giovedì 22 novembre 2018

Repubblica 22.11.18
Le chiamano "The Squad", la Squadra
Appena arrivate nella capitale stanno già rivoluzionando comunicazione e lotta politica Ecco come
La "gang" delle donne Dem pronte a sfidare Washington
di Anna Lombardi


Alexandria, Ilhan, Ayanna, Mikie e le altre democratiche del mucchio. La più giovane eletta al Congresso, la prima rifugiata, la prima nera a vincere il seggio che fu di Jfk e la veterana che fu la prima elicotterista donna al fronte sono approdate a Washington. E anche se la legislatura non è ancora iniziata, le "fantastiche quattro" — Alexandria Ocasio Cortez, Ilhan Omar, Ayanna Pressley e Mikie Sherrill — che Repubblica ha seguito durante le elezioni di midterm si stanno già facendo notare. Partecipando a proteste contro la leadership del partito, mettendo in discussione le regole del Congresso, usando spregiudicatamente i social. «Di solito i neoeletti fanno quel che dice il Partito. Ma queste donne hanno sconfitto l’establishment alle primarie dimostrando di farcela da sole. Porteranno avanti le loro agende senza chiedere troppi permessi», ci dice Erin O’Brien, politologa dell’università del Massachusetts. Durante il Congressional Progressive Caucus orientation, sorta di corso d’orientamento per matricole della politica, si sono fotografate insieme, postando gli scatti con l’hashatg #TheSquad, la squadra, a indicare che lavoreranno in gruppo. In prima linea, manco a dirlo, Ocasio Cortez, la millennials socialista newyorchese che soffiò la nomination a quel Joseph Crowley che tutti pensavano destinato a sostituire Nancy Pelosi alla guida dei democratici. Nel suo primo giorno a Washington, martedì, si è unita a 200 attivisti che presidiavano l’ufficio della Pelosi — che è a caccia dei voti necessari a farsi nuovamente nominare speaker della Camera — per chiederle impegni concreti sull’ambiente. Per poi spiegare, quella sera stessa, le ragioni del suo atto irriverente in un video su Instagram: «Ti hanno nominata al Congresso... e ora?» — dove parlava di politica riempiendo la lavatrice. Primo di una serie di video che ha usato per rispondere a quei commentatori di destra che su Twitter l’attaccano per gli abiti costosi che indossa: dimostrando che lei li compra, altro che lusso, ai mercatini dell’usato. Nel mirino della destra è finita anche la collega di Minneapolis, Ilhan Omar, che i troll accusano di essere entrata illegalmente in America addirittura sposando il fratello. Ma lei, arrivata negli Usa a 12 anni con la famiglia, non si lascia intimidire. È determinata a portare in aula il velo che indossò all’indomani dell’11 settembre, dopo i linciaggi virtuali ai musulmani d’America, ha già chiesto di modificare un regolamento vecchio di 181 anni, secondo cui nessun deputato può accedere col capo coperto.
Ayanna Pressley, prima donna afroamericana eletta nella pur democraticissima Boston, ha esordito sfidando via Twitter la ministra dell’Istruzione Betsy DeVos che cerca di alleggerire le norme anti stupro nelle università: «Hello Mrs. DeVos, mi permetta di presentarmi. Sono appena arrivata a Washington per onorare la promessa di combattere in nome delle vittime di violenze sessuali. Inchioderò il governo alle sue responsabilità».
Una promessa è una promessa anche per l’ex elicotterista che arriva dal New Jersey, Mikie Sherrill: più centrista rispetto alle colleghe, ha formato con le altre veterane elette un gruppo per il dialogo bipartisan. Sì, le nuove leve dem sono arrivate e sono pronte a distinguersi dal mucchio.