Il Fatto 2.12.18
Sovranismo, l’Italia è in stato di assedio
di Furio Colombo
Il
Global compact è un tipico atto dell’Onu. Indica un principio ovvio
(salvaguardare i migranti del mondo, siano o non siano rifugiati,
garantire la prima accoglienza, impedire cacciata e persecuzione), un
principio che sarà osservato da pochi, ignorato da molti, vilipeso o
ridicolizzato dai peggiori che, come si sa, ci sono sempre.
Quel
che è successo in Italia è un evento privo di senso (non solo di senso
politico ma anche di senso comune) e difficile da decifrare anche come
comportamento normale. Infatti il principio proposto dall’Onu (e che
tutti i capi di Stato o ministri degli Esteri andranno fra poco a
ratificare a Marrakech) esprime un sentimento buono ma ne è appena il
simbolo. Non impone, non vincola e non prevede verifiche di alcun
genere. Infatti il presidente del Consiglio italiano che, come si sa, ha
poca autorità ma consente ai due vice di governare, era andato alle
Nazioni Unite a dire, con la gentilezza delle cerimonie, che certamente
l’Italia avrebbe partecipato, e detto di sì a un generico principio di
umanità che si proponeva a tutti di accettare, e che tutti hanno
accettato.
Poco dopo il ministro dell’Interno italiano, che non
governa se non le prefetture e le Forze dell’ordine, ha fermato la
macchina politica della Repubblica italiana per dire no. Non il “no” del
suo partito, che rappresenta il 17 per cento dell’elettorato italiano,
ma il no di tutti gli italiani. Come ama fare, ha chiamato in causa
tutti i cittadini come corresponsabili di questo distacco improvviso
dalle Nazioni Unite, e da un principio umanitario, che forse a lui
sembra preannunciare il distacco (che sarà ovviamente più violento, meno
facile e molto più costoso) dall’Europa. In questo modo il ministro
dell’Interno, però, ha dimostrato di essere solo al comando, umiliando
il suo primo ministro e profittando con prontezza delle difficoltà che
stanno attanagliando l’altro vicepresidente del Consiglio Di Maio.
Non
sarà un colpo di Stato, ma certo è un colpo allo Stato, una botta
violenta ai tanti meccanismi, in parte costituzionali, in parte
contrattuali, che regolano questo strano governo. Uno schiaffo in
pubblico al presidente della Repubblica. Un simile evento genera
naturalmente una serie di domande destinate a restare senza risposta.
Siamo così avanti nella “rivoluzione” preannunciata e predicata da
Bannon e dai sovranisti religiosi del rosario alle frontiere per poter
cominciare a esibire gesti di disprezzo nei confronti dell’Onu? È già il
momento dello scontro con i governi delle élite e di Soros, dopo avere
“preparato” nel modo più aspro e carico di insulti, anche feroci, il
“dialogo” con l’Europa di cui siamo ancora parte? Vuol dire che questo è
il momento in cui sciocchezze e bugie dette ai comizi sono diventate
programma politico di un Paese pietrificato dalla Lega?
Voi sapete
la via d’uscita che Salvini vorrebbe far passare per buona: prima deve
decidere il Parlamento. Eppure chi ha governato per vent’anni con
Berlusconi e accanto al dispendioso padre-padrone Bossi dovrebbe sapere
che il Parlamento ratifica trattati, accordi e principi adottati in
comune con altri Paesi o con organismi internazionali di cui siamo
parte, dopo avere impegnato la propria adesione, come ha fatto Conte
all’Onu, a nome dell’Italia.
Ma se l’intento era dichiarare una
emergenza in cui d’ora in poi tutto cambia, a cominciare da chi decide
che immagine ha l’Italia, certo il ministro dell’Interno ha segnato in
poche ore molti punti. E i cinquestelle dovrebbero domandarsi se hanno
una via d’uscita. Infatti la sequenza ci dà per definitivo lo scambio
fra due realtà importanti e diverse: sicurezza e immigrazione.
La
legge detta “della Sicurezza” si dedica quasi esclusivamente a rendere
sempre più grama la vita degli immigrati, buoni e cattivi, meritevoli e
marginali, tagliando dovunque le misere spese, inventando reati e pene,
alternando la condanna al vagabondaggio per mancanza di rifugi al
raddoppio della detenzione (in attesa di rimpatri impossibili) in luoghi
peggiori delle carceri. Intanto la legge sulla “legittima difesa” tenta
di stabilire lo status di eroe nazionale per chi spara e uccide. E sta
circolando senza vergogna l’idea di tassare le rimesse degli immigrati
che lavorano, tassarle, cioè, al momento dell’invio alla famiglia, dopo
averle tassate regolarmente in Italia.
Come si vede, questo Paese è
in stato d’assedio, stretto nella morsa di leggi e di gesti di governo
insensati che tolgono sempre più dignità e libertà a tutti, anche agli
italiani che applaudono o credono che sia conveniente accettare. La loro
ora zero è scattata. Quando scatterà l’ora zero di una ferma, civile
opposizione?