Corriere 8.12.18
Raphaël Glucksmann
«Perso il controllo della situazione
È una svolta per la storia del Paese»
dal nostro corrispondente Stefano Montefiori
PARIGI La protesta dei gilet gialli rappresenta un momento cruciale per Macron?
«È
una svolta nella storia della Francia, non solo nel mandato Macron. Una
crisi sociale profonda abbinata a una crisi di regime», dice Raphaël
Glucksmann, autore del saggio primo in classifica I figli del vuoto,
dall’impasse individualista al risveglio dei cittadini e fondatore poche
settimane fa del movimento di sinistra «Place Publique».
Il presidente attira tutto l’odio su di sé, ma le colpe sono solo sue?
«Non
è colpa solo di Macron, abbiamo alle spalle quarant’anni di politiche
fallimentari. Lui, con l’arroganza e alcune misure ingiuste, è stato il
fiammifero gettato su un barile di polvere da sparo».
Eppure Macron ha vinto le elezioni solo un anno e mezzo fa, come si spiega un crollo così rapido?
«Guardiamo
a cosa è successo in Italia. Renzi era celebrato in Europa come il
salvatore della democrazia liberale, e oggi avete il governo sovranista
Lega-5 Stelle. Noi viviamo uno scenario simile, con istituzioni diverse.
Macron non è mai stato forte come molti credevano, ha preso solo il 24
per cento dei voti al primo turno delle presidenziali, eppure la sua
maggioranza controlla l’80 per cento dell’Assemblea nazionale. Lo
scontento che non si esprime in Parlamento si riversa nelle piazze».
Quali sono stati i suoi errori più gravi?
«Di
stile, e di sostanza: ha parzialmente soppresso l’Isf (la tassa
patrimoniale, ndr) e diminuito gli aiuti alle famiglie. Non se lo poteva
permettere, non aveva un sostegno sufficiente nel Paese».
Ci sono state avvisaglie della crisi?
«Certo,
pensiamo a Nicolas Hulot, ex ministro per la Transizione ecologica, che
aveva avvisato il governo sui rischi di una carbon tax non accompagnata
da misure sociali. Non è stato ascoltato, e si è dimesso. È il problema
di un partito nato attorno a un solo uomo, Macron, e all’ideologia au
même temps, “allo stesso tempo”, che permette di tenere dentro qualsiasi
idea e il suo opposto pur di conquistare il potere».
Qual è la sua opinione sui gilet gialli?
«Sono
un “allo stesso tempo” opposto, quello della protesta. Dentro c’è
tutto, i gilet gialli sono di estrema sinistra e allo stesso tempo di
estrema destra, vogliono più servizi pubblici e allo stesso tempo meno
tasse. Il rischio è che in questo movimento pigliatutto finisca per
imporsi la corrente dall’ideologia più coerente e strutturata, l’estrema
destra».
In questo contesto come reagisce «Place Publique»?
«Cerchiamo
di ridare la parola alla politica. Tre priorità: una fiscalità più
giusta e più attenta ai bisogni delle classi meno privilegiate; riforme
istituzionali per superare la Quinta Repubblica; una transizione
ecologica socialmente giusta. Poi speriamo di federare la sinistra
attorno a una proposta comune, a gennaio decideremo se e come
presentarci alle europee».
A breve termine che cosa può succedere?
«Macron
ha voluto incarnare la figura del re, e ha generato i sanculotti. Un
immenso problema perché per ora abbiamo un re e dei ghigliottinatori, ma
non proposte alternative credibili. Il presidente si è rifugiato nel
mutismo, ha detto che parlerà la settimana prossima. Può cambiare primo
ministro e dare una svolta più sociale alla presidenza, oppure indire
nuove elezioni legislative. Ma la gestione attuale è preoccupante.
Quando lo stesso Eliseo evoca migliaia di persone che verranno a Parigi
”per uccidere”, significa che si sta perdendo il controllo della
situazione».