Il Fatto 27.12.18
Sanità, è una vera sanatoria? Fisioterapisti vs massaggiatori
Iscrizione all’albo - Senza titoli di studio
di Patrizia De Rubertis
Nella
manovra approvato dal Senato è stata inserita, in extremis, anche la
deroga per l’iscrizione agli ordini per chi ha svolto professioni
sanitarie senza il possesso di un titolo abilitante per l’iscrizione
all’albo. E che ora potranno continuare a svolgere l’attività
professionale iscrivendosi in appositi elenchi speciali, se hanno
lavorato per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli
ultimi 10 anni. Un condono che ha scatenato le critiche
dell’Associazione italiana fisioterapisti: “Sanatoria globale per tutti
gli abusivi in sanità”.
A difendere il provvedimento ci sono,
invece, i massofisioterapisti che accusano i colleghi di aver tentato
per anni di “eliminarli” o “limitarli”, perché potenziali concorrenti
dal mercato della riabilitazione motoria. E, in mezzo, c’è l’emendamento
voluto dal M5S, difeso dalla ministra della Salute, Giulia Grillo: “È
servito a evitare che 20 mila persone finissero in mezzo a una strada”.
Facciamo un po’ di chiarezza.
La sanatoria. La norma serve a
correggere una falla creata dalla legge 13 marzo del 2018 dell’ex
ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che impone da gennaio 2019 a
circa 250mila professionisti – dai fisioterapisti ai tecnici di
laboratorio, dai logopedisti ai tecnici della prevenzione nell’ambiente e
nei luoghi di lavoro – di iscriversi a 17 nuovi ordini professionali.
Ma per farlo serve un titolo di studio riconosciuto dallo Stato che,
però, circa 20 mila di questi operatori non hanno mai conseguito: quando
hanno iniziato a lavorare non era previsto. L’emendamento va, quindi, a
sanare solo la posizione di specifici professionisti che ora si
dovranno iscrivere, entro il 31 dicembre 2019, in appositi elenchi
speciali a esaurimento posti.
Senza laurea. Le critiche maggiori
poste all’emendamento (“così si aprono le porte della Sanità a chi non
ha i titoli”, dice l’Associazione italiana fisioterapisti) non sono del
tutto corrette. Migliaia di professionisti prima della legge 43/2006,
che ha introdotto l’abilitazione all’esercizio professionale solo dopo
il conseguimento della laurea triennale, avevano già frequentato corsi
specialistici e regionali, o li hanno iniziati dopo la riforma, ma
sempre prima dell’attivazione dei corsi universitari. Così per anni, in
migliaia hanno lavorato con un titolo valido, secondo molti.
Abusivamente, secondo altri.
A essere chiamati in causa sono i
massofisioterapisti, la parte di più numerosa dei professionisti
coinvolti nella sanatoria. Che, tuttavia, non ci stanno a considerati
come abusivi e danno la colpa alle Regioni “che hanno consentito fino a
oggi la formazione professionale, affiancata a quella universitaria”. Ma
per l’Associazione italiana fisioterapisti, questa sorta di limbo
abusivo continuerà ad esistere visto che nella norma non si fa
riferimento a quali titoli di studio si devono possedere per richiedere
l’iscrizione all’albo.
Chi è coinvolto. Nella sanatoria sono
coinvolte solo le figure dei tecnici di laboratorio biomedico,
audiometristi, ortopedici, della prevenzione nei luoghi di lavoro;
neurofisiopatologi, dietisti, igienisti dentali, fisioterapisti,
logopedisti o podologi. “Pensare che anche infermieri, ostetriche o
tecnici di radiologia rientrino nella sanatoria è un errore che sta
generando allarmi immotivati”, spiega la Federazione nazionale degli
Ordini degli infermieri che apprezza della norma “l’obbligatorietà
dell’iscrizione all’albo per tutte le categorie professionali, come
grande traguardo nella lotta all’abusivismo”. La stessa linea della
ministra Grillo, secondo la quale ora si metterà fine al caos prodotto
da una giungla di corsi regionali che negli anni hanno creato abusivi,
“eliminando solo l’indeterminatezza del quadro giuridico”.