Repubblica 2.11.18
Atlante politico
Il sondaggio di Demos - Repubblica
Salvini divora Di Maio il M5S arretra al 27,6% primo calo del governo
La
fiducia nell’esecutivo resta alta ma scende di quattro punti in un
mese. Il leghista considerato il vero capo, Draghi sorpassa Di Maio
di Ilvo Diamanti
Cinque mesi dopo l’avvio, il governo guidato da Giuseppe Conte continua a mantenere un consenso altissimo.
Come
la maggioranza che lo sostiene. Ma fra gli italiani si colgono anche
segni di preoccupazione. O meglio, di prudenza. Il sondaggio di Demos
condotto negli ultimi giorni, per l’Atlante Politico di Repubblica, lo
rileva e lo sottolinea con evidenza. Nei confronti del governo, infatti,
il 58% dei cittadini (intervistati) esprime un giudizio positivo. Si
tratta, dunque, di un dato elevato (e anche di più...). Tuttavia, in
lieve calo, nell’ultimo mese: 4 punti in meno. D’altronde, non è
possibile andare oltre questi livelli. Se guardiamo gli orientamenti di
voto e il gradimento dei leader, peraltro, è possibile cogliere
l’origine di questa tendenza. Per quel che riguarda le stime elettorali,
la Lega mantiene pressoché la stessa "misura" osservata a settembre:
30%.
Appena una virgola in meno: 0,2.
Mentre il M5S scivola
un po’ più in basso. Al 27,6%. Quasi due punti (1,8, per la precisione).
Ma perde oltre 5 punti, rispetto alle elezioni. E 3,5 in confronto alle
stime dello scorso maggio. Peraltro, dietro c’è quasi il vuoto. Il Pd
continua a scendere. Ora è al 16,5%, mentre Fi risale al 9,4%.
Insieme,
i due partner di governo si avvicinano al 58%. E confermano una
maggioranza solida e stabile. Ma scendono un poco. Per la prima volta
dopo il voto.
È, comunque, evidente come questa maggioranza abbia
un volto ben preciso. Ha i tratti di Matteo Salvini, che mantiene il 60%
dei consensi personali.
Mentre Luigi Di Maio risulta gradito al 53% degli elettori. Tanti. Ma meno di un mese fa (4 punti).
Superato
dal premier, Giuseppe Conte. Anch’egli in lieve calo di consensi. Si
attesta, comunque, a sua volta, quasi al 60%. Tuttavia, secondo quasi il
60% degli italiani, il vero Capo del governo e della maggioranza resta
il leader leghista. Mentre il premier è ritenuto tale solamente dal 16%.
E Di Maio dal 14%. La marcia della "Lega a 5S" (L5S), dunque, procede.
Ma accompagnata, fra gli italiani, da dubbi e perplessità. Il giudizio
sulla manovra di bilancio, come chiariscono Bordignon e Biorcio, è,
infatti, positivo. Ma fra i cittadini emergono riserve significative. In
particolare: sul reddito di cittadinanza. Il prodotto di bandiera. O
meglio: per la maggioranza dei cittadini può essere utile, ma non è una
priorità. Mentre preoccupano le conseguenze delle politiche di governo
nei confronti dell’Unione europea. Oltre metà degli italiani chiede
esplicitamente che si tenga conto delle osservazioni della Ue.
Anche
a costo di riscriverne alcuni punti essenziali. D’altra parte, negli
ultimi anni, l’idea di uscire dall’euro non è mai stata tanto
impopolare. Condivisa, attualmente, da non più di 2 elettori su 10.
Perfino tra gli elettori della Lega e del M5S supera di poco un terzo
dei consensi.
È un atteggiamento che abbiamo già osservato –
descritto – in passato. Anche di recente. Gli italiani, infatti, non
apprezzano l’Unione europea. La considerano un organismo burocratico,
che pone e impone vincoli, senza delineare un progetto politico
condiviso. Tuttavia, temono di uscirne. Di restarne fuori. Lo stesso
orientamento viene espresso nei confronti dell’euro.
La moneta unica. Non piace.
È
ritenuta causa di molti mali e di molti disagi. Per i bilanci del
Paese. E delle famiglie. Ma uscirne appare, ai più, anzi: a quasi tutti,
un salto nel buio. Anche per queste ragioni Lega e M5S hanno modificato
le loro posizioni, sull’argomento. E non parlano più di uscire
dall’euro – e dalla Ue.
«Non è scritto nel contratto», ha ripetuto
spesso Di Maio, nelle ultime settimane. Ma l’euro-diffidenza dei
partiti e dei leader politici di governo e dei loro leader è nota.
Si
spiega anche così l’indice di gradimento espresso verso il presidente
della Bce, Mario Draghi: 58%. Quasi allo stesso livello di Salvini e
Conte. Ma sopra a Di Maio. Draghi, agli occhi degli italiani,
costituisce un’ancora per trattenere la barca italiana in acque europee.
Per non venire spinti verso sponde e zone pericolose.
D’altra
parte, un problema evidente, messo in luce anche da questo sondaggio, è
costituito dalla debolezza, per non dire l’assenza, delle opposizioni.
L’abbiamo
già osservato più sopra: a Centro-Sinistra, il Pd ha perduto ancora
consensi. Oggi è stimato sotto il 17%. Sotto la soglia di sopravvivenza.
O almeno: sotto al livello di guardia. Per un partito che fino a pochi
anni fa aveva raggiunto il 40%. Mentre, a Centro-Destra, Forza Italia
non arriva al 9,5%. E se si volge lo sguardo ai leader – in tempi di
personalizzazione della politica e dei partiti – il quadro peggiora
ulteriormente. A Centro-Sinistra, solo Paolo Gentiloni mantiene un
livello di consensi elevato.
Probabilmente perché considerato "fuori dai giochi".
Mentre
i principali candidati alla segreteria, Luca Zingaretti e Marco
Minniti, non superano il 40%. E Matteo Renzi mantiene saldamente
l’ultimo posto della fila, con il 24%. Lontano da tutti.
Nonostante il rito della Leopolda.
Mentre
Silvio Berlusconi, inventore del "partito personale" e alleato di
Salvini, alle recenti elezioni, è poco più sopra. Al 30%.
Così, la L5S oggi deve temere solo se stessa. La propria eccedenza.
L’iper-personalizzazione
di Salvini. Onnipresente sui media – social e tradizionali. Deve,
inoltre, tenere d’occhio l’euro-prudenza dei cittadini. Perché gli
italiani non amano l’euro, ma guai ad abbandonarlo. E, per questa
ragione, navigano a vista. Fra Draghi e Di Maio.