Il Fatto 15.12.18
Pier Liigi Bersani
“Serve una sinistra nuova per dialogare con i 5Stelle”
“Ci siamo dispersi, bisogna riorganizzare il campo per reggere all’onda della destra”
“Serve una sinistra nuova per dialogare con i 5Stelle”
di Luca De Carolis
“Bisogna
parlare a nuora, cioè all’Europa, perché intenda la suocera, cioè
quelli che ci prestano i soldi”. Su un divanetto alla Camera che sembra
un deserto, Pier Luigi Bersani scuote la testa. Non lo convince, la
manovra del governo. Ma sono molti i temi di cui parla l’ex segretario
dem, e tutti i fili portano allo stato di salute della sinistra: “Ora è
dispersa, in rotta. Ma non è morta, perché la sinistra è un fiore di
campo, rinasce ovunque”. E Bersani conta di darle acqua ripartendo da
Ricostruzione, la manifestazione nazionale di Mdp di domani a Roma.
La trattativa con la Ue sulla manovra è difficile. Tutto previsto?
La
manovra è fatta quasi tutta di spesa corrente, in deficit. Sarebbe
stato diverso se la maggioranza avesse detto: ‘Useremo l’80 per cento
del disavanzo per investimenti in opere pubbliche’.
Il M5S punta sul reddito di cittadinanza. Una misura di sinistra, o no?
La
povertà è l’altro problema assieme al lavoro. E va affrontata chiedendo
un contributo straordinario di tre anni alle ricchezze superiori ai tre
milioni di euro. Con lo 0,8-1 per cento di imposta, si ricaverebbero 3 o
4 miliardi, da aggiungere a quelli del Rei.
Basterebbe?
Il
conto finale sarebbe tra i 5 e i 6 miliardi. Facendo un’operazione del
genere, con l’Europa si sarebbe discusso meno dei numerini.
Il reddito del M5S pare più incisivo.
Nel
Forum con voi, Di Maio ha detto che la platea rimarrà invariata, ma che
la misura verrà diluita nel tempo. Ma quando il reddito e quota 100
andranno a regime, come si farà con i conti? Bisogna essere seri. La
verità è che povertà e lavoro sono due problemi diversi tra loro.
Il reddito di cittadinanza dovrebbe produrre occupazione.
Per
aggiustare i centri per l’impiego ci vogliono due o tre anni. La
povertà la puoi combattere solo con i Comuni e con i sindacati, che
hanno i centri di servizi diffusi su territori. Il lavoro invece lo crei
solo con gli investimenti: e ora non c’è.
Questo governo durerà?
La
maggioranza ha dentro di sé una mina, e in tempi non lunghi questa fase
si chiuderà. Come dice Di Maio, con Salvini non hanno creato una
coalizione, dove i partiti mediano sui provvedimenti, bensì si sono
inventati uno scambio di voti sulle reciproche bandierine. Assieme
stanno facendo solo una cosa: chiedere soldi in deficit.
Quindi?
Una
volta finita la tragicommedia con l’Europa, resteranno solo le
bandierine, indigeste ai rispettivi elettorati. E presto si vedrà come i
5Stelle non saranno in grado di reggere a un’onda profonda di destra
che si muove in Italia e nel mondo. Temo che la delusione tra i loro
elettori andrà a ingrossare la Lega: sta già avvenendo.
Sì, ma la sinistra? Esiste ancora?
Serve
una cosa nuova, una cesura e una ripartenza. Neanche l’attuale campo
della sinistra è in grado di far fronte all’onda di destra.
E allora?
Chi
vuole fare un partitino centrista alla Ciudadanos o alla Macron lo
facesse. E anche chi vuole fare il radical-De Magistris. Ma qui serve
una forza di sinistra larga, popolare e con vocazione di governo, e che
metta le mani e i piedi nel tema sociale.
Con quale rotta?
Se andasse avanti questo percorso, si potrebbe tornare a discutere con i 5Stelle. Certo, non con in tasca l’esito.
Loro non sembrano dell’idea.
Il
M5S ha votato cose che fanno paura, come il decreto Sicurezza di
Salvini. E propone cose impotabili come la riforma costituzionale di
Fraccaro. Ma quando dovranno fare i conti con la fine di questa fase si
potrà provare a capirsi.
Il collante può essere Roberto Fico, il grillino “rosso”?
È
un’ottima persona. Ma i processi politici non li innesca una persona
sola. E nei 5Stelle deve aprirsi una discussione. Loro hanno paura a
farlo, come l’ha avuta il Pd.
Renzi ormai parla con fastidio del Pd.
Non
mi stupisce affatto che il Pd gli interessi poco, penso che farà un
partitino tecnocratico. Piuttosto la domanda è quanto il renzismo sia
entrato in vena nei dirigenti ed eletti.
Il congresso è un calvario.
Do
un giudizio tecnico: non si vedono le discriminanti, ossia manca la
discussione su quando è avvenuta la scissione con il nostro popolo. Se
non si parte da lì, non si riesce a parlare alla gente.
Che opinione ha di Maurizio Martina e Nicola Zingaretti?
Voglio bene a tutti e due. Chiunque si alzi e dica una parola chiara su questi punti può farcela.
Sincero: il Pd sta morendo?
Questo
è in gioco. Ci vuole una riorganizzazione, una cesura. E credo che,
comunque vada, il congresso darà un esito certo su questo.
Lei
parla di riorganizzazione. Ma LeU ha fallito perché nelle liste ha dato
spazio a capibastone e dinosauri, rifiutando i rappresentanti dei
movimenti referendari.
Non è che uno si alza la mattina e
rappresenta la società civile. LeU doveva innescare un processo, e non
ci è riuscito, è vero. Ma è mancata anche la comprensione dei processi
in Italia, di questa destra.
Domenica ci sarà l’assemblea di Mdp. Sarà una riunione di reducisti, una ridotta?
Penso che verrà fuori un appello a una sinistra dispersa che c’è e può ritrovarsi a partire dai territori.
E come? Bisognava farlo anche prima del 4 marzo.
Andando dappertutto, con idee. Io non guiderò la carretta. Ma ho voglia di spingerla.