giovedì 1 novembre 2018

Repubblica 31.10.18
Corsi e ricorsi
Nominare (e sopportare) l’Italia invano
di Natalia Aspesi


Storie, storielle, aneddoti, misteri e rivelazioni. Filippo Ceccarelli racconta in un volume di mille pagine la politica e i politici protagonisti di una lunga stagione dal dopoguerra a oggi. "Da De Gasperi a questi qua"
C’è da chiedersi con una certa apprensione come da questo immenso e alla fine pacificante prodotto dell’ingegno, il suo autore ne sia uscito indenne di fisico e di mente: tanto risulta essere frutto di un impegno riconducibile a un Alfieri dei ritagli, degli appunti e dei sussurri, a una vita dedicata al collezionismo compulsivo del massimo effimero che ha governato e ancor più governa oggi l’Italia; il tutto rimpinzato in un archivio composto da 1500 cartelle e 334 raccoglitori, che un tir strapieno ha transumato nella biblioteca della Camera dei Deputati nell’Insula Domenicana di San Macuto, per consegnare alla stessa gli stupefacenti graffiti della nostra Storia (o storia), che sarebbe non così vecchia se non fosse morta; ma anche, ed è il buon cuore a suggerirlo, per consentire ai conviventi di un simile impressionante collezionista, di ricuperare da montagnole di carta ingiallita l’uso dei letti e delle vasca da bagno. Lui stesso, cioè il (non solo da me) venerato Filippo Ceccarelli, quella sua temeraria appendice la definisce "malloppone", come se gli sembrasse minaccioso e ingannevole chiamarla per quello che è alla sua massima potenza, un libro, anzi un librone, un’antologia del nostro recente e come sempre tribolato e tuttavia sinistramente allegro passato. Un parallelepipedo di carta e parole, cm.21x12x4, 797 gr., 962 pagine, 848 storie o forse allucinazioni, una bibliografia fittissima di ben 52 pagine, la copertina di innocente candore cresimando e il titolo in grandi caratteri rossi, incoronato dalle figurine disegnate di nostri noti 15 molestatori politici non tutti defunti, più un misterioso cagnolino, probabilmente Dudù: Invano (Feltrinelli), una parola sconsolata, fatale, come una vecchia canzone della nostra mai dimenticata Nilla Pizzi, forse non un rimpianto ma almeno un sospiro, perché alla fine poteva davvero andare meglio, non ribaltare in un baleno tutto quanto. Così nell’insieme, più che un forziere di documenti da nascondere e dimenticare, più di un portagioielli strapieno di brillante paccottiglia, pare un carillon apparentemente vuoto, da cui sibilano le note di un requiem contemporaneo particolarmente tenebroso, suggeriscono all’uopo i musicologi, del giapponese Takemitsu o dell’ungherese Ligeti. Per dire che la Storia vista da Ceccarelli si arricchisce senza sosta di storielle, aneddoti, ipotesi, gossip, ritratti, misteri, bugie, sussurri, lamenti, rivelazioni, gestacci, fotogrammi e ologrammi: tutto quel che rimane, del nostro recente molto gridato passato, già scivolato verso l’estinzione con armi bagagli e grandi personaggi via via sempre più nebbiosi. Ma Invano esiste ormai immortale, e con tutta la sua affabulazione lascerà sgomenti gli eventuali nostri posteri, sempre che ci siano dopo l’attuale tabula rasa (è già novembre ma Salvini per i suoi fan si fa ancora fotografare in spiaggia in mutande, con pancia, figliolina e prova del cuoco, mentre intanto il Popolo Italiano…): ed esiste perché non si è stati abbastanza lesti a seppellire tutti quei fatti, prima che il Ceccarelli setacciasse non solo le pepite d’oro ma anche i sassolini più insignificanti, che ha assemblato come in un leggiadro e pure truculento puzzle diventandone il creatore: e del librone quindi, il protagonista neanche tanto nell’ombra, con tutto l’ armamentario frutto della sua "febbre raccoglitrice e ordinatoria" che gli ha impedito di scartare persino un bigliettino raccattato in un cestino, un foglietto abbandonato su una bancarella, un’agendina dimenticata, una pubblicità, un necrologio, un ricordo sempre appuntato su un quadernino. Non mancano certo gli atti giudiziari, per esempio una intercettazione, Capodanno 1987, di una telefonata innocente in cui Berlusconi si lamenta con Dell’Utri: due ragazze di Drive-In li hanno bidonati, anche Craxi è furibondo, perché se comincia così poi per tutto l’anno non si scopa più!
