Il Fatto 22.12.18
Pochi milioni per un caccia. Ma “nudo” costa 100 milioni
L’acquisto contestato - Ora i 5Stelle “aprono” - F-35
di Toni De Marchi
Riassumere
la vicenda F-35 come è stata finora raccontata dai 5Stelle è
relativamente semplice: strumento di morte, pieno di difetti,
estremamente costoso. Da non comperare assolutamente, tanto che appena
al governo annulleremo tutti i contratti in essere. Su questo c’era
praticamente unanimità dentro il movimento. Di Battista, parlando alla
Camera il 26 giugno 2013, dice “gli F-35 sono uno strumento di morte,
molti deputati Pd lo hanno dichiarato in campagna elettorale e su questo
hanno preso i voti e adesso votano una mozione ridicola” (supercazzola
la definisce). Roberto Fico, attuale presidente della Camera, afferma,
sempre nel giugno 2013, “sono dei caccia bombardieri e quindi sono
anticostituzionali in un momento in cui questo Paese sta soffrendo così
tanto, dove imprese stanno chiudendo, dove i cittadini non riescono ad
arrivare a fine mese è completamente illogico e senza senso mettere in
preventivo miliardi per acquistarli”. Ma il più deciso è Luigi Di Maio
che il 24 giugno 2013 scrive su Facebook: “Il Movimento chiederà la
sospensione del progetto che ci costerà almeno 10 miliardi di euro…
Prendiamo i 10 miliardi di euro e diamoli direttamente ai cittadini con
un vero reddito di cittadinanza senza passare per questa costosissima
farsa”.
Ma adesso qualcosa sembra essersi inceppato nella
sicurezza del Movimento se le dichiarazioni dei giorni scorsi del
sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo hanno suscitato tante reazioni
negative, soprattutto tra i militanti del movimento. Di Maio ha preso
prudentemente le distanze dalle frasi possibiliste di Tofalo ma ha
rinviato una parola definitiva ai prossimi mesi.
L’F-35 si
conferma così l’aereo della discordia. Dicono sia un velivolo stealth,
una parola che qualcuno traduce esagerando con il termine “invisibile”,
altri più correttamente con “furtivo”. In Italia è avvolto nel mistero.
Ministri della Difesa, sottosegretari, capi di Stato maggiore
sull’argomento, quando non hanno detto bugie, hanno contribuito a
costruire una cortina di disinformazione quasi impenetrabile. A oggi non
si sa quanti aerei siano stati effettivamente ordinati: chi dice 16,
chi 26. Non si sa quanti ne siano stati consegnati. L’unico numero certo
è quello degli aerei che l’Italia dovrebbe ricevere: 60 F-35A a decollo
convenzionale e 30 F-35B a decollo corto e atterraggio verticale. Metà
di questi ultimi destinati all’Aeronautica, l’altra metà alla Marina. La
disinformacija comincia da un’audizione del 2009 dell’allora
sottosegretario alla Difesa Forcieri che, per far ingoiare il rospo F-35
al Parlamento, già allora molto critico, sostenne che i 131 F-35
previsti (fu il governo Monti che ne ridusse il numero a 90) avrebbero
sostituito ben 260 aerei. Bugia che viene ripetuta ancora oggi dai fan
dell’aereo della Lockheed perché quel numero iniziale comprendeva aerei
che erano già stati ritirati dal servizio, quelli incidentati e i fuori
uso. Se il programma F-35 dovesse essere portato a termine l’Aeronautica
italiana si troverebbe ad avere un numero di aerei come mai era
successo in anni recenti, tra Eurofighter (96) e F-35 (75 oltre ai 15
della Marina), ma i caccia da sostituire sono una trentina di Tornado
del 6° Stormo di Ghedi in provincia di Brescia e altrettanti AMX del 51°
Stormo di Istrana in provincia di Treviso. Una sessantina dunque, molti
meno degli F-35 che si comprerebbero. L’impossibilità di sapere
esattamente quanti aerei siano stati effettivamente ordinati (i
contratti sono sottratti all’opinione pubblica) dipende dal meccanismo
di acquisto: si comprano prima i cosiddetti long-lead item (le parti che
devono essere realizzate con molto anticipo sull’aereo vero e proprio) e
solo successivamente attraverso il governo statunitense si ordina
l’aereo in lotti. Finora ufficialmente i lotti sono 12 o 13 ma sono già
in corso le attività precontrattuali per altri. Ogni lotto comprende
aerei per clienti diversi. Tre mesi fa la ministra Trenta ha detto che
il suo governo non aveva fatto nessun nuovo ordine mentre Gentiloni,
prima di togliere il disturbo, ne avrebbe ordinato otto in un solo
colpo. Ma non ci sono conferme: per provarlo la ministra, anziché
fornire i riferimenti contrattuali di cui è in possesso, ha citato un
comunicato stampa della US Navy che riferiva di alcuni contratti
riguardanti anche aerei italiani, ma per importi di pochi milioni di
dollari quando un solo F-35 costa “nudo” attorno ai 100 milioni.