Corriere 14.12.18
«Lodi discrimina i bimbi stranieri»
Il tribunale condanna il Comune: il suo regolamento su mensa e bus viola la legge dello Stato
di Luigi Ferrarella
Milano
Non conta la difficoltà o l’impossibilità delle famiglie dei migranti
di procurarsi nei Paesi da cui sono fuggiti i documenti richiesti dal
Comune di Lodi per far mangiare alla mensa o far salire sullo scuolabus i
loro bambini: è invece per un motivo molto più tranciante che il
Tribunale di Milano accerta la condotta discriminatoria del Comune
leghista e gli ordina di modificare quel suo regolamento n. 28/2017 che
solo ai cittadini non appartenenti all’Unione europea imponeva di
produrre la certificazione rilasciata dal loro Stato se volevano
accedere a prestazioni sociali agevolate; e che dunque introduceva «una
discriminazione diretta», cioè «uno specifico adempimento aggiuntivo»
che «trattava diversamente soggetti nelle medesime condizioni di
partenza e aspiranti alla stessa prestazione sociale agevolata».
Ben
più alla radice, infatti, il giudice Nicola Di Plotti indica che un
Comune, qualunque Comune, non ha il potere di adottare questa disparità
di trattamento, perché «non esistono principi ricavabili da norme di
rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo
strumento del regolamento, modalità di accesso alla prestazione sociale
agevolata diverse da» quelle che la legge dello Stato del dicembre 2013
fissa per i criteri di accesso all’Isee (Indicatore della situazione
economica equivalente): legge che è speciale (e dunque prevale) rispetto
al regolamento del 2000 (di natura secondaria) invocato dal Comune in
tema di documentazione amministrativa.
La sentenza
Non si possono prevedere requisiti diversi tra cittadini dell’Ue e extraeuropei
Se
dunque per l’Isee la legge prevede «autodichiarazioni del richiedente»
poi controllate dallo Stato, e «non contiene discipline differenziate
tra cittadini Ue e extra Ue», allora anche il Comune leghista deve
rassegnarsi a tenere conto «dell’esistenza di un principio di parità tra
tutti i potenziali interessati all’accesso alle prestazioni sociali
agevolate», e «della possibilità riservata esclusivamente ad organi
statali di meglio determinare le modalità di controllo sul reale
possesso dei requisiti». Come rimedio, il Tribunale ordina al Comune di
modificare il regolamento «in modo da consentire ai cittadini non
appartenenti all’Ue di presentare la domanda di accesso a prestazioni
sociali agevolate mediante Isee alle stesse condizioni previste in
generale per i cittadini italiani e Ue». E condanna il Comune a 5.000
euro di spese processuali alle associazioni Asgi e Naga ricorrenti con i
legali Alberto Guariso e Livio Neri.
A Lodi, se tace la sindaca
Sara Casanova da due giorni a casa dopo aver partorito una bimba,
l’assessore ai servizi sociali Sueellen Belloni, nel «rispettare la
sentenza e valutare con il nostro legale cosa fare», rivendica: «Non
chiedo scusa a nessuno. Non mi devo vergognare di nulla. Non abbiamo
escluso nessuno dalla mensa». «Distrutta ma felice» si dice Michela
Sfondrini, uno dei simboli del Coordinamento Uguali Doveri, mentre a
«panettone e spumante sullo scalone del Comune» festeggia Stefano
Caserini, consigliere della lista civica «110&Lodi» che 14 mesi
fa si oppose alla delibera. «Come Lega non cambiamo idea e andiamo
avanti», insiste il deputato e segretario della Lega Lombarda, Paolo
Grimoldi. «Salvini chieda scusa — ribatte l’ex ministro pd Graziano
Delrio — perché la condotta discriminatoria del sindaco leghista è anche
colpa della sua propaganda xenofoba».