Corriere 11.12.18
Un elettore su due è favorevole a estendere la legittima difesa
di Nando Pagnoncelli
E il 49% si aspetta che il decreto Sicurezza sarà positivo per gestire l’immigrazione
La
sicurezza rappresenta un tema molto sensibile nel nostro Paese, spesso
al centro di polemiche per il divario tra la sicurezza percepita dai
cittadini e il reale andamento del numero dei reati. Fatto sta che oggi
un italiano su quattro cita spontaneamente la sicurezza quale priorità
su cui il governo dovrebbe intervenire. Non stupisce quindi che il
dibattito che ha accompagnato l’approvazione definitiva del decreto
Sicurezza abbia riscosso un’elevata attenzione da parte dell’opinione
pubblica, dato che il 37% ne ha approfondito i contenuti e i relativi
commenti e il 48% ne ha almeno sentito parlare.
I pronostici
sull’efficacia dei provvedimenti previsti dal decreto sono improntati
all’ottimismo (circa la metà degli italiani), anche se non mancano
perplessità riguardo ai risultati che si potranno ottenere (un terzo è
dubbioso). In particolare, il 49% si aspetta risultati positivi in
termini di gestione dell’immigrazione, mentre il 34% è di parere
opposto, e il 47% è convinto che il decreto migliorerà l’ordine pubblico
e il contrasto dei fenomeni criminosi, mentre il 36% non pare fiducioso
in proposito. Le attese positive prevalgono nettamente tra gli elettori
della maggioranza, ma anche tra quelli del centrodestra non
governativo, nonché in misura più contenuta tra indecisi e
astensionisti, e fanno pure breccia nel centrosinistra, sia pure
minoritariamente (tra il 16% e il 18%). A esprimere più fiducia
sull’efficacia dei provvedimenti sono le persone più anziane, quelle
meno istruite, gli operai e i lavoratori esecutivi, artigiani e
commercianti, e coloro che risiedono nei comuni di piccole o medie
dimensioni. Insomma, i ceti più popolari, tradizionalmente più esposti
agli allarmi sociali.
Fin dalla sua presentazione il decreto ha
suscitato posizioni distanti. Abbiamo quindi voluto conoscere le
opinioni degli italiani sugli aspetti giuridici e le implicazioni
culturali e sociali. Riguardo ai primi, molti giuristi ed esperti di
immigrazione ritengono che il decreto Sicurezza possa presentare profili
di incostituzionalità in alcune parti e che la sua applicazione avrà
effetti controproducenti perché farà aumentare il numero di stranieri
che si trovano in situazioni di irregolarità nel nostro Paese. Su questo
le opinioni si dividono: il 40% concorda e il 37% dissente, mentre
quasi uno su quattro non è in grado di esprimersi.
I dubbi
Per il 40% la legge può presentare profili di incostituzionalità e farà aumentare gli irregolari
Abbiamo
quindi approfondito un aspetto delicato, posto al centro
dell’attenzione dall’ex segretario della Cei Nunzio Galantino, che
dichiarò che inserire il tema dell’immigrazione in un decreto sulla
sicurezza è «un brutto segnale, perché non possiamo considerare la
condizione degli immigrati come una condizione di delinquenza». Quasi un
italiano su due (49%) dissente da Galantino, il 37% concorda con lui. È
interessante che tra i credenti che partecipano alla messa tutte le
domeniche, come tra quanti hanno una frequenza più saltuaria, le
opinioni si dividono nettamente: tra i primi il consenso prevale 45% a
42%, tra i secondi 41% a 40%.
Da ultimo il sondaggio ha affrontato
la legge sulla legittima difesa. Un italiano su due (51%, con punte più
elevate tra i ceti più popolari) è convinto che sia indispensabile
cambiare le norme attuali e legittimare sempre e comunque il diritto
alla difesa personale; il 19% ritiene che le norme attuali siano
equilibrate (perché prevedono un criterio di proporzionalità tra la
difesa e l’offesa subita) e non vadano modificate, mentre il 16% si
mostra preoccupato ed è del parere che si debba evitare di legittimare
sempre e comunque la difesa personale con il rischio di cadere in una
sorta di Far West. Il fatto che la proposta di ampliare i diritti alla
legittima di difesa venga avanzata dal ministro degli Interni, che è
preposto alla tutela della sicurezza dei cittadini, potrebbe essere
considerata una dimostrazione di impotenza da parte dello Stato, una
sorta di resa. Ma forse è una riflessione troppo sofisticata che collide
con la tendenza alla semplificazione che di questi tempi si è affermata
nel Paese, insieme alla incessante ricerca del consenso.