Corriere 28.12.18
Tagli a imprese e istruzione, in tre anni 9 miliardi in meno
di Mario Sensini
ROMA
Più fondi per le pensioni e le politiche sociali, meno risorse per la
scuola, per i beni culturali, il soccorso civile e l’accoglienza degli
immigrati. Una spesa decisamente più alta per gli interessi sui titoli
pubblici, ma anche una sforbiciata progressiva, e assai pesante, agli
incentivi concessi alle imprese. Sulle quali, come emerge dal bilancio
pubblico che si delinea per il prossimo triennio, graveranno, alla fine,
i costi maggiori della manovra del «cambiamento», la prima del governo
giallo-verde.
Il bilancio pubblico riclassificato per «azioni
politiche» che viene allegato al disegno di legge di Bilancio rende in
modo evidente le scelte operate. Cioè come i nuovi stanziamenti e i
tagli alla spesa necessari per finanziarli modificheranno il bilancio
del prossimo triennio. Al netto di nuovi interventi che certamente ci
saranno, se non altro per scongiurare gli aumenti dell’Iva con altri
taglio tasse.
E sarà un impatto sostanziale: con Quota 100 la
spesa per le pensioni crescerà tra il ’19 e il ’21 di 4 miliardi, mentre
il Reddito spingerà la spesa per la famiglia e le politiche sociali,
che aumenta di 1,5 miliardi. E poi c’è il costo degli interessi sui
titoli di Stato, che cresce di ben 8,5 miliardi nel triennio (da 74,2 a
82,7 miliardi). In compenso c’è un taglio di 5 miliardi agli incentivi
alle imprese, una sforbiciata di ben 4 miliardi alla scuola. Si
risparmierà sul rimborso delle imposte (-3,9 miliardi, si spenderà meno
per il soccorso civile (3,3 miliardi) e per l’immigrazione. Restano
ferme, nel triennio, le risorse per ordine pubblico e sicurezza,
giustizia, difesa, agricoltura, ricerca.
Il nuovo parametro per le
uscite dal lavoro a Quota 100 ha l’effetto di proiettare oltre quota
100 miliardi la spesa per tutte le politiche previdenziali, che passa da
96,4 a 100,2 miliardi tra il 2019 e il 2021. Qui dentro la spesa vera e
propria per le pensioni aumenta di 3,8 miliardi da 84,9 a 88,7
miliardi. Salgono gli stanziamenti per le politiche sociali e la
famiglia, da 40,2 a 41,8 miliardi, e per il Reddito (più 1 miliardo tra
il ‘19 e il ‘20), ma c’è anche 1 miliardo in più nel triennio per
invalidi, disabili e non autosufficienti (da 19,6 a 20,6 miliardi).
Altro
capitolo molto pesante nel bilancio pubblico è quello assorbito
dall’istruzione scolastica. Che si riduce, a legislazione vigente, di 4
miliardi nel triennio, cioè di circa il 10%. Si passa da 48,3 a 44,4
miliardi nel giro di tre anni, con una riduzione delle risorse sia per
l’istruzione primaria (da 29,4 a 27,1 miliardi di euro) che per quella
secondaria (da 15,3 a 14,1 miliardi). A determinare la flessione
contribuisce in modo decisivo la riduzione dei fondi per gli insegnanti
di sostegno, un miliardo nel ciclo primario, 300 milioni in quello
secondario. In compenso si spenderà qualcosa in più per l’Istruzione
universitaria (da 8,3 a 8,5 miliardi tra il ‘19 e il ‘21).
La
spesa per sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese, come
detto, si riduce drasticamente, nonostante la flat tax sulle partite Iva
e i nuovi sgravi Ires per quelle che reinvestono gli utili. La bolletta
è molto pesante: gli stanziamenti passano da 24,7 miliardi nel 2019 a
20,6 nel 2020 e a 19,6 miliardi nel 2021. Sono 5,1 miliardi che vengono
meno in gran parte proprio grazie alla riduzione degli incentivi fiscali
(da 18,3 a 16 miliardi).
Bruxelles
I contributi pagati dall’Italia al bilancio Ue aumentano di oltre tre miliardi in tre anni
Non
riguarda solo le imprese, ma per il prossimo triennio ci sarà da
mettere in conto anche una riduzione dei rimborsi fiscali operati dallo
Stato. Che passeranno dai 73 miliardi previsti per il 2019 a 69,1 nel
2021.
Sale anche il costo della partecipazione italiana al
bilancio dell’Unione europea, nonostante il governo lo ritenga già ora
troppo alto.
I contributi all’Unione Europea aumentano di oltre 3
miliardi nel periodo, da 20,8 a 23,9 miliardi. E salgono anche quelli
dello Stato a Regioni ed enti locali, che comprendono gli stanziamenti
per la sanità: da 119,9 miliardi di euro nel 2019 a 121,1 nel 2021.
Tra
il 2019 e il 2020 raddoppiano gli stanziamenti per le infrastrutture
(da 3,6 a 7,3 miliardi, poi scendono a 5 nel 2021), grazie a 3,5
miliardi in più per strade e autostrade in gestione Anas. Si prevede,
inoltre, un incremento dei fondi per la mobilità e il trasporto pubblico
di 1,3 miliardi nel triennio (in questo caso grazie al contratto di
programma delle ferrovie).
A fare le spese di queste scelte
politiche sono altre «missioni» pubbliche. Scendono ad esempio la spesa
per l’immigrazione (da 3,3 a 2,9 miliardi), quella per la tutela dei
beni culturali e del paesaggio (da 2,6 a 1,8 miliardi), come quella per
il soccorso civile, che passa da 7,6 a 4,3 miliardi.
Il «sostegno
alla ricostruzione» crolla tra il ‘19 e il ‘20 da 3,2 miliardi a 700
milioni, poi 380. Ma scendono anche le risorse finanziarie per la
protezione civile di primo intervento, da 744 a 391 milioni di euro.