Corriere 15.12.18
Contro l’inganno del cambiamento il populismo che disgrega e la forza delle donne
Sara
Ventroni ,Serena Sapegno, ,Cecilia Sabelli, ,Simonetta Robiony, ,Anna
Maria Riviello, ,Silvia Pizzoli, Donatina Persichetti, ,Francesca
Marinaro, ,, ,Francesca Izzo ,Fabrizia Giuliani, ,Antonella Crescenzi,
,Licia Conte, ,Cristina Comencini, , Rita Cavallari, ,le Elezioni
europee 2019 ,per ,Snoq-Libere
Le donne vincono
periodicamente e vanno incontro ciclicamente a sconfitte, anche per loro
responsabilità. Un periodo cominciato con una loro inedita presenza,
sia nella politica che nella società, si è concluso riproiettando il
vecchio film: solo uomini sulla scena pubblica che s’incontrano,
discutono, si insultano, decidono e non si accorgono di stare in una
fotografia che sembra scattata in Arabia Saudita.
La maggioranza
delle donne andate al potere non ha usato la propria forza per battersi e
imporre la nostra agenda riformatrice, è stata subalterna agli uomini e
alla fine ha perduto tutta la forza conquistata. E nella società, come
per altre grandi questioni politiche, ha prevalso anche sul fronte
femminile una visione datata, vecchia di intendere la libertà, il potere
e il loro reale effettivo esercizio.
Non essendo per esempio
riuscite a imporre come tema politico di prima grandezza la maternità,
l’accesso delle donne al lavoro resta limitato e troppo spesso
ingiustamente mortificato, non abbiamo avuto congedi parentali degni di
questo nome e nemmeno asili nido. Sempre più faticosa è diventata la
nostra vita. E anche questo è un vecchio film.
La maternità, il
lavoro delle donne, la condivisione non sono solo argomenti delle donne e
non possono essere risolti sostituendo l’assenza di servizi con la
famiglia. La procreazione, spostata sempre più in là, diventa di fatto
impossibile e viene discreditata fino a rendere accettabile l’idea che
madri e bambini si possano acquistare sul mercato.
La nostra
politica continua a essere considerata secondaria e marginale, senza la
dignità di questione generale. Mentre la rivoluzione delle donne è un
tema fondamentale come la globalizzazione, è una delle cause più potenti
della rottura del vecchio impianto della società, della famiglia e del
lavoro. Se non si capisce la portata di questo cambiamento, non si può
intravedere la possibilità di nuove relazioni sociali, familiari e
umane, e neanche la crescita economica dell’Italia, la sua futura
modernità.
Non si tratta di «difendere i diritti delle donne»,
perché le donne non sono una minoranza, che rivendica ruoli, chiede
riconoscimenti oppure si chiama fuori. Le donne sono il nuovo soggetto
della politica riformista del nostro tempo, come indicano chiaramente il
voto americano e le nuove piazze italiane convocate da donne. E se non
si trasforma l’idea di futuro, si torna fatalmente indietro, come sta
accadendo.
Insomma, ci ritroviamo in una situazione per certi
versi analoga a quella che ci spinse a dar vita a Se non ora quando? nel
2011, con una differenza notevole però: non siamo più innocenti e il
mondo intorno è noi è stato terremotato.
Sono a rischio i valori
democratici ed europeisti che hanno consentito la crescita
dell’autonomia e della libertà femminile in Italia e in Europa. Non
possiamo più stare a guardare, dando deleghe in bianco a chi affronterà,
nelle Elezioni europee del maggio 2019, una sfida decisiva per le sorti
nostre e dell’Europa.
Le donne devono esserci: nelle liste,
certo, ma soprattutto nella politica e nei programmi delle forze
democratiche ed europeiste. Devono contribuire a ridefinirne visione,
profilo e agenda. Questa è la sola via per costruire un progetto
unitario, all’altezza del tempo e capace di opporsi al messaggio
disgregatore populista. La forza del cambiamento viene dalla nostra
libertà.