mercoledì 14 novembre 2018

La Stampa14.11.18
“In Italia 1,2 milioni di minori vivono in povertà assoluta”
di Flavia Amabile


In Italia un milione e duecentomila bambini e adolescenti vivono in povertà assoluta. Sono una quota importante della società, in particolare se si considera che su otto minori che stanno crescendo in Italia almeno uno si trova in condizioni di estrema povertà e che questo non potrà non avere conseguenze nel futuro del Paese.
L’Italia degli anni Sessanta sperava di aver posto le basi per una crescita di tutta la società, mezzo secolo dopo il fallimento di quelle premesse è evidente. Secondo i dati contenuti nel nono Atlante dell’infanzia a rischio «Le periferie dei bambini» di Save the Children, pubblicato da Treccani , non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul futuro di una generazione di bambini ma anche l’ambiente in cui vivono.
Anche all’interno della stessa città bastano pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, per assicurare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà.
È il caso dell’istruzione, ad esempio. A Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria di primo grado sono il 2% al Vomero e quasi il 20% a Scampia, a Palermo il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono 4 volte quelli delle periferie esterne o prossime al Grande Raccordo Anulare nelle aree orientali della città (meno del 10%). Ancora più forte il divario a Milano, dove a Pagano e Magenta-San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%).
Anche i dati tratti dai test Invalsi confermano le profonde differenze nell’istruzione tra diverse zone delle stesse città. A Napoli c’è un divario di 25 punti tra i bambini dei quartieri più svantaggiati da quelli che abitano a Posillipo, a Palermo sono 21 quelli tra Pallavicino e Libertà, a Roma 17 tra Casal de’ Pazzi e Medaglie d’Oro, e a Milano 15 punti dividono Quarto Oggiaro da Magenta-San Vittore.
Le differenze sono quasi dei muri anche quando si parla di Neet, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione. A Milano, in zona Tortona, sono il 3,6%, meno di un terzo di quelli di Triulzo Superiore (14,1%), mentre a Genova sono 3,4% a Carignano e 15,9% a Ca Nuova, e a Roma 7,5% a Casal Palocco e 13,8% a Ostia Nord.
Nelle grandi città i minori vivono soprattutto nelle periferie. A Roma e Genova abitano in aree di periferia il 70% dei bambini al di sotto dei 15 anni, e a Napoli e Palermo il 60%, un numero che scende al 43% a Milano e al 35% a Cagliari. Questo vuol dire che quando bambini e adolescenti delle città più densamente popolate si guardano intorno, ci sono 259.000 di loro (l’11,8%) che vedono strade scarsamente illuminate e piene di sporcizia, non respirano aria pulita e percepiscono un elevato rischio di criminalità.
Sono minori che si ritrovano ai margini dello spazio pubblico: 94 bambini su 100 tra i 3 e i 10 anni non hanno modo di giocare in strada, solo 1 su 4 trova ospitalità nei cortili, e poco più di 1 su 3 ha un parco o un giardino vicino a casa dove poter giocare. Sono ai margini della politica, per effetto di una spesa pubblica che negli anni della crisi economica, pur crescendo in termini assoluti, ha tagliato la voce istruzione e università dal 4,6% sul Pil del 2009 al 3,9% del 2015-16.
I minori che non hanno l’opportunità di navigare su Internet nel Mezzogiorno vivono nei capoluoghi delle grandi aree metropolitane (36,6%), e spesso appartengono alle famiglie con maggiori difficoltà economiche (38,8%). Nelle stesse zone, i minori che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 77,1%.