La Stampa18.11.18
Alessandro Piperno
“Fiaccati da anni di politicamente corretto gli italiani vogliono trivialità e tracotanza”
Il complottismo si è alleato al razzismo
La dietrologia paranoidea dei grillini va a braccetto con laxenofibia dei leghisti
intervista di Massimo Vincenzi
Alessandro
Piperno ci ha sempre stupito con la forza e la crudeltà con le quali
mette sotto la lente di ingrandimento i vizi della borghesia, i
complicati rapporti tra uomo e donna, le loro paure e incertezze ma ora
non riesce più a chiudere gli occhi. E come in una seduta di psicanalisi
prova a raccontare la rivoluzione in corso nel suo Paese sdraiandolo
sul lettino.
Le ultime elezioni hanno stravolto completamente il
panorama politico creando un vero e proprio choc per l’Italia. Cosa è
accaduto?
«E chi lo sa! Vede, sulla questione mi piace sempre
citare il grande poeta russo Iosif Brodskij: “La politica è al livello
più basso della vita spirituale”. Nel senso che sollecita gli impulsi
più elementari e corrivi della nostra interiorità. Anche per questo me
ne sono sempre tenuto doverosamente alla larga. Ecco, mettiamola così:
dal 4 marzo scorso sono regredito al livello più basso della mia vita
spirituale. Sono sull’orlo di una crisi di nervi. Leggo i giornali con
avidità, consulto siti, guardo la tv, prendo a concionare a tavola e
all’università come un tribuno, manca solo che mi metta a parlare da
solo per strada. Alterno apprensione, sdegno a stupefazione. Assisto con
orrore al tramonto del buonsenso. E per la prima volta in vita mia
sento farsi strada il sospetto paranoico che sia tutto collegato. Le
faccio un esempio».
Mi dica.
«Anni fa un mio amico che
insegna negli Stati Uniti da decenni mi disse che non aveva dubbi: non
solo Trump avrebbe vinto le primarie repubblicane, ma anche le
presidenziali. Alle mie proteste piene di legittima incredulità mi zittì
dicendo: “Gli americani sono stanchi della correttezza politica. Hanno
bisogno di trivialità, franchezza becera, tracotanza”. Dio sa se aveva
ragione. E a quanto pare, ad aver bisogno di certa roba non erano solo
gli americani, ma anche gli inglesi, gli ungheresi, gli austriaci e gli
italiani naturalmente. Del resto, ravviso una relazione sinistra tra
l’oltranzismo del politicamente corretto e il trumpismo. Sebbene
antitetiche, si tratta di dottrine violente, settarie, prive di ironia e
di misericordia. Ci ha fatto mai caso? C’è qualcosa che assimila gli
occhi spiritati di certi deputati grillini ai ghigni sarcastici dei
leghisti».
Quando è iniziata questa trasformazione?
«Per
quanto concerne l’Italia, sospetto che i vent’anni di guerra civile tra
berlusconiani e anti-berlusconiani abbiano impartito alla gente una
lezione di odio reciproco talmente viscerale che stentiamo ancora a
liberarcene. E ritengo che la cosiddetta classe dirigente abbia giocato
il ruolo mefitico e irresponsabile dell’apprendista stregone. Un Paese
la cui élite insegna alla gente comune a odiare l’élite ha qualche serio
problema di auto-coscienza».
Ora avanzano i sovranisti. Sembra un’ondata inarrestabile. Per quale motivo?
