. Per quanto mi riguarda cerco di denunciare
l’inquinamento del discorso pubblico e la conseguente manipolazione
della verità.
Il discorso politico sembra essersi trasferito sul
web e tutto assume un aspetto di indistinta comicità. Una battuta bene
assestata, questo sazia. Per il resto il nulla.
Forse è un
giudizio un po’ duro. Il rischio della battuta per la battuta esiste.
Però i social, se usati con equilibrio e consapevolezza, sono uno dei
luoghi in cui è possibile esprimere il proprio pensiero, denunciare le
torsioni del potere e della sua propaganda.
Ma c’è una speranza, un orizzonte oltre Twitter?
Penso che sia giusto, se dico che questo governo non va, che mi si domandi: cos’hai in mente?
Questo governo non va.
Accadrà che andranno a gambe all’aria e anche in un tempo piuttosto breve.
L’M5s soffre l’alleanza con la Lega. La sua dote elettorale si assottiglia settimana dopo settimana.
Certo.
Per ragioni diverse spetta a tutti lo sforzo di immaginare il dopo,
senza demagogia e senza astrattezza. Lo dico senza giri di parole: il
dopo non possono essere le elezioni anticipate, magari già il prossimo
anno. Un evento da cui solo la destra potrebbe avvantaggiarsi. La Lega
fa parte di un blocco di destra sociale strutturato, ha radici nel mondo
imprenditoriale e conservatore del Nord e governa nell’alleanza tipica:
Forza Italia, cioè Berlusconi, e tutti gli altri affluenti. Bisogna
prepararsi a ipotesi alternative realistiche e credibili.
Mi pare
che la Lega stia benone con i 5 stelle. Gode di una rendita
parassitaria, aumenta i consensi invece di pagare pegno. Salvini è
ministro della propaganda, ed è un compito che gli viene a meraviglia. I
guai sono di Di Maio che si è assunto l’onere di azzerare in cinque
mesi la povertà in Italia.
Appunto. Questa alleanza si sta rivelando costosissima per il M5S. Presto dovranno prenderne atto.
E allora il Pd?
Ecco,
e allora il Pd, e tutte le altre forze alternative alla destra devono
smettere di ritenere i grillini fascisti con cui non si può parlare. È
una posizione che sconta un certo tasso di infantilismo politico. Dentro
l’M5s c’è di tutto: destra, sinistra, moderazione, estremismo. È un
movimento liquido che prende forma dal contenitore che lo ospita.
Raccoglie o ha raccolto consensi di tanta gente disillusa dalla
sinistra. È un mondo disperso che attende di ritrovarsi e mi sembra
ingiustificabile prescindere da questa considerazione.
I 5 stelle sono sabbia, la Lega mattone.
Infatti
c’è chi capitalizza il cosiddetto contratto del cambiamento e chi
naufraga sotto le onde dell’impreparazione, dell’approssimazione, del
velleitarismo. Sono stato contro la logica del pop corn, l’idea di
godersi a casa lo spettacolo del disastro. Anche perché il disastro
eccolo qua, ma le percentuali di consenso all’opposizione diminuiscono.
Perciò lo sforzo deve essere quello di creare la cornice di un governo
alternativo.
Come dovrebbe essere questo governo alternativo?
Un esecutivo guidato dal presidente della Camera.
Roberto Fico premier.
Un
governo più strutturato, con apporti di competenze esterne e la
sinistra, tutto l’arco che compone la sinistra, che accetta di farlo
nascere, su un programma serio, a termine.
Il Pd neanche vuole sentirne parlare.
Non
c’è dubbio che adesso è così. Ma sono convinto che esista la
disponibilità di tanti a valutare questa soluzione. E del resto, nel
breve periodo, quale sarebbe l’alternativa?
Ma Renzi sta costruendo la sua formazione politica, un altro mondo rispetto a quello attuale e strizza l’occhio a Forza Italia.
Renzi
è un democristiano di sinistra, è sempre stato tale, e se fa chiarezza
rende un servizio a se stesso e al Paese. E forse riesce a fermare lo
sperpero di quello che sicuramente era un grande talento politico. Lo
dice uno che vorrebbe votare un partito più nettamente di sinistra di
quanto sia oggi il Pd. In un sistema proporzionale come è tornato a
essere il nostro, una seria forza di centro, senza derive populiste e
libera dall’eredità berlusconiana, sarebbe un interlocutore
fondamentale.
Se la destra sappiamo cos’è, la sinistra dov’è?
La
sinistra deve ripartire dal discorso sul metodo. Nella parte finale del
mio libro Con i piedi nel fango cerco di spiegare cosa intendo
raccontando la storia, apparentemente lontana dai temi della politica,
di un funzionario di Save the Children. Jerry Sternin, praticamente da
solo, all’inizio degli anni Novanta affrontò e risolse il problema della
malnutrizione infantile in Vietnam. Per cambiare il mondo più che
cercare di riparare le molte cose che non funzionano o affidarsi agli
strumenti della demagogia, è necessario scoprire cosa va bene – in
termini di efficacia e di umanità – e cercare di riprodurlo. Le
cosiddette buone pratiche, le soluzioni intelligenti che mettono insieme
l’efficacia con il senso di umanità e solidarietà. Le soluzioni si
trovano, anche nella difficoltà di un tempo così impoverito, impaurito e
perciò incattivito. Bisogna avere la voglia di cercarle.