Repubblica Roma 23.11.18
L’intervista
"Noi del Tasso che crediamo nella politica"
Parla Lorenzo, 17 anni: "Non si può discutere soltanto di scuola"
di Mauro Favale
«Noi
studenti non ci possiamo limitare a parlare solo di scuola. La
coscienza politica va formata a 360 gradi. Per questo in quel comunicato
abbiamo voluto allargare il discorso. E non ci limitiamo a dire che
questo è un governo xenofobo, razzista e fascistoide per quello che fa e
dice su sicurezza e migranti. La nostra critica punta anche sulle
questioni economiche». Lorenzo ha 17 anni, frequenta il quarto anno al
Tasso (il miglior liceo classico della città, secondo la Fondazione
Agnelli) dove un mese fa è stato eletto rappresentante d’istituto. Ha
una passione per il Milan («L’unica cosa che condivido con Matteo
Salvini») e in questi giorni è alle prese con l’occupazione della sua
scuola (che, come comunicato, terminerà domani alle 18.30), rilanciata
sui social con un comunicato condiviso da migliaia di persone, non solo
romane, in cui il bersaglio è il governo "gialloverde", le politiche del
ministro dell’Interno ma anche le scelte su tassazione (alla flat tax
preferiscono «il sistema a scaglioni progressivi») e lavoro («Il reddito
di cittadinanza svilisce la dignità del lavoro», scrivono).
Questioni che potrebbero non riguardarvi, almeno per adesso.
«Ma ci toccheranno tra pochi anni.
E
poi la scuola deve rendere gli studenti pronti al voto. Chi esce da
qui, compiuti 18 anni, dev’essere in grado di esprimere un voto
consapevole. A me toccherà a maggio, alle Europee, un’elezione cruciale
non solo per l’Italia».
Ha già le idee chiare?
«No, ma di certo andrò alle urne».
A leggere il vostro comunicato è difficile che il suo voto possa andare a Salvini o Di Maio.
«Mai avuto simpatie per Lega o 5S».
E per le altre forze? C’è qualche personaggio politico che stima?
«Non ho mai pensato che i politici siano uno peggio dell’altro, anzi.
Credo
ci siano tante persone per bene e preparate che fanno politica sui
territori, nei quartieri. È da lì che bisogna ripartire».
Un nome?
«No, niente nomi».
Com’è nato il comunicato
finito sulle bacheche social di migliaia di persone?
«Quel
documento è il frutto di un mese e mezzo di dibattiti politici che
stiamo portando avanti nel collettivo del Tasso. Ogni riunione
affrontiamo un tema diverso e, assemblea dopo assemblea, siamo arrivati
alla stesura di quel comunicato».
Come si svolgono queste riunioni?
«Nel
collettivo ci sono 250 studenti, tutti del Tasso, nessun esterno. Alle
assemblee partecipano circa 170-180 persone. Ci vediamo in via Puglie,
dietro al liceo, o a Villa Borghese. C’è una prima parte di dibattito
poi si passa alle questioni pratiche: come organizzare una
manifestazione o realizzare uno striscione. Alle riunioni preparatorie
all’occupazione eravamo anche oltre 300 anche se poi non tutti hanno
aderito alla forma di protesta scelta nonostante ne condividessero i
contenuti».
Quest’anno la partecipazione è maggiore rispetto al passato?
«Negli
ultimi anni il Tasso (che spesso viene definita una scuola
politicizzata e di sinistra) aveva mostrato disinteresse verso la
politica. Quest’anno c’è un interesse maggiore».
Si è chiesto il perché?
«Per il momento storico che sta vivendo il nostro Paese: non ci vogliamo arrendere al dibattito politico attuale».
Dal Tasso sono usciti diversi politici, compreso un ex premier: lei cosa vuole fare "da grande"?
«Francamente non lo so. Il calciatore, direi. E anche se i piedi sono quelli che sono, io ci spero ancora».