Repubblica 31.10.18
Corsi e ricorsi
Nominare (e sopportare) l’Italia invano
di Natalia Aspesi
Storie,
storielle, aneddoti, misteri e rivelazioni. Filippo Ceccarelli racconta
in un volume di mille pagine la politica e i politici protagonisti di
una lunga stagione dal dopoguerra a oggi. "Da De Gasperi a questi qua"
C’è
da chiedersi con una certa apprensione come da questo immenso e alla
fine pacificante prodotto dell’ingegno, il suo autore ne sia uscito
indenne di fisico e di mente: tanto risulta essere frutto di un impegno
riconducibile a un Alfieri dei ritagli, degli appunti e dei sussurri, a
una vita dedicata al collezionismo compulsivo del massimo effimero che
ha governato e ancor più governa oggi l’Italia; il tutto rimpinzato in
un archivio composto da 1500 cartelle e 334 raccoglitori, che un tir
strapieno ha transumato nella biblioteca della Camera dei Deputati
nell’Insula Domenicana di San Macuto, per consegnare alla stessa gli
stupefacenti graffiti della nostra Storia (o storia), che sarebbe non
così vecchia se non fosse morta; ma anche, ed è il buon cuore a
suggerirlo, per consentire ai conviventi di un simile impressionante
collezionista, di ricuperare da montagnole di carta ingiallita l’uso dei
letti e delle vasca da bagno. Lui stesso, cioè il (non solo da me)
venerato Filippo Ceccarelli, quella sua temeraria appendice la definisce
"malloppone", come se gli sembrasse minaccioso e ingannevole chiamarla
per quello che è alla sua massima potenza, un libro, anzi un librone,
un’antologia del nostro recente e come sempre tribolato e tuttavia
sinistramente allegro passato. Un parallelepipedo di carta e parole,
cm.21x12x4, 797 gr., 962 pagine, 848 storie o forse allucinazioni, una
bibliografia fittissima di ben 52 pagine, la copertina di innocente
candore cresimando e il titolo in grandi caratteri rossi, incoronato
dalle figurine disegnate di nostri noti 15 molestatori politici non
tutti defunti, più un misterioso cagnolino, probabilmente Dudù: Invano
(Feltrinelli), una parola sconsolata, fatale, come una vecchia canzone
della nostra mai dimenticata Nilla Pizzi, forse non un rimpianto ma
almeno un sospiro, perché alla fine poteva davvero andare meglio, non
ribaltare in un baleno tutto quanto. Così nell’insieme, più che un
forziere di documenti da nascondere e dimenticare, più di un
portagioielli strapieno di brillante paccottiglia, pare un carillon
apparentemente vuoto, da cui sibilano le note di un requiem
contemporaneo particolarmente tenebroso, suggeriscono all’uopo i
musicologi, del giapponese Takemitsu o dell’ungherese Ligeti. Per dire
che la Storia vista da Ceccarelli si arricchisce senza sosta di
storielle, aneddoti, ipotesi, gossip, ritratti, misteri, bugie,
sussurri, lamenti, rivelazioni, gestacci, fotogrammi e ologrammi: tutto
quel che rimane, del nostro recente molto gridato passato, già scivolato
verso l’estinzione con armi bagagli e grandi personaggi via via sempre
più nebbiosi. Ma Invano esiste ormai immortale, e con tutta la sua
affabulazione lascerà sgomenti gli eventuali nostri posteri, sempre che
ci siano dopo l’attuale tabula rasa (è già novembre ma Salvini per i
suoi fan si fa ancora fotografare in spiaggia in mutande, con pancia,
figliolina e prova del cuoco, mentre intanto il Popolo Italiano…): ed
esiste perché non si è stati abbastanza lesti a seppellire tutti quei
fatti, prima che il Ceccarelli setacciasse non solo le pepite d’oro ma
anche i sassolini più insignificanti, che ha assemblato come in un
leggiadro e pure truculento puzzle diventandone il creatore: e del
librone quindi, il protagonista neanche tanto nell’ombra, con tutto l’
armamentario frutto della sua "febbre raccoglitrice e ordinatoria" che
gli ha impedito di scartare persino un bigliettino raccattato in un
cestino, un foglietto abbandonato su una bancarella, un’agendina
dimenticata, una pubblicità, un necrologio, un ricordo sempre appuntato
su un quadernino. Non mancano certo gli atti giudiziari, per esempio una
intercettazione, Capodanno 1987, di una telefonata innocente in cui
Berlusconi si lamenta con Dell’Utri: due ragazze di Drive-In li hanno
bidonati, anche Craxi è furibondo, perché se comincia così poi per tutto
l’anno non si scopa più!
