Repubblica 22.11.12
Salvini e gli studenti
La gogna istituzionale
di Nadia Urbinati
Ipopulisti
al governo si di chiarano democratici, ma non liberali. Lo dice anche
Viktor Orbán: non è necessario che le democrazie siano liberali, «
possono anche essere conservatrici, sovraniste, senza alcun danno alla
democrazia stessa». Una grande stupidaggine, che mette insieme
maggioranze ( conservatrici o progressiste) e regimi (democratici o
autoritari). Il fatto nuovo dei governi populisti è di appartenere al
genere democratico ma con torsioni maggioritariste. Questo li rende
totalizzanti nella sfera dell’opinione. L’olio di ricino era una pratica
arcaica, segno della poca sicurezza di sé del regime fascista, che
preferiva ingessare il proprio governo annullando fisicamente
l’opposizione. Il fatto nuovo è che si umilia l’opposizione senza
eliminarla. È sufficiente considerare lo Stato e le sue norme come
"nostre", ovvero della "nostra" maggioranza. Il web fa il resto.
Questo
fa Salvini, che usa il Viminale come la sede della " sua gente", della
opinione della maggioranza che egli misura e nutre ogni giorno. La "sua"
forza è la maggioranza dell’audience. L’olio di ricino digitale sono le
quotidiane offese, i dileggi, le aggressioni verbali agli ordinari
cittadini che manifestano dissenso. Come fanno i cittadini delle
democrazie.
Nei giorni scorsi gli studenti sono scesi in piazza
contro le politiche del governo sulla scuola. Hanno bruciato le bandiere
degli alleati di governo e dichiarato il " No Salvini day" contro la
xenofobia e il razzismo. È circolata online l’immagine di una ragazza
con un cartello contro Salvini, il quale l’ha postata sulla sua pagina
Facebook, provocando (come voleva) una canea in difesa del " Capitano".
Nel giro di poche ore, il capo del Viminale ha scatenato la gogna contro
quella ragazza: più di novemila messaggi, alcuni con l’augurio di "
fare la fine di Desirée" e di " essere stuprata". Tutti ben postati dal
ministro a cui fa capo la polizia postale.
Non ci sono democrazie
illiberali, fino a quando si possono mandare a casa le maggioranze con
il voto. Ma per mandarle a casa, le opposizioni devono poter fare libera
campagna di dissenso. Il fatto nuovo che qualifica la democrazia
populista è che la maggioranza si comporta "come se" lo Stato, i
ministeri, i diritti fossero del "suo popolo", quello buono. L’uso
proprietario dello spazio pubblico è l’aspetto più preoccupante. Dal
patrimonialismo di Berlusconi a quello di Salvini. È questa pratica che
scatena l’intolleranza, che mira a rendere la maggioranza nana, che usa
il linguaggio come olio di ricino legittimato dall’opinione della
maggioranza.
L’egemonia dell’opinione della maggioranza: questa è
la democrazia populista. Se il ministro Salvini scatena la gogna
digitale contro una ragazza che lo contesta, però, non è né un
democratico né un liberale. È un fascista digitale che, se avesse l’agio
di andare oltre i limiti imposti da una Costituzione amata e un’Europa
non sepolta, potrebbe avere la tentazione di andare oltre il potere
dell’opinione. Non fidiamoci: non ci possono essere democrazie
illiberali. Come non ci possono essere asini che volano, anche se molti
ci credono.