Corriere 12.12.18
La ministra Trenta: area ad alta tensione
Dobbiamo tutelare i nostri militari
di Fiorenza Sarzanini
L’allarme per la brigata impegnata con Unifil
Roma
La notizia del tweet del vicepremier Matteo Salvini, che definisce gli
Hezbollah «terroristi islamici», le arriva mentre è impegnata in un
incontro internazionale a Roma. E la ministra della Difesa Elisabetta
Trenta, che sta facendo gli onori di casa, passa in fretta dallo stupore
alla rabbia. Perché, sbotta, «la questione riguarda la sicurezza dei
nostri soldati che si trovano in quell’area in un momento di forte
tensione e proprio mentre la missione Unifil in Libano è sotto il
comando italiano con il generale Stefano Del Col». Quale sia la sua
preoccupazione, lo spiega poco dopo al telefono: «Proteggere chi rischia
la vita per tutti noi».
In una giornata di altissima tensione tra
Lega e 5Stelle, quella sui soldati è soltanto l’ultima polemica in
ordine di tempo. Ma diventa la più spinosa, proprio perché riguarda
l’incolumità degli uomini del contingente e soprattutto il ruolo
dell’Italia sulla scena internazionale. Anche tenendo conto che nelle
ultime settimane ci sono state avvisaglie di una tensione che cresce nei
confronti dei reparti schierati in quell’area e dunque anche una minima
«uscita» fuori luogo può provocare conseguenze gravi.
Quando si
capisce quali rischi possa causare la gaffe del titolare del Viminale,
l’altro vicepremier Luigi Di Maio fa una dichiarazione pubblica proprio
per dare manforte alla ministra «mandando un abbraccio ai soldati». E
lei, dopo aver premesso di «non voler alzare polemiche, il governo è
unito e compatto», scandisce: «Io dico solo che quando parliamo dei
nostri militari all’estero, che rischiano la vita per la nostra
sicurezza con le famiglie lontane migliaia di chilometri da casa,
dobbiamo esserlo ancora di più. In Libano, così come in altri teatri,
questo fanno i nostri militari: rischiano la vita per noi. E lo fanno da
molti anni. I nostri uomini e le nostre donne delle forze armate vanno
tutelati sempre».
Proprio ieri in piazza San Pietro a Roma è stato
fermato un uomo mentre versava benzina su un blindato. Non a caso la
ministra dice: «Quando ho saputo che i due ragazzi impegnati
nell’operazione Strade sicure erano stati attaccati da un uomo di
origine marocchina li ho ringraziati personalmente perché sono
intervenuti con la massima professionalità. Ecco, a questo mi riferisco
quando dico che dobbiamo sempre tenere a mente che i nostri militari
ogni giorno rischiano la vita per la nostra stabilità».
In Libano è
schierata la brigata Garibaldi con circa 1.250 uomini nell’ambito di
una missione affidata ai caschi Blu dell’Onu che — come viene adesso
sottolineato alla Difesa —- «sono sinonimo di imparzialità, trasparenza e
unione d’intenti perché hanno un obiettivo comune: la stabilità e la
sicurezza nel sud del Paese e, di riflesso, nell’intera regione
medio-orientale». Per questo Trenta ci tiene a sottolineare che si
tratta «di una questione di metodo, non di politica estera, che compete
ovviamente a Palazzo Chigi e al Ministero degli Affari esteri. I
rapporti con Israele e la stessa comunità ebraica sono solidi ma noi
dobbiamo fare in modo che tutto il governo lavori compatto per la
sicurezza».
A Roma sono arrivati proprio ieri i rappresentanti di
Francia, Spagna, Portogallo, Marocco, Mauritania, Malta, Libia, Algeria e
Tunisia per un vertice «5+5» tra Stati europei e del Mediterraneo.
Un’occasione di cooperazione internazionale che servirà a discutere di
immigrazione e terrorismo e sarà segnato dal passaggio di consegne con
il comando alla Libia. E anche per questo l’uscita di Salvini è stata
subita come «inopportuna» dagli stessi vertici militari che hanno
sottolineato la necessità di «marcare il nostro ruolo super partes,
vicini a Israele e al popolo libanese, come ci è sempre stato
riconosciuto». E in questo modo, evidenzia Trenta «non mettere mai in
dubbio la nostra credibilità».