Corriere 23.12.18
Fecondazione eterologa
Fino a 600 euro per le donatrici
di Margherita De Bac
Mancano
donazioni di ovociti per la fecondazione eterologa. L’Italia potrebbe
imitare la Spagna proponendo fino a 600 euro per donatrici e donatori.
Ogni anno 10 mila coppie cercano soluzioni all’estero.
roma
L’Italia come la Spagna per favorire la donazione di ovociti? È
un’ipotesi ancora abbozzata eppure l’insistenza dei tecnici che si
occupano di procreazione medicalmente assistita (Pma) nel rilanciarla
anche nei resoconti di riunioni ufficiali rende meno fittizia la
prospettiva.
L’ultima uscita è in una sintesi di un incontro avuto
al ministero della Salute il 18 dicembre dal gruppo di lavoro
incaricato dalla Conferenza Stato Regioni (l’organo di raccordo tra le
due istituzioni) di seguire l’applicazione in Italia della legge sulla
fecondazione artificiale. Tra le criticità collegate alla Pma eterologa,
diventata legale nel 2014, si fa esplicito riferimento all’assenza di
modalità di rimborso ai donatori. Da noi non si può.
La proposta è
di «realizzare anche in Italia una rete di donazione così come avviene
in altri Paesi europei». Secondo il coordinatore del gruppo di lavoro
Carlo Foresta, andrologo dell’università di Padova, se non si trova una
soluzione «le coppie italiane saranno sempre svantaggiate» perché
dovranno importare dall’estero gameti, soprattutto ovociti, la cui
qualità «non è sempre garantita e rischia di essere compromessa dal
trasporto».
I principali Paesi fornitori di cellule riproduttive
femminili sono Spagna e Repubblica Ceca seguite dalla Grecia,
distaccata: circa 25 mila invii suddivisi in più contenitori nel 2016.
Spagna, Danimarca e Svizzera inviano liquido seminale. I gameti che
arrivano in Lombardia sono quasi esclusivamente elvetici. Nel 2017 ci si
aspetta un netto aumento in quanto gli ostacoli per attuare un sistema
di approvvigionamento interno, nazionale, non sono stati rimossi.
Foresta ritiene che una cifra congrua ed eticamente accettabile per
ripagare le donne volontarie di casa nostra potrebbero essere 600 euro. I
Paesi fornitori hanno uno «straordinario numero di donatrici» grazie
alla possibilità di rimborsarle con cifre che si aggirano attorno ai
1.000 euro a prelievo. Non basta. Un numero incalcolabile di spermatozoi
di uomini italiani vengono spediti all’estero per fecondare ovociti
donati da donne straniere alle italiane. Una volta fecondati gli
embrioni vengono rispediti in Italia. Il traffico di crio-contenitori in
arrivo e in partenza è sempre più fitto. E poi c’è una terza soluzione.
Le coppie che vanno direttamente in cliniche estere sarebbero 10 mila
all’anno.
In pratica l’apertura all’eterologa avvenuta nel 2014 in
seguito a una sentenza della Corte Costituzionale non ha eliminato le
diseguaglianze, obiettivo auspicato dai giudici. Nei centri pubblici
l’eterologa seppure ammessa continua ad essere proibitiva in quanto la
materia prima (principalmente ovociti) deve venire da fuori ad eccezione
di una minima parte derivante dal cosiddetto egg sharing: giovani
pazienti in trattamento per infertilità accettano di donare
gratuitamente alcuni ovociti a chi non ne ha. Ermanno Greco,
responsabile di uno dei centri italiani dalle migliori performance,
all’European Hospital di Roma, fa una considerazione etica: «In Italia
si parla tanto della giusta attenzione per gli embrioni eppure si lascia
spazio a questo scambio. Noi importiamo ovociti da due banche di
Siviglia ma per un fatto morale non importiamo embrioni formati altrove e
spediti come pacchi. Sono perfettamente d’accordo con la proposta di
aprire ai rimborsi».