Il Fatto 16.12.18
Come si fabbrica la cattiveria
di Furio Colombo
Che
rapporto può esserci tra un’Italia che vuol dare subito un reddito ai
più poveri e un’Italia, la stessa, che caccia con ruspe e truppe armate
quelli ancora più poveri dai rifugi “di fortuna” che si erano trovati?
Che legame si può trovare tra un’Italia che vuol essere creduta e
rispettata e la frase umiliante “Prima gli italiani” che racconta di
gente rozza e prepotente, che vuole comunque passare avanti non per
merito ma per “razza”? Come non vedere che non si può volere il reddito
di cittadinanza per evitare che qualcuno patisca la fame e poi decretare
la fame quotidiana per i bambini non italiani delle scuole di Lodi?
Quando
qualcuno protesta, sia pure il procuratore Capo di Torino, il ministro
dell’Interno gli grida subito: “Prima si faccia eleggere”. È una frase
dal significato misterioso perché, da un lato, ci sono diversi compiti e
diritti che consentono di prendere la parola e, dall’altro, c’è la
Costituzione che dà quel diritto a tutti, non solo alla casta. Ma a
questa casta adesso appartiene, con evidenti brividi di ebbrezza, lo
stesso ministro degli Interni che maltratta il procuratore e poi si
guarda intorno soddisfatto. Visto che adesso posso?
In caso di
obiezione sullo strano comportamento, l’esuberante leader della casta
del cambiamento risponderebbe ancora una volta: “Fatti eleggere prima di
parlare”. Giusto. Infatti Mimmo Lucano, di Riace, era stato
regolarmente eletto dai suoi cittadini alla carica-simbolo di tutte le
cariche elettorali: il sindaco. Ma eletto o non eletto, il sindaco non
aveva detto la cosa giusta. Non in questa Italia del cambiamento. Il più
eletto di tutti aveva una sua idea dei profughi e migranti (salvarli
tutti, accoglierli tutti), che non coincideva con l’idea di lavorare
insieme con i torturatori libici instaurata prima dal ministro Minniti, e
poi, con energia raddoppiata, dal nuovo leader della casta, della Lega e
del ministero dell’Interno. E allora il sindaco è stato arrestato. Dopo
l’arresto, benché senza imputazioni, è stato allontanato dalla sua
città, con l’obbligo di non ritornare, come si fa con i sindaci in odore
di mafia.
Giunge notizia che varie facoltà italiane di
Giurisprudenza, e in alcune scuole di Legge in Europa, abbiano dato vita
a seminari (forse a “master”) sui fatti di Riace, per spiegare come si
possa esiliare senza imputazione un sindaco eletto. Oppure come si
riesca a lasciar trascorre mesi (tutto è cominciato il 2 ottobre) senza
consentire a un cittadino eletto e incensurato di difendersi e – data
l’assurdità della vicenda – tornare a governare, in base al voto
ricevuto e tuttora in assenza di reato.
Negli stessi giorni l’ex
capo di Gabinetto della sindaca di Roma Raggi dovrà prepararsi per i tre
anni di reclusione a cui è stato condannato per reati compiuti mentre
era accanto al sindaco e nel rapporto politico più stretto. Certo, si
trattava di governare Roma con decenza e non di fermare in mare
rifugiati e immigrati da consegnare subito ai campi di tortura libici.
Per incorniciare gli eventi occorre ricordare che all’inizio di tutto
questo massacro giuridico e costituzionale che ha travolto l’Italia c’è
la legge Bossi-Fini, sulla quale ancora ora si misurano i “reati” degli
“stranieri” e si riempiono le carceri italiane, già strapiene, di
persone che non sanno neppure di che cosa sono imputate.
Chiude la
scena, e l’esistenza di una civiltà italiana, la Legge detta della
Sicurezza, approvata in un giorno, che invece riguarda quasi solo
l’immigrazione. Questo scambio malevolo basta per creare una cattiveria
automatica che non potrà non orientare la burocrazia e i suoi
funzionari, persino quelli inclini a comportarsi con umanità. E
naturalmente servirà a orientare al peggio i cittadini. Tutto, in questa
legge, ti fa capire che sarai apprezzato solo se neghi, perseguiti,
insulti, maltratti e arrivi con la ruspa (simbolo della nuova Italia del
cambiamento), dopo aver tagliato o abolito ogni aiuto o contributo alla
sopravvivenza. Importante è non voler sapere, dove dare un tetto a chi
viene cacciato in piena notte e nonostante la presenza di molti bambini.
Sulla strada i rifugiati, diventando illegali, “disturbano” i
cittadini. E i giornali, con uno spunto di fierezza annunciano la nuova
“stretta” o il nuovo “pugno di ferro” sugli immigrati.
Il Censis
ci ha avvertito che siamo diventati cattivi. È avvenuto seguendo
l’esempio e le regole di chi ci governa. Una giovane studiosa americana
che ha trascorso mesi in Italia (questa Italia cattiva descritta con
costernazione dai ricercatori e da Amnesty International) racconta come è
nata la tragedia del linciaggio in America, dopo che i neri non più
utilizzabili per il lavoro (fine dello schiavismo) sono stati
abbandonati, poveri e senza casa, per le strade d’America.