martedì 13 novembre 2018

Repubblica 13.11.18
Il caso
Scoppia la bagarre sul tesoretto dem "Quei soldi servono per gli ex dipendenti"
Il caso dopo la convention renziana a Salsomaggiore In ballo tre milioni rimasti nella cassa del gruppo al Senato. Zanda: "Ogni euro da ora va rendicontato"
di Goffredo De Marchis


Roma Tre milioni di tesoretto è l’abbondanza che non ti aspetti per un Pd in crisi di consensi e di finanze. Sono capitati in eredità al gruppo del Senato, lo stesso dove siedono Matteo Renzi e il tesoriere renziano Francesco Bonifazi, dove il capogruppo è il fedelissimo Andrea Marcucci e l’amministratore un altro renziano, Stefano Collina. Un colpo di fortuna che sarà usato come?
Il giallo è scoppiato alla riunione di corrente a Salsomaggiore dello scorso week end. Compaiono due roll ( termine tecnico per i manifesti verticali) che presentano l’iniziativa come una manifestazione dei "senatori del Pd". Così vengono spesi i soldi? Alessandro Giovannelli, direttore generale del gruppo Pd di Palazzo Madama, ex collaboratore di Luca Lotti, spiega: « Abbiamo sbagliato, è stato un errore della tipografia. Li abbiamo tolti subito. Colpa nostra » . Per coprire una parte delle spese sono stati invece usati i 2000 euro che singolarmente i senatori hanno a disposizione per iniziative sul territorio. « Non si possono utilizzare per sostenere mozioni congressuali — spiega ancora Giovannelli — ma una discussione politica sì».
Nel partito sono scattati i sospetti, come è scontato tanto più in vista delle primarie. Il lascito è opera di Luigi Zanda, ex presidente dei senatori nella scorsa legislatura. Ha risparmiato, ha messo da parte e nell’ultima assemblea prima dello scioglimento ha messo a verbale: « Questi soldi verranno usati per salvare il lavoro dei dipendenti » . Tutti d’accordo. È andata diversamente. Il Pd ha preso una batosta storica passando da 103 senatori a 52. È diventato difficile giustificare una struttura di 55 persone. Sono diventate 39 e mezzo milione è già stato usato per liquidare quelli mandati a casa. Ma le situazioni critiche restano, eccome. Per quello ora molti vogliono vederci chiaro nelle scelte del gruppo a trazione renziana.
Dopo l’episodio di Salsomaggiore Zanda lo dice chiaro: «Alla prossima assemblea chiederò che ogni spesa, al centesimo, sia comunicata preventivamente agli organismi collettivi. Ci vuole la trasparenza massima». Giovannelli risponde: « Il tesoretto non è nemmeno al nostro bilancio perché appartiene al precedente esercizio. Ne parleremo quando vedremo i soldi». Eppure qualche passo è stato già fatto. Un contratto di consulenza a Sandro Gozi, ex parlamentare, macronista renziano che sogna una lista europeista fuori dal Pd. Lo pagano insieme Camera e Senato e pare sia molto corposo. «Abbiamo già deputati e senatori competenti sull’Europa, ma per le sue relazioni istituzionali Gozi è prezioso » , dice Giovannelli. Presto verrà stipulata un’altra consulenza con una società di comunicazione esterna. « Tanti ci hanno chiesto di essere aiutati sui social » , sottolinea il direttore del gruppo. E comunque tesoretto a parte, tutti i dipendenti hanno fatto sacrifici economici per continuare a lavorare.
I tre milioni, quando non saranno necessari a mantenere la struttura, andranno all’attività politica. Garantendo tutti e il presidente Marcucci è il garante delle varie sensibilità. Ma il congresso e le voci sempre smentite di una scissione renziana rischiano di complicare il clima intorno a quei soldi.