Repubblica 29.11.18
Il voto alla Camera sulla stretta anti-profughi
Fico diserta l’aula, con lui 10 ribelli
Il capogruppo D’Uva: " Il direttivo valuterà se prendere provvedimenti contro gli assenti non giustificati"
di Annalisa Cuzzocrea
Roma
Quattordici deputati del Movimento 5 stelle non hanno partecipato al
voto finale sul decreto sicurezza e immigrazione di Matteo Salvini.
Dieci non giustificati. E Roberto Fico, volutamente, non ha presieduto
l’aula. Il presidente della Camera non è intervenuto in queste settimane
per non ostacolare il lavoro del Parlamento, ma ha voluto dare un segno
tangibile del suo dissenso. Così come hanno fatto alcuni dei 16
parlamentari che avevano provato ad avvertire il capo politico Luigi Di
Maio, chiedendo con una lettera che ci fosse la possibilità di
migliorare il decreto.
Hanno subìto il giochino dei cinque
emendamenti prima presentati e poi ritirati. Hanno accettato di votare
la fiducia, lunedì, per obbedienza alla linea. Ma ieri, non ce l’hanno
fatta. Così, oltre ai 22 deputati M5S in missione, non hanno partecipato
al voto Gloria Vizzini, Gilda Sportiello, Doriana Sarli, Riccardo
Ricciardi, Veronica Giannone, Yana Chiara Ehm, Santi Cappellani,
Valentina Barzotti. A loro si sono uniti Luigi Gallo, presidente della
commissione cultura, fichiano, e Federica Daga. Mentre il capogruppo
Francesco D’Uva considera "giustificati" per motivi personali Paola
Carinelli, che non ha mai dissentito su nulla e che stava allattando,
Francesca Businarolo, Sara Cunial e Leonardo Penna. Come verrà
sanzionata l’azione degli altri, dice D’Uva, «sarà decisione del
direttivo». Che di certo, sentirà prima Di Maio, alle prese con una
ribellione inaspettata. Ai firmatari della lettera era stata promessa
più condivisione, tutto sembrava sanato. Ma non era così e in questi
giorni i " malpancisti" lo hanno dimostrato facendo gruppo,
confrontandosi sulle panchine in cortile, parlando di quanto la
decretazione d’urgenza sia lesiva delle prerogative parlamentari in casi
come questo in cui, spiega uno di loro, «di urgente non c’è proprio
nulla». Sanno quel che dicono. La ventottenne italo-tedesca Ehm parla
cinque lingue e ha una specializzazione in migrazioni e mondo arabo.
Doriana Sarli — accasciata su un divanetto — nel pomeriggio spiegava di
non aver ancora deciso cosa fare. Di non voler mancare di rispetto al
gruppo, che sul testo ha lavorato bene fino a che gli è stato consentito
dalla Lega. « Votare la fiducia e non votare il provvedimento sarebbe
una contraddizione — ammetteva — ma qui dentro, di contraddizioni ce ne
sono tante».