«Non
bisogna essere un premio Nobel per capire che il peggior nemico della
democrazia liberale è la crisi economica. Di colpo la gente ha ottime,
legittime ragioni per incanaglirsi. Penso al piccolo mondo da cui
provengo, la borghesia metropolitana, laica e operosa: nell’ultimo
decennio ha subito un lento inesorabile declassamento sociale. Non oso
immaginare come stanno tutti gli altri, ossia la maggioranza che già se
la passava male. E come insegna Girard, il grande antropologo francese,
quando la gente è in difficoltà, quando trema di paura, per prima cosa
se la prende con chi sta molto meglio poi con chi sta molto peggio. Così
il complottismo si allea al razzismo. La dietrologia paranoide dei
grillini va felicemente a braccetto con la xenofobia dei leghisti. Da un
lato si farnetica contro i poteri forti, dall’altro contro i finanzieri
ebrei e gli immigrati. Le assicuro, non avrei mai creduto che un giorno
avrei vissuto tempi del genere».
E da qui come si arriva al sovranismo?
«Il
passo è breve. È come quando sei depresso e ti vien voglia di chiuderti
in casa. L’infelicità, la tristezza, la miseria ti abbrutiscono e ti
rendono sospettoso e guardingo. Chiudi a chiave la porta, abbassi le
serrande. Ti viene naturale dare la colpa ai vicini di casa. Se stai
così male sarà di certo colpa loro. Diventi lamentoso, capzioso,
auto-indulgente. Non vedi l’ora di insultare qualcuno alla prossima
riunione di condominio».
Quale altro effetto ha avuto la crisi?
«Ha
incrinato quel muro di valori condivisi che George Steiner chiama il
“pregiudizio liberal”: tolleranza, civismo, buone maniere. Tutto andato
in fumo. Lo vede? Ormai parlo come un trombone».
Cosa pensa del problema dell’immigrazione?
«Penso
che tra qualche anno guarderemo al nostro atteggiamento odierno con lo
stesso orrore con cui oggi giudichiamo le cose terribili che succedevano
in Europa settant’anni fa».
Perché l’Italia ha così poca memoria?
«Sa
che l’ottanta percento dei miei studenti non sa cosa sono le leggi
razziali e il restante venti percento ritiene che esse abbiano
riguardato solo la Germania? Ho sempre diffidato della capacità
redentrice della memoria. Alla questione ho dedicato anche un paio di
libri. Ma questa ignoranza supera di molto le mie peggiori aspettative».
Torniamo
per un momento a un concetto che lei ha espresso e che mi ha colpito.
Perché Trump e il politicamente corretto sono la faccia della stessa
medaglia?
«Perché sono espressioni di un pensiero rozzo e
semplificato che si nutre di pregiudizi e si avvale di slogan e frasi
fatte. Sono forme di estremismo che hanno silenziato il pensiero critico
e hanno abolito il sano esercizio del dubbio».
Per questo ha deciso di dedicarsi in modo più attivo alla politica?
«Non
la metterei così. Detesto gli scrittori impegnati. A Zola preferisco
Flaubert, a Sartre preferisco Claude Simon, a Pasolini preferisco Gadda e
Montale. Diciamo che per la prima volta nella mia vita mi scopro in
apprensione per ragioni politiche».
Lega e 5 Stelle sono alleati, ma anche rivali. Se si tornasse a votare cosa accadrebbe?
«Al
di là di tutte le goffaggini, le insipienze, gli abusi di potere, i
tradimenti della parola data, il malgoverno mostrato a Roma e a Torino,
l’offerta dei 5 Stelle resta fortissima (soprattutto quando c’è da
decostruire), e se possibile quella della Lega lo è anche di più. Temo
che per chi la pensa come me le prossime elezioni europee sanciranno il
tracollo definitivo. Anche se spero di sbagliarmi».
La seduta è finita, come vede il paziente Italia?
«Che
le devo dire? Il 5 marzo, quando mi sono svegliato, mi sono sentito
come un nobile francese dopo la presa della Bastiglia. Temevo che
volessero ghigliottinarmi. Diciamo che il mio relativismo mi mette in
guardia da me stesso, spingendomi a chiedermi se per caso ci sia
qualcosa che non ho capito, se in quello che sta capitando ci siano
anche risvolti positivi che un signore di mezza età come me è incapace
di valutare e di percepire. Non posso che augurarmelo naturalmente».