Repubblica 7.11.18
Isabel Wilkerson
"Eppure oggi i neri d’America lottano ancora per poter votare"
di A, L.
NEW
YORK Ci saranno contestazioni e riconteggi. E ho paura. Prendete i
risultati in certe contee del Sud. Lì migliaia di persone sono state
cancellate dai registri oppure il loro voto è stato congelato per
accertamenti, sfruttando regole burocratiche costruite proprio per
escludere afroamericani e nuovi cittadini dalle urne. Ecco: tutto questo
non può restare impunito». Isabel Wilkerson, 57 anni, nel 1994 fu la
prima giornalista afroamericana a vincere il Pulitzer. Ma da tempo ha
lasciato la cronaca per dedicarsi alla storia: e con il suo "Al calore
di soli lontani", edito in Italia da Il Saggiatore, ha raccontato la
grande migrazione degli afroamericani che fuggirono dal Sud per cercare
riscatto al Nord. Un’epopea che adesso Hollywood si prepara a
trasformare in una serie tv ispirata proprio ai personaggi da lei
narrati.
Com’è possibile che ci si ritrovi ancora qui a 50 anni da
quella marcia di Selma che Martin Luther King guidò proprio per dare ai
neri il diritto di voto?
«Non è la Storia che si ripete: è un
problema che purtroppo è sempre rimasto irrisolto. È vero, oggi non si
possono più sottoporre gli elettori a umilianti "test letterari". Le
Poll Taxes per cui potevi registrati solo se pagavi certe tasse e che
escludeva di fatto i poveri sono state abolite nel 1966 insieme alla
Grandfather Clause per cui votavi solo se i tuoi antenati godevano di
quel diritto prima della guerra civile. Ma nel tempo i governanti
razzisti hanno continuato a creare impedimenti».
Gli episodi denunciati di "voting suppression" sono stati tantissimi.
«Dipende
dal cambio demografico del paese. L’alto numero di persone di colore –
neri, latini, asiatici – che hanno oggi l’età e la volontà di votare.
Non dimentichiamo che il Voting Rights Act che dichiarò che le discriminazioni razziali erano illegali è solo dal 1965.
Quello
a cui abbiamo assistito oggi è solo la tecnologizzazione di un vecchio
sistema che da sempre cerca di tenere gli afroamericani lontani dalle
urne».
Donald Trump ha fatto campagna proprio per alcuni dei politici accusati di aver creato nuove barriere al voto.
«Naturalmente
lui copre le spalle: ma la realtà è che il fenomeno non nasce con
Trump. Succede da prima del 2016: anche se i numeri di persone bloccate
quest’anno sono impressionanti».
Seicentomila persone cancellate dai
registri solo in Georgia: però queste elezioni hanno anche visto
scendere in campo un altissimo numero di donne afroamericane.
«Le
donne nere hanno dimostrato di essere la spina dorsale del partito
democratico. Unite e organizzate sono state le artefici, un anno fa,
della sconfitta di Roy Moore in Alabama, il giudice razzista accusato di
aver molestato minorenni. Il suo avversario, Doug Jones, ha vinto con
il loro voto più che con quello delle donne bianche. E questo ha dato
fiducia e coraggio a molte.
Hanno capito la loro forza. E credo che
questo abbia contribuito a spingerle a correre in massa. Ma basterà
contro le trappole del voto?».