giovedì 27 dicembre 2018

Corriere 27.12.18
Se l’India sorpassa l’economia cinese
di Danilo Taino


Nei giorni scorsi è stato reso noto un dato che a prima vista sembra di relativa importanza ma in realtà potrebbe indicare uno spostamento geo-economico rilevante. Per la prima volta, nel 2018 l’india ha attratto più investimenti diretti nelle sue imprese della Cina: 39,54 miliardi di dollari contro 32,76, secondo la società di analisi finanziarie britannica Dealogic. Si incrociano due tendenze. La prima è l’ottima crescita dell’economia indiana, che dal quarto trimestre del 2017 è superiore a quella cinese, per esempio 8,3% nel terzo trimestre di quest’anno e 7,1% nel quarto, contro rispettivamente il 6,7 e il 6,5%. La seconda tendenza sta nel rallentamento della Cina, colpita dalla guerra commerciale che le sta portando Donald Trump, da una serie di squilibri interni, dalla caduta dei valori della Borsa di Shanghai, attorni al 25% da inizio anno. Il sorpasso indiano è importante perché, se confermato nei prossimi mesi, indicherebbe un cambiamento di sentimento negli investitori internazionali: l’economia cinese non sarebbe più la loro beniamina incontrastata. Di conseguenza, il prestigio che il modello di capitalismo autoritario, separato dalla democrazia, propagandato da Pechino faticherebbe a sostenere di essere il migliore, quello che i Paesi in via di sviluppo farebbero bene a seguire perché più efficiente: se la crescita e l’interesse globale sono maggiori per una democrazia per di più complicata come quella indiana, la tesi del Partito Comunista Cinese può vacillare. Il prestigio di Pechino in una certa misura ne soffrirà, soprattutto in Asia dove è impegnata in una sforzo straordinario per accrescere la propria influenza e ridurre quella degli Stati Uniti (e dell’India). Un cambiamento, rispetto agli scorsi anni, che potrebbe avere riflessi al vertice della leadership cinese. Anche dal punto di vista europeo, la tendenza può essere significativa. Secondo dati di Eurostat, alla fine del 2017, soggetti della Ue detenevano uno stock di investimenti in India pari a 77 miliardi contro i 328 posseduti in Cina (Hong Kong compresa) e i 227 a Singapore: se davvero l’India è diventata la più attraente tra le economie asiatiche, lo spazio per intervenire nel suo mercato è ampio. Sullo sfondo, uno scenario tutto da verificare ma forte: i quattro decenni di boom della Cina hanno ormai passato il loro picco?