Repubblica 9.11.18
La ricerca e le risorse pubbliche
Scienza, non servono feudi dorati
di Elena Cattaneo
Nell’Italia
della ricerca pubblica stremata dalla costante penuria di fondi, dal
disinteresse e in questi giorni colpita da un improvvido spoils system,
si stanno definendo i tasselli di Human Technopole ( HT), il progetto
che assorbirà oltre un miliardo e mezzo di risorse pubbliche nei
prossimi dieci anni. A settembre si è aperta la call per i direttori dei
centri di ricerca della Fondazione HT e sono state definite alcune
nomine spettanti al Consiglio di Sorveglianza, guidato dal Presidente
Marco Simoni. Iain Mattaj, già direttore dello Embl, assumerà da gennaio
tutti gli oneri e onori del ruolo di direttore della struttura dove
operano già i primi ricercatori.
È il giro di boa: attraverso
decisioni, nomi e ruoli si definiranno i binari su cui viaggerà HT in un
futuro che interessa tutto il Paese. Fuori da Palazzo Italia, intanto,
l’universo della ricerca pubblica, che non vede spiragli neanche nella
legge di bilancio in discussione, guarda a quei mega- finanziamenti
pubblici garantiti temendo una nuova competizione ad armi impari.
Nonostante
l’inversione di rotta rispetto al piano originale e uno Statuto che
bilancia responsabilità e funzioni, persistono importanti nodi da
sciogliere in fretta e senza equivoci. L’infrastruttura di ricerca HT ha
di fronte due strade. La prima, virtuosa, la porterà a costituirsi come
ente trasparente al servizio del Paese. La seconda, viziosa, la renderà
un nuovo “ ente- cittadella dorata della ricerca”, per pochi eletti
ricercatori. Perché il modello virtuoso si affermi è necessario che HT
si strutturi come hub a servizio della ricerca italiana, con lo scopo
principale di sviluppare e aggiornare facilities e tecnologie avanzate a
cui devono poter accedere le università, gli enti di ricerca e gli
IRCCS italiani per sviluppare la parte tecnologica dei loro progetti.
Per
realizzare questa missione, è importante definire — anche attraverso
pubbliche consultazioni — le facilities e le tecnologie necessarie al
Paese e chiarire le modalità con cui gli enti se ne potranno avvalere,
ad esempio prevedendo partecipazioni congiunte ai prodotti scientifici e
la possibilità, per ognuno, di mantenere la propria affiliazione.
Un’ispirazione possibile, da approfondire e mutuare, è lo “Science for
Life Laboratory” svedese: 40 facilities tecnologiche d’avanguardia
sostenute dal governo con lo specifico obiettivo di “ alimentare” enti,
ricercatori e progetti di tutta la Svezia. Su questo aspetto, per HT
manca ad oggi ogni indicazione, anche se sembrerebbe paradossale l’idea
di avere facilities ad uso esclusivo di HT, quasi si trattasse di un
nuovo centro di ricerca a sé stante e di cui, come migliaia di studiosi
in Italia sanno, il Paese non ha bisogno avendo già eccellenze e idee da
far crescere.
La mission di hub della ricerca nazionale necessita
di uno specifico stanziamento annuale dedicato. È da escludere, invece,
la destinazione di somme ingenti per linee di ricerca interne, promosse
senza la competizione nazionale necessaria a stabilirne il valore, e
che “ replichino” ricerche già avviate e con prodotti che portano il
Paese ai vertici della ricerca mondiale sulle scienze della vita, pur
senza budget privilegiati. HT non dovrà fagocitare i risultati di questi
ricercatori ma essere un “ contenitore” di tecnologie aperte a tutti
che ne faciliti il lavoro. Questo sì, sarebbe rivoluzionario.
Nella
stessa ottica è vitale chiarire che non si promuoveranno outstation di
HT, cioè “ feudi dorati” infiltrati nei luoghi della ricerca nazionale
che, forti di quella incredibile disponibilità di risorse targate HT,
possano “ appropriarsi” di idee nate e sviluppate con fatica nei tanti
centri della penisola.
È indubbio che per realizzare questi
indispensabili elementi servirà tempo e — mi auguro — un’intensa
consultazione pubblica sulle necessità scientifiche del Paese, ma è uno
sforzo indispensabile per immettere linfa vitale in un sistema
dissanguato. Quel che si chiede, dopo tutto, è la realizzazione di
quanto scritto sul sito istituzionale di HT: « Human Technopole vuole
essere un hub di riferimento nazionale per aumentare il valore delle
università e dei centri di ricerca esistenti, (...) aiutando e
rafforzando le connessioni già esistenti tra loro a livello locale » .
HT
lasciato a sé stesso può diventare una sciagura per la ricerca pubblica
del Paese. Può essere il “ colpo di grazia” che squilibra in modo
irreversibile il sistema, anche dal punto di vista geografico, con un
meccanismo che — accentrando le risorse pubbliche — crea sudditanza e
comprime la libertà. Sta quindi al governo e ai ministeri fondatori, ma
anche alla lungimiranza e alla responsabilità politica e pubblica di chi
ha accettato cariche di vertice o negli organi di HT, scienziati
compresi, la realizzazione di un disegno PER il sistema della ricerca
del Paese. Spetta a tutti noi vigilare su questo “nuovo impero” in
costruzione con risorse pubbliche, affinché un’improvvisata “ toppa
glamour” ad una impellenza politica del 2015 si trasformi in
un’opportunità per la riconosciuta eccellenza dei nostri ricercatori
che, malgrado tutto, ancora ( r) esistono.