Repubblica 12.11.18
Alexander von Humboldt, il genio che inventò l’arte del viaggio
Narratore brillante, inaugurò un genere letterario legato al partire: anche
Bruce Chatwin gli deve tanto
di Marco Belpoliti
Fu
esploratore, geografo, botanico, celebrità nei salotti di primo
Ottocento, amico di Goethe e ispiratore di Darwin. Ma soprattutto fu un
grande scrittore. Come dimostra il suo capolavoro, che ora finalmente
torna in libreria
Per i suoi contemporanei era l’uomo più famoso
al mondo dopo Napoleone. Nel centenario della sua nascita nel 1869,
dieci anni dopo la morte, fu festeggiato in tutto il mondo: Europa,
Africa, Australia. In molte città la gente si radunò per ascoltare
discorsi su di lui pronunciati dai dotti. A Mosca si svolsero feste in
suo onore. Le commemorazioni più importanti si tennero in America: San
Francisco, Philadelphia, Chicago.
Oggi Alexander von Humboldt è
quasi dimenticato. Gli studenti di scienze, biologia e geologia, salvo
rare eccezioni, non conoscono che il suo nome, ben pochi hanno letto i
suoi scritti, un monumentale lavoro che consta di decine e decine di
opere in molteplici volumi. Eppure il secondogenito del maggior barone
Alexander Georg von Humboldt, ufficiale e cortigiano di Federico II di
Prussia, e di una ricca borghese ugonotta, Marie Colomba, fratello di un
importante linguista, Wilhelm, ambasciatore a Roma e poi ministro, ha
dato il suo nome a parchi, contee, fiumi, laghi, ghiacciai, baie,
promontori, correnti marine, catene montuose, oltre che a trecento
piante e cento animali, e persino a un mare lunare.
Nessuno
studioso ha fatto più di lui nell’esplorazione del Pianeta che abitiamo
intuendo per primo che la Terra è un unico grande organismo vivente e
interconnesso, anticipando le scienze del XX secolo, dall’ambientalismo
all’ecologia, che senza Humboldt non ci sarebbero.
Genio
multiforme, fu non solo uno straordinario scrittore, come dimostrano i
suoi tanti volumi, ma anche un affascinante conversatore.
Ottilia
ne Le affinità elettive scrive nel suo diario: «Come mi piacerebbe
sentir raccontare Humboldt, anche una sola volta!». Di Goethe il giovane
geologo e naturalista fu amico, e il poeta asseriva che parlare con lui
nel corso di una passeggiata equivaleva a studiare libri per una
settimana. Non c’è solo Goethe. Darwin nel corso del viaggio intorno al
mondo sulla Beagle teneva nella mensola vicino alla sua amaca i sette
volumi della Personal Narrative of Travels di Humboldt, e poco prima di
morire riprese in mano un suo volume e l’annotò.
Quello che colpì i
suoi contemporanei fu prima di tutto la sua capacità di attraversare i
mari e i fiumi, di approdare in terre semisconosciute portando in Europa
erbari e fogli di viaggio, mappe, rilievi, misure di fiumi, montagne,
pianure, e descrivendo popolazioni. In Cent’anni di solitudine
Aureliano
Buendía afferra nell’incomprensibile delirio di Melquíades il nome di
Humboldt, insieme alla parola equinozio pronunciata innumerevoli volte.
Il
nobile prussiano, che pur coltivando ideali illuministi, per gran parte
della sua vita mangiò al tavolo del suo sovrano e abitò nel suo
palazzo, è anche il protagonista di un bel libro di Daniel Kehlmann, La
misura del mondo (Feltrinelli). E adesso arriva finalmente una nuova,
sontuosa ristampa, per Codice, di uno dei suoi libri più noti, Quadri
della natura, che s’avvale della introduzione di Franco Farinelli, Telmo
Pievani e Elena Canadelli.
Alexander von Humboldt è un magnifico
scrittore. Dal 1799 al 1804, usando le risorse lasciate in eredità dalla
madre, attraversa il bacino dell’Orinoco, tra Venezuela e Colombia, va a
Cuba, entra negli Stati Uniti, e al ritorno redige un’opera composta di
trenta volumi e due atlanti, uno geografico e l’altro pittoresco; era
il più esteso resoconto di viaggio mai scritto sino ad allora, di cui la
prima edizione di Quadri della natura, pubblicata nel 1808, ne è il
compendio. Rimaneggiato e ampliato in due successive edizioni, il libro
diventò un bestseller dell’epoca, tradotto in undici diverse lingue. Si
può dire, come asserisce Andrea Wulf nel suo L’invenzione della natura
(Luiss University Press), che Humboldt inaugura un genere nuovo: il
libro di viaggio, in cui confluiscono le descrizioni dei luoghi, delle
piante, dei minerali, delle popolazioni. Scrittore immaginifico, il
nobile prussiano riesce ad appassionare i propri lettori facendogli
compiere viaggi da fermi grazie a una prosa letteraria lirica e sublime
insieme, così che si può ben asserire che è il padre di tutti i
viaggiatori successivi, compreso il supersnob Bruce Chatwin. Wulf
sostiene che Quadri mostra come la natura possa avere un’influenza
sull’immaginazione delle persone, oltre che a entrare in contatto in
modo misterioso con i nostri sentimenti intimi.
Tutto questo è
sicuramente parte del Romanticismo. Ma se i poeti già pensavano e
scrivevano con questo stato d’animo, questo, gli scienziati ancora no.
Humboldt
è stato anche un comparativista straordinario esercitando il pensiero
della visione, paragonando paesaggi lontani e diversi, ipotizzando
movimenti geologici cui Darwin, geologo lui stesso, darà poi forma in
una teoria.
L’arte della descrizione è quella in cui questo scapolo, dedito alle amicizie prettamente maschili, eccelle.
La sua è stata una splendida arte della fuga, com’è per ogni vero viaggiatore.
Viaggiava
e scriveva per cercare una realtà che lo coinvolgesse ed emozionasse,
che suscitasse pensieri che superassero l’angusta epoca in cui gli era
toccato vivere dopo la colossale spallata rivoluzionaria e il nefasto
ritorno all’antico regime.
Ritornato a Berlino dopo i suoi viaggi, viveva a corte, seduto al desco del despota prussiano.
Gli
ultimi anni furono davvero avvilenti per lui. Inascoltato e deriso,
s’era trasformato nella maschera di sé stesso. Lui che aveva scalato il
Vesuvio in compagnia del giovane Simón Bolívar, futuro liberatore
dell’America del Sud, che aveva conversato con Thomas Jefferson e
Goethe, finì i suoi anni ben poco considerato e in stato d’indigenza.
Eppure tra gli uomini eccellenti nati su questo Pianeta, da lui misurato
con paziente furore, resta ancora oggi uno dei più straordinari.