Per capire la grandezza ceccarelliana, e
per esempio la sua personale berluscomania tra berluscofobi e
berluscolatri d’antan, è lui stesso a informare di «aver raccolto sul
Cavaliere 34 faldoni densi e pesanti con 127 cartelline a loro volta
piene di migliaia e migliaia di ritagli…e dopo aver riempito diversi
scaffali di libri e opuscoli anche rari e introvabili…ulteriore
materiale berlusconiano faceva cuccù dai cassetti…». Basta, adesso se ne
parla sempre meno, quasi niente, come è scomparsa ormai da tempo la
potentissima Dc che pareva eterna e pure il Psi da bere e il Psdi e il
Liberale e il Repubblicano e l’Msi e la Lega Nord ladrona; il Pd adesso è
surgelato e in sonno o come nel Padrino "sui materassi", e chissà mai
se tornerà in vita, e di tutti i protagonisti di tempi che per chi li ha
vissuti parevano epocali non è rimasto niente e se i tuttora in vita
tentano di far capolino da qualche anfratto nessuno li prende in
considerazione. E meno male che ne conserva la memoria l’archivio
Ceccarelli, amabilmente condensato nel malloppone.
E il presente?
L’autore affranto non ne voleva sapere. «Mi dava sollievo restare al
passato, più passava, meglio era». Ma poi a un epilogo non ha resistito,
perché tutto ciò che Invano racconta «ha condotto a questi qua», a
quelli che definisce i ragazzotti del cambiamento, Renzi, Salvini, Di
Maio, il primo momentaneamente o forse per sempre bruciato in tre anni,
gli altri due un trionfo sempre più tale. Per ora. Ma si sa, la speranza
non è mai morta e infatti «nell’era della istantaneità il consenso è
volatile e la ruota gira. È brutto dirlo, ma questa particolare
velocità, per una volta, suona come motivo di speranza e consolazione».
Lo
sconcerto è che davvero il passato non c’è più, neppure per quelli che
c’erano, e «che ha condotto alla regressione del sistema politico». Ma
che sollievo ritornare a quei tempi oltre lo sferragliare dei partiti e
le trame dei potenti, guidati da una ordinata sequenza di momenti e
ritratti speciali di una storia arricchita dall’assenza del web: «Visto
da vicino Andreotti non colpiva tanto per la gobba… Fanfani era detto
"il Piccoletto" ma anche e significativamente "il Motorino" e "il
Rieccolo"…. A poker Craxi sapeva farci davvero…In De Michelis ciò che
più impressionava erano i capelli che portava lunghi - e per taluni
anche unti…All’ingresso di casa Cossiga una targhetta raccomandava di
non lasciare pistole incustodite… Umberto Bossi mosse i suoi primi passi
e poco più che ventenne, con il nome d’arte di Donato…». Risulta al
lettore una forma di affetto, di accoglienza, di perdono, persino di
pena da parte del gentile autore per questi personaggi del passato tanto
rumorosi e perduti.
Invece c’è una blanda lontananza, un certo
fastidio, un’educata antipatia, un lampo di stizza verso i nuovi
giovanotti, diciamo ormai solo due più il povero Conte. Che per la
signora Letizia, madre del Ceccarelli «sembra un commesso di Cenci», un
celebre negozio di abbigliamento dietro la Camera dei Deputati. Certo
l’autore non rimpiange gli uomini, o donne, del nostro passato politico,
se non per il contributo meraviglioso al suo archivio e di conseguenza
al suo libro. Ma questi qua, quelli di adesso, vivono come i personaggi
di un ininterrotto reality, in pubblico. Non c’è nulla da scoprire, da
farne gossip. «Divi comuni, la socialità elettronica gli impone di
mostrarsi alle moltitudini con le fidanzate o quando portano a
cavalluccio i figli… Fotografano quello che mangiano, anche due uova al
tegamino e lo mettono in rete…».
Però mangiare si è sempre
mangiato, ma pare che manchino le immagini «di tutte le gozzoviglie, di
tutte le abbuffate terminali di cui la più fiabesca nel mare cristallino
della Sardegna».
Sulla maestosa imbarcazione Zeus dell’onorevole
dc Leccisi, invitati Forlani, Prandini, Merloni, i fratelli Berlusconi,
le zuppiere di pasta e fagioli, i tegami di orecchiette, pugliesi, le
teglie di parmigiana di melanzane, di insalata di riso, di cannolicchi
alla checca e avanti…