Il Fatto 21.12.18
Mai sottovalutare un’atomica (a Natale)
Botti di fine anno - Vladimir Putin in “grande spolvero”: “È uno sfacelo, la morte della civiltà”
di Giampiero Gramaglia
“La
tendenza ad abbassare la soglia del ricorso” alle armi nucleari “è
pericolosa e potrebbe causare un disastro nucleare globale”: mittente
del monito è il presidente russo Vladimir Putin; destinatario il
presidente Usa Donald Trump, che a forza di sganciare gli Stati Uniti
dai patti nucleari, con l’Iran o sugli Inf, gli euromissili, sta
rendendo il Mondo un posto sempre meno sicuro.
“Credo – dice Putin
– che il ‘pericolo’ di un conflitto atomico sia scivolato sullo sfondo:
sembra impossibile, ma, se una cosa del genere dovesse accadere,
potrebbe causare la morte della civiltà e, forse, dell’intero pianeta”.
In una conferenza stampa di fine anno dalle dimensioni tolstoiane –
domande e risposte si succedono per quasi quattro ore –, il presidente
russo denuncia “lo sfacelo” del sistema di deterrenza internazionale,
acuito proprio dalla decisione di Trump di denunciare l’intesa sui
missili intermedi: un passo che “aumenta l’incertezza: se arriveranno i
missili in Europa – dice Putin –, l’Occidente non squittisca se noi
reagiremo”. Non è chiaro se il discorso nasca da un timore sincero o
nasconda le preoccupazioni per l’impatto d’un rilancio della corsa agli
armamenti sull’economia russa, mascherate, in ogni caso, dietro “grandi
progetti” per garantire alla Russia un balzo in avanti nell’innovazione
tecnologica.
Putin appare in spolvero: parla, con cautela, di
matrimonio; scherza con la reporter che attira l’attenzione agitando un
lembo di bandiera russa; si dichiara soddisfatto del lavoro fatto dal
governo del suo fido Dmitri Medvedev; innalza il gran pavese per una
crescita nei primi tre trimestri 2018 dell’1.7%.
È un discorso,
anzi uno show, a tutto campo: lo “zar del XXI Secolo” non ha paura di
compiere invasioni di campo (sulla Brexit, nel nome della democrazia, è
contrario a un nuovo referendum) e di rovesciare frittate (sull’Ucraina,
accusa gli Usa di interferire negli affari della Chiesa ortodossa,
mettendo zizzania tra Kiev e Mosca, come se ce ne fosse bisogno).
L’evento, al World Trade Center di Mosca, sul lungofiume
Krasnopresnenskaya, era già record prima di cominciare: 1.702 i reporter
russi e stranieri accreditati – mai così tanti nelle 14 edizioni di
questo rito mediatico -, armati d’oggetti d’ogni tipo per attirare
l’attenzione del portavoce Peskov e del presidente mattatore.
L’affondo
sul nucleare è spontaneo, non innescato da domande. La Russia, avverte
Putin, sviluppa nuove armi – “in futuro le avranno tutti, ma ora ce le
abbiamo solo noi” – per assicurare il rispetto dell’equilibrio
strategico, minato dallo scudo missilistico Usa, che Mosca “sa bene”
essere collegato agli “apparati offensivi” americani. E per di più c’è
lo spettro delle armi nucleari “tattiche”, ovvero a ridotto potenziale,
che qualcuno vorrebbe impiegare davvero.
Un’apocalisse. Altro che i
2’ alla mezzanotte dell’Olocausto nucleare dell’orologio degli
scienziati che misurano la minaccia atomica. Putin, poi, smorza i toni: è
sicuro che “l’umanità avrà abbastanza buon senso” per evitare la
catastrofe; e assicura che la Russia non “aspira a dominare il mondo”:
“È un luogo comune – sostiene – propinato all’opinione pubblica
occidentale perché la Nato ha bisogno di un nemico per ‘fare quadrato’ e
questo nemico è la Russia”.