lunedì 12 novembre 2018

Repubblica 12.11.18
Decreto Salvini la stretta c’è già negato l’asilo a 3 migranti su 4
di Alessandra Ziniti


Roma Un mese di decreto Salvini e gli effetti si sentono: tre migranti su quattro si vedono negare l’asilo, crollano le protezioni umanitarie e migliaia di titolari di un permesso di soggiorno vengono messi alla porta, su ordine delle prefetture, dalle strutture Sprar che li ospitavano.
I numeri di ottobre delle commissioni territoriali, chiamate a valutare le richieste di asilo con i nuovi criteri, segnano una netta inversione di rotta rispetto ai mesi precedenti, che erano in linea con il trend del 2017: i dinieghi passano dal 58 al 75 per cento e le protezioni umanitarie ( che rappresentavano la fetta più rilevante di tutti i permessi concessi) scendono dal 25 al 12 per cento; in calo dall’ 8 al 5 per cento le protezioni sussidiarie. Invariata invece la percentuale, sempre molto bassa, dei migranti a cui viene riconosciuto lo status di rifugiato, l’8 per cento.
L’effetto del taglio alle protezioni umanitarie dunque è stato immediato. Decreto sicurezza alla mano, le commissioni territoriali hanno più che dimezzato il numero dei permessi concessi limitandolo alle uniche fattispecie adesso previste, e cioè per chi necessita di speciali cure mediche, per chi arriva da Paesi colpiti da calamità naturali, per chi è vittima di violenza e sfruttamento e per atti di valore civile. Tutti per un periodo di tempo molto limitato.
Strette le maglie della protezione umanitaria ( lo strumento che fino ad ora era più utilizzato per regolarizzare chi era in Italia da tempo e lavorava, o per coprire situazioni non ricomprese dagli altri permessi), ridotta al minimo anche la " sussidiaria", riservata a chi dimostra che rischierebbe la vita se tornasse nel proprio Paese, ferma all’ 8 per cento la quota di domande per le quali viene riconosciuto lo status di rifugiato politico, ecco che i " no" delle commissioni territoriali hanno immediatamente fatto un consistente balzo in avanti, raggiungendo il 75 per cento del totale. Dunque, per rendere plasticamente l’idea, ad ottobre — su 8.925 migranti che hanno ricevuto il verdetto sulla loro domanda — ben 6.634 si sono visti negare qualsiasi tipo di protezione. Chi vorrà tentare la difficile strada del ricorso ( ora a rischio di doverselo pagare) ha diritto a rimanere in Italia, per gli altri è in arrivo un provvedimento di espulsione che, nella maggior parte dei casi ( in assenza di accordi di rimpatrio), si tradurrà in un ingresso nell’esercito degli irregolari che, stando alle ultime stime, da giugno ad oggi sarebbe aumentato di una cifra compresa tra le 17mila e le 23mila persone.
Il secondo immediato — e drammatico — effetto del decreto sicurezza è quello provocato dai tagli al circuito dell’accoglienza, che in un mese ha visto scendere gli ospiti a quota 144.000. Adesso negli Sprar possono restare solo i rifugiati e non più i titolari di protezione umanitaria. Già migliaia i migranti ( moltissimi appena maggiorenni, con tanto di carta d’identità e permesso umanitario) che sono stati cacciati dalle strutture in cui alloggiavano e in cui avevano intrapreso un percorso scolastico, di integrazione o di formazione professisonale. Le lettere di revoca delle prefetture non hanno lasciato scampo ai gestori, che hanno dovuto metterli alla porta. Regolari ma d’ora in poi senza un tetto e un lavoro.