Il Fatto 22.12.18
“La ‘legge della schiavitù’ ha svelato il bluff di Orbán”
La cronista di uno dei giornali d’opposizione ancora non censurato: “In piazza anche la destra nazionalista di ‘Ungheria first’”
intervista di Roberta Zunini
Sono
ormai pochi i media indipendenti sopravvissuti al repulisti dell’era
Orbán attraverso l’acquisto delle società editoriali da parte di persone
dell’entourage del primo ministro sovranista-populista nonché
ammiratore di Putin. Tra quelli di formazione recente c’è il sito
investigativo Ataltszo formato da giornalisti che hanno abbandonato i
propri posti di lavoro pur di evitare la censura e impegnarsi in questo
progetto in costante crescita. “Grazie al fatto che siamo un sito
piccolo, finanziato da donazioni di pochi euro fatte da cittadini
ungheresi di ogni categoria, fino ad ora siamo stati ritenuti dal
governo innocui e quindi siamo riusciti a fare il nostro lavoro senza
finire nelle maglie della censura o dell’acquisto allo scopo di farci
cambiare natura. Ma da quando abbiamo pubblicato un’inchiesta sulla vita
lussuosa di Orbán, che ha sempre tentato di spacciarsi per uno del
popolo, siamo stati oggetto di critiche feroci da parte
dell’establishment”, dice Anita Komuves. La giornalista investigativa
sta seguendo le proteste che da una decina di giorni si stanno tenendo
non solo a Budapest davanti al Parlamento, ma anche in molte altre città
ungheresi.
Prevede che continueranno?
Se il governo non
ritirerà quella che la gente ha definito ‘legge della schiavitù’ penso
che continueranno. Un segnale della forza di questa protesta è il fatto
che a scendere in piazza siano cittadini di ogni età e orientamento
politico. Un altro elemento è il coinvolgimento di tutto il paese. Per
la prima volta nella storia recente le proteste si tengono in molte
città, non solo nella capitale.
Perché la riforma del codice del
lavoro che ha alzato il tetto degli straordinari legali da 250 ore a 400
ha fatto infuriare gli ungheresi?
Nonostante siano già passate
altre leggi capestro per la democrazia, questa impatta in modo rovinoso
sulla vita quotidiana dei lavoratori.
Visto che l’economia è in crescita perché i lavoratori non sono contenti di poter lavorare di più e quindi guadagnare di più?
Proprio
perché l’economia va bene, c’è bisogno di nuova manodopera, non di
caricare chi è già impiegato con nuovi straordinari. Non si può
pretendere per esempio che le mamme lavorino 6 giorni su 7, da mattina a
sera, vedendo i figli sempre meno o i lavoratori anziani che stanno per
andare in pensione. Il problema è che con la propaganda anti-immigrati
diffusa da Orbán, il lavoro in più non genera nuova occupazione e salari
più alti. Per questo protestano tutti, anche coloro che hanno votato
per il partito del primo ministro o per gli altri ancora più a destra
come Jobbik.
Perché i deputati del partito di Orbán hanno votato una legge così impopolare? Non se lo immaginavano ?
Sì,
lo sapevano, ma hanno preferito ubbidire alla richiesta del premier.
L’aumento degli straordinari da pagarsi in tre anni – sempre che al
termine non siano cambiate le condizioni delle imprese o i datori di
lavoro non trovino cavilli per evitare i pagamenti – va a tutto
vantaggio degli imprenditori.
Forse Orbán non immaginava che anche gli elettori di destra o i nazionalisti avrebbero protestato?
O
forse pensava che ormai la gente fosse plagiata dalla sua retorica
dell’Ungheria first e già soddisfatta per il blocco dell’immigrazione. O
forse credeva che nessuno avrebbe sfidato il freddo dell’inverno per
radunarsi dopo il lavoro davanti al Parlamento e starci tutta la notte.
Ma è stato miope.