Corriere La Lettura 2.12.18
Eterna Circe, eterna Medea
Le madri di tutte le streghe
di Michela Valente
L’anno
scorso, quando il portiere del Benevento, Alberto Brignoli, segnò di
testa un gol al Milan al 95° minuto, caso davvero raro, tutta Italia e
anche molti nel mondo assistettero al tripudio di bandiere della squadra
giallorossa su cui campeggia una strega in volo a cavallo di un manico
di scopa. La leggenda vuole infatti che a Benevento, sotto il noce, le
streghe si raccogliessero per il sabba, una riunione notturna in cui
donne e uomini lì giunti in volo da ogni parte davano libero sfogo a
ogni loro desiderio insieme a Satana e ai suoi demoni. La leggenda
affonda le radici nella presenza dei Longobardi nella città campana e
nei loro riti considerati magici agli occhi dei locali. Da lì in poi
Benevento è diventata la città delle streghe tanto da ricordarlo anche
nello stemma della società calcistica.
Marina Montesano, con un
bel libro pubblicato in una collana di Palgrave dedicata a Historical
Studies in Witchcraft and Magic (studi storici sulla stregoneria e la
magia), pone in evidenza come le credenze antiche e le descrizioni della
magia e della stregoneria nella letteratura classica greca e latina
(Omero, Virgilio e Ovidio) abbiano avuto un impatto concreto nella
caccia alle streghe dell’età moderna. Svela così come la strega, che poi
verrà accusata, processata e spesso condannata al rogo, riproponga
tratti già presenti nei classici poi trasmessi e rielaborati nella
cultura italiana tra Umanesimo e Rinascimento.
Da fonti diverse e
credenze diffuse, si costruisce e cesella l’immagine della strega che da
personaggio letterario e mitico assume le fattezze che la porteranno a
essere accusata di patto con il diavolo e a finire in tribunale. Così
Giovanni Boccaccio, Ludovico Ariosto e poi William Shakespeare attinsero
a piene mani da quel patrimonio che va dalla Circe di Omero che
trasforma in animali a Medea, grande maga capace di uccidere i suoi
figli, alle Metamorfosi di Apuleio, dove Telifrone è ingannato e ferito
dalle streghe fino alla spaventosa Eritto di Lucano.
È un continuo
gioco di specchi tra finzione letteraria e realtà, che forgia e
alimenta il sospetto e infine il processo. Sin dall’impero romano la
magia e la stregoneria sono proibite e con il cristianesimo ogni pratica
di eredità pagana è condannata fermamente. Sant’Agostino denuncia le
illusioni demoniache e molti padri della Chiesa si premurano di
rifornire l’arsenale teologico contro la pratica magica. Nel XII secolo
il Decreto di Graziano cerca di porre un argine alla superstizione
accusando di eresia chi crede alle streghe, donne dedite al culto di
Diana, retaggio del paganesimo, ma è un’impresa impossibile.
Ci
sono teologi che ammoniscono a non credere a favole letterarie che
servono soltanto per dilettare. Ma queste credenze si consolidano
migrando da una cultura a un’altra per diverse vie, soprattutto quelle
orali, e tra queste c’è la predicazione con cui avviene il passaggio da
illusione a realtà: dall’espediente letterario al processo. Il
francescano Bernardino da Siena, uno dei più famosi predicatori del
Quattrocento, in più occasioni denuncia le pratiche stregonesche,
regalando così un nutrito catalogo delle varie superstizioni. E ancora
una volta si ritrovano gli elementi classici della stregoneria: le
streghe sono accusate di infanticidio «col succhiar il sangue loro»,
preparano polveri per le magie e l’unguento grazie al quale possono
volare, ma possono anche trasformarsi in animali, quelle metamorfosi
così spaventose e temute. Fanno parte della società di Diana, una sorta
di controsocietà e si recano al noce di Benevento per incontrare Satana e
lì praticano riti che rovesciano quelli cristiani.
Dopo il
passaggio di Bernardino, si aprono processi alle streghe e il più
celebre è quello a Matteuccia a Todi (1426-1428). Anche la
rappresentazione artistica aiuta a consolidare l’immagine e a rafforzare
la credenza. Hans Baldung Grien e Albrecht Dürer riprendono
sostanzialmente alcune caratteristiche di tradizione classica,
soprattutto con i modelli di Circe e di Medea: la strega, vecchia, nuda e
di fattezze sgradevoli, è rappresentata durante il volo.
Dal
libro al tribunale, Montesano illumina l’origine e lo sviluppo della
rappresentazione della strega e della sua persecuzione come conseguenza
di un processo di demonizzazione dell’altro, in cui l’autorevolezza del
classico maschera spesso altre finalità. Un percorso intricato e
complesso che ha come approdo le tre streghe del Macbeth tessute da
Shakespeare con fili di antico, destinato a diventare classico.