Repubblica 14.11.18
L’emergenza abitativa
Nei fortini degli occupanti in attesa delle ruspe
Da
Tor Carbone a Montagnola, dalla Prenestina alla Tiburtina in 16 stabili
4.000 anime. Il vicepremier: "Poi via anche CasaPound"
di Luca Monaco
«Stanno
alimentando una guerra tra poveri. Chissà per noi come andrà a finire».
Mentre le ruspe spedite dal ministro dell’Interno leghista, timido con
«i camerati» di CasaPound e inflessibile con il migrante straniero,
accartocciano le baracche spuntate per necessità nel piazzale delle
Ferrovie sul retro della stazione Tiburtina, Massimo, 55 anni, scuote il
capo. «Ho perso il lavoro e la casa — racconta — anche io vivo in
un’occupazione». Una palazzina bassa con nove appartamenti in via di Tor
Carbone. Adesso Massimo si arrangia a fare piccoli traslochi e con quel
furgone sgangherato è venuto a dare una mano ai volontari per
trasportare le tende in un magazzino sulla Tiburtina.
«Per fortuna non ho figli — racconta l’uomo — ma ormai nessuno può vivere tranquillo».
Teme
di essere buttato fuori anche lui, che nacque a San Lorenzo. Non
lontano dallo slum in via dei Lucani, che ha attirato l’attenzione delle
istituzioni solo dopo la morte di Desirée. Una tragedia cavalcata da
Salvini per piegare la gestione dell’ordine pubblico ai fini della
propaganda anti-migranti. Dopo lo sgombero del Baobab toccherà ai 400
disperati, molti in attesa dei documenti, che resistono nella favela
dell’ex fabbrica di Penicillina. «Siamo stati noi a consegnare la
persona indagata per l’omicidio di Desirée — dicono gli occupanti —
avere un posto dove dormire è un diritto umano, non siamo pronti a
diventare carne da macello per chi specula sulle nostre disgrazie».
Sulla
vicenda loro, come su quella degli altri 10mila uomini, donne e bambini
in emergenza abitativa a Roma. Quattromila persone abitano i sedici
immobili che compongono la lista delle prime occupazioni da liberare.
Per il momento le autorità hanno puntato quelle dove l’organizzazione
degli abitanti è meno strutturata.
Temono un’azione immediata le
460 anime ridotte senza acqua né luce nell’ex hotel in via Prenestina
944, occupato il 6 dicembre 2012. Lo Stato è stato condannato a
risarcire le proprietà degli edifici occupati in via Prenestina 913
(Metropoliz), e "Caravaggio" nell’omonima via a Montagnola.
I
residenti hanno paura di perdere anche quel tetto. Come è stato per i
rifugiati politici che abitavano il palazzo in via Curtatone, come le
madri con i bambini piccoli allontanate prima dall’immobile ai Colli
Monfortani poi da via di Quintavalle, a Cinecittà. Sono sopravvissuti in
tenda, in piazza Santi Apostoli, quasi un anno.
Senza che nessuno
offrisse loro una soluzione. Salvini non era ancora ministro quando una
domenica del dicembre scorso lì sfrattò anche dalla strada: aveva
organizzato il suo comizio proprio di fronte alla tendopoli dei senza
casa. Adesso annuncia: «Nelle prossime settimane verranno sgomberati 4
edifici pericolanti. A questi se ne aggiungono 23, oggetto di
provvedimenti giudiziari su cui paghiamo anche la penale per il mancato
sgombero».