Per capire la grandezza ceccarelliana, e per esempio la sua personale berluscomania tra berluscofobi e berluscolatri d’antan, è lui stesso a informare di «aver raccolto sul Cavaliere 34 faldoni densi e pesanti con 127 cartelline a loro volta piene di migliaia e migliaia di ritagli…e dopo aver riempito diversi scaffali di libri e opuscoli anche rari e introvabili…ulteriore materiale berlusconiano faceva cuccù dai cassetti…». Basta, adesso se ne parla sempre meno, quasi niente, come è scomparsa ormai da tempo la potentissima Dc che pareva eterna e pure il Psi da bere e il Psdi e il Liberale e il Repubblicano e l’Msi e la Lega Nord ladrona; il Pd adesso è surgelato e in sonno o come nel Padrino "sui materassi", e chissà mai se tornerà in vita, e di tutti i protagonisti di tempi che per chi li ha vissuti parevano epocali non è rimasto niente e se i tuttora in vita tentano di far capolino da qualche anfratto nessuno li prende in considerazione. E meno male che ne conserva la memoria l’archivio Ceccarelli, amabilmente condensato nel malloppone.
E il presente? L’autore affranto non ne voleva sapere. «Mi dava sollievo restare al passato, più passava, meglio era». Ma poi a un epilogo non ha resistito, perché tutto ciò che Invano racconta «ha condotto a questi qua», a quelli che definisce i ragazzotti del cambiamento, Renzi, Salvini, Di Maio, il primo momentaneamente o forse per sempre bruciato in tre anni, gli altri due un trionfo sempre più tale. Per ora. Ma si sa, la speranza non è mai morta e infatti «nell’era della istantaneità il consenso è volatile e la ruota gira. È brutto dirlo, ma questa particolare velocità, per una volta, suona come motivo di speranza e consolazione».
Lo sconcerto è che davvero il passato non c’è più, neppure per quelli che c’erano, e «che ha condotto alla regressione del sistema politico». Ma che sollievo ritornare a quei tempi oltre lo sferragliare dei partiti e le trame dei potenti, guidati da una ordinata sequenza di momenti e ritratti speciali di una storia arricchita dall’assenza del web: «Visto da vicino Andreotti non colpiva tanto per la gobba… Fanfani era detto "il Piccoletto" ma anche e significativamente "il Motorino" e "il Rieccolo"…. A poker Craxi sapeva farci davvero…In De Michelis ciò che più impressionava erano i capelli che portava lunghi - e per taluni anche unti…All’ingresso di casa Cossiga una targhetta raccomandava di non lasciare pistole incustodite… Umberto Bossi mosse i suoi primi passi e poco più che ventenne, con il nome d’arte di Donato…». Risulta al lettore una forma di affetto, di accoglienza, di perdono, persino di pena da parte del gentile autore per questi personaggi del passato tanto rumorosi e perduti.
Invece c’è una blanda lontananza, un certo fastidio, un’educata antipatia, un lampo di stizza verso i nuovi giovanotti, diciamo ormai solo due più il povero Conte. Che per la signora Letizia, madre del Ceccarelli «sembra un commesso di Cenci», un celebre negozio di abbigliamento dietro la Camera dei Deputati. Certo l’autore non rimpiange gli uomini, o donne, del nostro passato politico, se non per il contributo meraviglioso al suo archivio e di conseguenza al suo libro. Ma questi qua, quelli di adesso, vivono come i personaggi di un ininterrotto reality, in pubblico. Non c’è nulla da scoprire, da farne gossip. «Divi comuni, la socialità elettronica gli impone di mostrarsi alle moltitudini con le fidanzate o quando portano a cavalluccio i figli… Fotografano quello che mangiano, anche due uova al tegamino e lo mettono in rete…».
Però mangiare si è sempre mangiato, ma pare che manchino le immagini «di tutte le gozzoviglie, di tutte le abbuffate terminali di cui la più fiabesca nel mare cristallino della Sardegna».
Sulla maestosa imbarcazione Zeus dell’onorevole dc Leccisi, invitati Forlani, Prandini, Merloni, i fratelli Berlusconi, le zuppiere di pasta e fagioli, i tegami di orecchiette, pugliesi, le teglie di parmigiana di melanzane, di insalata di riso, di cannolicchi alla checca e avanti…