Il Fatto 17.12.18
Usa, da Joe Biden a Clooney: chi vuol essere l’anti-Trump
È
cominciata la corsa verso le nomination: politici (il vice di Obama e
l’ossessione Hillary Clinton), vip vari (da Oprah Winfrey che smentisce a
Mr Facebook che ci pensa) e giovani promesse ancora poco note
di Giampiero Gramaglia
In
fondo, non la spara grossa Joe Biden, il vice presidente di Barack
Obama dal 2009 al 2017, quando dice di essere “la persona più
qualificata per divenire presidente nel 2020”: fra due anni, il 3
novembre, gli americani dovranno decidere se confermare alla Casa Bianca
Donald Trump o se darsi un nuovo comandante in capo. Biden, 76 anni,
qualificato lo è di sicuro: senatore del Delaware per 36 anni, poi vice
presidente per otto, della politica sa se non tutto molto.
L’ex numero 2 guida i sondaggi
I
sondaggi fatti subito dopo la sua sortita – l’occasione era la
presentazione d’un libro nel Montana, non proprio lo Stato da cui
lanciare una campagna democratica, dato che vota sempre repubblicano –
sembrano dargli ragione: Biden, 28%, è in testa, davanti a Bernie
Sanders, senatore del Vermont, nei favori dei potenziali elettori
democratici e indipendenti, secondo un rilevamento Harvard Caps
& Harris.
Il fatto è che i sondaggi, oggi, misurano, più
che il favore di cui un candidato gode, la sua notorietà. Biden e
Sanders, indipendente e “socialista”, protagonista di un testa a testa
con Hillary Clinton per la nomination democratica nel 2016, sono gli
unici due personaggi democratici che possono vantare una celebrità
nazionale, a parte la stessa Hillary, che per ora è fuori gioco, ma non è
detto che lo resti.
Terzo arriva Beto O’Rourke, enfant prodige
democratico del Texas, che però sta al di sotto del 10% – è al 7% –
perché, a livello nazionale, pochi ancora lo conoscono (e quei pochi
sanno che nel voto di midterm ha perso il duello con il senatore
repubblicano Ted Cruz, sia pure sfiorando il colpaccio in uno Stato
tradizionalmente conservatore).
Biden, comunque, ci sta pensando –
s’è dato due mesi di tempo per decidere –, come stanno facendo almeno
una ventina di democratici più o meno “ortodossi”: al via alle primarie
mancano tredici mesi, ma già l’estate prossima i candidati alla
nomination si faranno vedere nello Iowa, da dove si parte, frequentando
case di riposo e centri comunitari. Di qui ad allora, sapremo, un po’
alla spicciolata, se e come intendono muoversi i vecchi Biden e Sanders,
ma anche Hillary ed Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts,
icona liberal, che non scese in lizza nel 2016 per non imbarazzare
Hillary, “campionessa” femminile.
Assenti per adesso i volti del midterm
O
i “nuovi”: O’Rourke, rimasto senza seggio alla Camera e libero di fare
campagna da subito; o Kamala Harris, senatrice della California, o
ancora Cory Booker, senatore del New Jersey, o Julian Castro, ex sindaco
di San Antonio in Texas ed ex ministro nell’amministrazione Obama,
astro nascente ispanico un po’ appannato, ma intenzionato a correre.
Pochi ne parlano, ma c’è chi ha già messo in tavola le proprie carte:
John Delaney, 55 anni, deputato del Maryland, sarà in lizza per la
nomination.
O’Rourke a parte, manca, fra i tanti nomi snocciolati,
un rappresentante dell’onda democratica che un mese fa ha vinto il voto
di midterm: giovani provenienti dai volontari sanderisti 2016, spesso
donne, talora “diversi”, che hanno il pregio del nuovo, ma che forse
sono troppo nuovi per puntare alla Casa Bianca fra due anni. Al punto
che Michael Moore, il regista, scommette su Michelle Obama,
popolarissima ex first lady (decisissima, però, a non correre).
Gli “alternativi” famosi e famosissimi
Ci
sono invece gli alternativi: dalla celeberrima signora della tv Oprah
Winfrey, che s’è chiamata fuori, all’attore George Clooney, di cui si
parla a prescindere, passando per Mark Zuckerberg, un po’ appannato dal
ruolo di Facebook negli inquinamenti elettorali più recenti; Tom Steyer,
miliardario grazie agli hedge funds, filantropo, ambientalista,
liberal, e Howard Schultz, ex boss di Starbucks tentato dalla politica.
Nomi
in liberta? Non quello di Michael Bloomberg, magnate dell’editoria,
sindaco di New York per dieci anni, un ermafrodita della politica: è
democratico o repubblicano a seconda di chi lo candida; ed è contro
Trump, “sono in disaccordo – spiega – con quasi tutto quel che fa”. Nel
calderone di personaggi del business e dello spettacolo, lui pare
l’unico ad avere chances e fondamento, nonostante l’handicap di essere
un altro miliardario newyorchese, come Trump.
Ma il più probabile è Mister X
I
sondaggi dicono che il candidato democratico a Usa 2020 si cela per ora
agli americani e forse anche a se stesso: quasi un quinto degli
intervistati non sa neppure chi indicare; e non è probabile che i
democratici si affidino nel 2020 a Biden o a Sanders, dopo che nel 2016
la Clinton, che era l’usato sicuro, perse contro il candidato più
improbabile, ma meno implicato con la politica, Trump.
“Beto
O’Rourke è quel tipo di volto nuovo che potrebbe scuotere la corsa dei
democratici”, spiega Mark Penn, co-direttore del sondaggio Harvard Caps
& Harris. Fa meglio di tutti i nuovi che scaldano il motore,
pure di Michael Avenatti, l’avvocato di Stormy Daniels, la pornostar che
ebbe una storia con Trump e fu pagata per tenerla segreta: Avenatti,
più che la nomination, cerca pubblicità.
Mosse e attese
Un
altro sondaggio, che tiene conto di Hillary, vede sempre Biden e Sanders
davanti; l’ex first lady è terza, anche se tre quinti degli
intervistati non credono che si candiderà e più della metà la detesta.
Ma lei continua a tenere la porta della candidatura socchiusa.
Delaney
a parte, i politici nicchiano. Bloomberg e Steyer fanno invece
percepire le loro intenzioni: l’ex sindaco della Grande Mela visita
città dello Iowa; Steyer frequenta la South Carolina, lo Stato che dà il
via alle primarie nel Sud.