Repubblica 8.11.18
Per chi indaga cade l’obbligo di riferire ai propri superiori" la Consulta dà ragione ai pm
La norma sulla polizia giudiziaria introdotta da Renzi. Il procuratore di Bari autore del ricorso: " Evitate fughe di notizie"
di Liana Milella
Roma
Uno a zero tra magistrati e polizia. Per mano della Consulta. Il
segreto d’indagine è sacro e i pm, come stabilisce la Costituzione
all’articolo 109, ne sono gli " angeli custodi" e unici garanti. Di
conseguenza gli ufficiali di polizia giudiziaria, a qualsiasi forza
appartengano, non possono riferire notizie e atti ai loro superiori, a
meno che non siano stati autorizzati a farlo espressamente dal pm
titolare delle indagini. In una parola, la Corte dà ragione alle toghe e
boccia il governo Renzi e la norma " fantasma" del 2016 che autorizzava
la contestata trasmissione.
Il procuratore di Bari Giuseppe Volpe
vince il conflitto di attribuzione sollevato davanti alla Consulta e
parla di « una sentenza storica» e di «un grandissimo successo » che
mette fine a « fughe di notizie legittimate » , perché il comma 5
dell’articolo 18 del decreto legislativo numero 177 del 2016 (pubblicato
in pieno agosto e dedicato al nuovo inquadramento del corpo forestale)
autorizzava il passaggio di notizie d’indagine riservate «anche a organi
che non sono di polizia giudiziaria, fino ai vertici nazionali di
nomina politica, in dipendenza diretta dal Governo » . Per intenderci,
come la fuga di notizie sul caso Consip di luglio 2016 che da Napoli
arriva al comandante dei carabinieri Del Sette.
La Consulta ne ha
discusso per due giorni. E non ha deciso all’unanimità sulla relazione
di Nicolò Zanon. Ma la nota che rende ufficiale il verdetto non è certo
anodina. Soprattutto laddove sottolinea che «pur riconoscendo le
esigenze di coordinamento informativo poste a fondamento della
disposizione impugnata come meritevoli di tutela » ritiene che quel
comma 5 sia « lesivo delle attribuzioni costituzionali del pm».
Tecnicamente,
trattandosi di un conflitto di attribuzioni, non si può parlare di
incostituziona-lità, ma l’effetto è di cancellare le poche righe che
hanno allarmato i procuratori d’Italia, a partire da quello di Torino
Armando Spataro. Il quale " scopre" la norma quando diventa pubblica la
circolare dell’ 8 ottobre 2016 con cui il capo della polizia Franco
Gabrielli dà direttive sull’applicazione e raccomanda di « preservare il
buon esito delle indagini in corso » . La reazione di Spataro è netta,
norma "incostituzionale" perché viola i poteri dei pm. Immediata la sua
circolare in cui in cui è scritto che la norma « rischia di determinare
gravi conseguenze sul piano della segretezza delle indagini più delicate
» . Inviata a tutte le forze di polizia giudiziaria e ai colleghi, con
l’ordine che solo il pm può autorizzare il passaggio di informazioni. La
circolare di Spataro fa scuola, perché anche il Csm, con l’allora vice
presidente Giovanni Legnini, prende posizione in linea con Torino. Volpe
da Bari passa ai fatti e solleva il conflitto.
Che succede
adesso? Polizia e Gdf dovranno rispettare la decisione, mentre non
dovranno farlo i carabinieri, che grazie a una disposizione del loro
regolamento, conservano lo stesso obbligo di trasmettere le notizie che
già avevano prima dell’agostano comma 5. Una disparità che suscita più
di una perplessità ai vertici della polizia.