domenica 18 novembre 2018

Corriere 18.11.18
Profilattico di Stato, l’ultima frontiera dei Cinquestelle
di Goffredo Buccini


Sull’inarrestabile ottovolante della stagione politica legastellata, ammettiamolo, non potevamo farci mancare il condom di Stato per i migranti. È l’ultima surreale curva prima del precipizio o, chissà, prima della risalita verso gli astri: sino al (nostro) prossimo «ohhh» di stupore o alla prossima giravolta in questo letto matrimoniale a una piazza dove in due si sta stretti ma, cantavamo un tempo, soli si muore (senza numeri per governare).
In un’alternanza vorticosa di problemi seri e ripicche grottesche, diventa difficile distinguere tra drammi e farse persino per gli sciacalli più esperti. Così, mentre ancora volano i rifiuti (e i messaggi minacciosi) tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, spunta questo emendamento alla manovra, presentato dai Cinque Stelle in commissione Bilancio della Camera, che riguarda, in realtà, oltre i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione internazionale, tutti i giovani sotto i 26 anni e le donne che nei dodici mesi precedenti abbiano abortito. La questione, come si può intuire, è molto sensibile e nient’affatto futile, tocca le coscienze di tanti e i fondi del servizio sanitario nazionale: la contraccezione gratuita è un tema civile su cui una parte dell’opinione pubblica (cattolica) può non essere d’accordo ma che un’altra parte (laica) ritiene irrinunciabile, sicché, come sempre, ci muoviamo alla rinfusa: nel 2008 la Puglia (allora guidata da Nichi Vendola) ha aperto la strada; più di recente altre quattro Regioni — Lombardia, Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna — la stanno seguendo con ordini del giorno o delibere. Altrove, il buio. Mancava (manca) qualsiasi coordinamento statale e il Fatto Quotidiano ricordava in un’inchiesta recente come, stando ai report di organismi internazionali, fossimo il fanalino di coda dell’Europa occidentale quanto ad accesso alle tecniche di contraccezione.
Dunque una questione simile andrebbe discussa a fondo e apertamente, magari nella società civile prima che in quella politica. Ma questa è la stagione in cui la maggioranza pensa di regalare un pezzo di terra alle coppie che fanno un terzo figlio (un’idea carica di antiche suggestioni non proprio in sintonia col preservativo agli under 26). E, soprattutto, è un tempo nel quale s’è decisa una nuova stretta sugli immigrati, con il taglio della protezione umanitaria e norme più dure sulla loro permanenza nelle strutture in attesa d’espulsione.
Sicché ci vuole la solita «manina», una figura retorica mutuata dalla Prima Repubblica ma assurta a nuovi allori in questa sedicente Terza, per cambiare le carte in tavola. Regalare condom ai migranti può anche essere un balzo di civiltà ma ha soprattutto l’aria di un calcio negli stinchi affibbiato dai Cinque Stelle a Salvini mentre ancora infuria la polemica sui termovalorizzatori. E finisce, magari con le migliori intenzioni, per buttare tutto in caciara. Maestri di ossimori e paradossi quali siamo, ci prepariamo a rinchiudere i ragazzi venuti dall’Africa in centri per il rimpatrio (i Cpr) da cui non usciranno prima di sei mesi ma li riforniamo, intanto, di preservativi. Al «capitano» leghista non sfuggirà inoltre, quale ennesimo oltraggio ai talami tricolori, l’insidioso messaggio subliminale insito nell’emendamento: i beneficiari del condom pentastellato che attraversano il Mediterraneo sono quasi tutti maschi single. Qualche sapientone da talk show osserverà infine che questa è l’ennesima nazionalizzazione tentata dai discepoli di Grillo. Noi, ormai assuefatti e smaliziati, ci metteremo comodi sempre attendendo la battuta drammatica, «né con te né senza di te», ma sempre più certi di assistere a una vecchia, rassicurante commedia all’italiana.