Il Fatto 3.12.18
L’ufficiale del caso Cucchi lascerà presto il Quirinale
Imbarazzo al Colle – Alessandro Casarsa da tre anni guida i Corazzieri del Quirinale
di Antonio Massari e Valeria Pacelli
La
vicenda Cucchi imbarazza il Quirinale. E la Presidenza della Repubblica
sta valutando di avvicendare l’attuale capo dei Corazzieri, il generale
dei carabinieri Alessandro Casarsa. Nel 2009 era comandante del gruppo
Roma, dal quale dipendeva Francesco Cavallo, all’epoca capo
dell’“ufficio comando” e oggi indagato per falso ideologico e materiale.
Secondo l’accusa fu Cavallo, infatti, a modificare due annotazioni di
servizio, redatte dalla caserma di Tor Sapienza, sullo stato di salute
di Stefano Cucchi.
Nell’inchiesta sui falsi, il pm Giovanni Musarò
sta cercando di ricostruire se qualcuno e nel caso chi, nella scala
gerarchica, abbia ordinato la modifica delle annotazioni.
Risalire
la catena di comando per il magistrato non è semplice: avrebbe potuto
chiederlo a Cavallo, se avesse deciso di presentarsi per
l’interrogatorio, ma l’ufficiale s’è avvalso della facoltà di non
rispondere. L’inchiesta, in questo modo, difficilmente riuscirà a fare
passi in avanti. E Casarsa – è bene specificarlo – non è indagato. Fin
qui, la cronaca giudiziaria. La conseguenza “politica”, invece, lo vede
al centro di una decisione che potrebbe essere prossima.
Il fatto
che il nome di Casarsa, sebbene non indagato, sia stato collegato alla
vicenda Cucchi, non ha lasciato indifferente il Colle. Per questioni di
opportunità e non di responsabilità giudiziaria.
E così la
Presidenza della Repubblica sta valutando il da farsi: Casarsa è stato
nominato capo dei Corazzieri nell’autunno 2015. Altri comandanti sono
andati via anche solo dopo due anni. La scadenza del suo mandato
potrebbe quindi considerarsi naturale. D’altronde, il Colle non desidera
collegare direttamente la vicenda Cucchi con l’avvicendamento di
Casarsa. Dal prossimo anno, tra gennaio e febbraio, potrebbe quindi
giungere una promozione e, di conseguenza, un nuovo incarico.
L’ultimo
filone di indagine riguarda, come detto, due annotazioni redatte dalla
stazione Tor Sapienza a Roma, dove Cucchi passò la notte del 15 ottobre
2009. E per questo sono stati indagati per falso cinque carabinieri, tra
cui due ufficiali. A coinvolgere la scala gerarchica è stato il
comandante di Tor Sapienza, Massimiliano Colombo, anch’egli sotto
inchiesta. Il 18 ottobre Colombo ha raccontato al pm che, la mattina del
27 ottobre 2009, il maggiore Luciano Soligo (ora indagato) “mi contattò
telefonicamente e mi disse che le annotazioni redatte da Colicchio e Di
Sano non andavano bene perché erano troppo particolareggiate e in esse
venivano espresse valutazioni medico legali che non competevano ai
carabinieri”. Quel giorno, sempre secondo Colombo, Soligo va a Tor
Sapienza: “Mi chiese di trasmettere i file delle due annotazioni al
colonnello Cavallo”. E Cavallo – continua Colombo – gli risponde con una
email, allegando le annotazioni modificate e segnalandogli: “Meglio
così”.
Se fosse vera la versione di Colombo, se davvero Cavallo ha
modificato le annotazioni, agì di sua iniziativa o eseguì l’ordine di
un superiore? Senza la versione dell’ufficiale, è complicato per gli
inquirenti capire se vi sia stato o meno un intervento della scala
gerarchica. Per questo non è possibile sapere se, a dare quel presunto
ordine, sia stato Casarsa oppure no. Il nome del capo dei Corazzieri è
emerso anche per un altro motivo: dopo la morte di Cucchi nel 2009, fu
convocata una riunione per ricostruire la vicenda. Oltre a Casarsa,
parteciparono l’allora comandante provinciale, generale Vittorio
Tomasone, i comandanti delle compagnie Casilina e Montesacro, e anche
quelli delle stazioni interessate. I vertici volevano sapere cosa fosse
accaduto nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009. Eppure da
quell’incontro, che non è mai stato definito come indagine interna, non
emerse nulla di quanto, invece, sta emergendo dalle indagini e dal
processo ora in corso in Corte d’assise. Cinque carabinieri sono
imputati, tre per il pestaggio.